12. Libertà e Responsabilità

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Ad un certo punto della vita sei costretta a tirare le somme di quello che stai facendo.

Ti trovi di fronte a una tavola imbandita di scelte e decisioni, ognuna portatrice di un peso che si fa sempre più evidente. È come scrutare un orizzonte che si svela lentamente, dove il passato si dissolve nel presente e si intravede il futuro con tutte le sue incognite.
È un momento di riflessione profonda, un'analisi implacabile delle scelte fatte e dei percorsi intrapresi. Ti chiedi se la strada che hai percorso ha portato dove desideravi, se gli sforzi hanno avuto il giusto riscontro, se il cuore è in armonia con la mente, e in questo esame di coscienza, ogni ricordo diventa un capitolo della tua storia, una testimonianza di ciò che hai affrontato e superato.


La verità è che non puoi cambiare il passato, ma puoi scegliere come affrontare il presente e plasmare il futuro. È un viaggio in cui ogni fermata, ogni incrocio, ha il potenziale di trasformarti, quindi, mentre tiro le somme, mi preparo a prendere decisioni consapevoli, a camminare con sicurezza sulla strada che sento essere la mia, accettando le cicatrici come parte preziosa del mio viaggio.


Quindi ad oggi, sono una donna di trent'anni che ha una relazione segreta e proibita con un uomo di cinquantadue, che è pure il suo professore universitario. E suddetto uomo è la persona più misteriosa ed irraggiungibile che mi sia mai capitata di conoscere. Anche se "conoscere" è un eufemismo, non so praticamente niente di lui, e, nonostante questo sono cotta a puntino.


Ciabatto meditabonda fino alla cucina, oggi ho solo un'ora di lezione al pomeriggio, che salterò, ho un turno come guida turistica e preferisco avere qualche euro in più.
Apro il frigorifero, prendo il brick della soia alla vaniglia e quando richiudo l'anta un uomo completamente nudo entra assonnato nella stanza.


Getto un mezzo grido, sobbalzando all'indietro. Cambio direzione dello sguardo.
<< Oddio! Ma chi cazzo sei? >>.


<< Che c'è? Non ti piace quello che vedi? >>, provoca arrogante.


<< Puoi coprirti per favore? >>. Metto una mano davanti agli occhi, voglio evitare di avere pessimi ricordi per il resto della giornata.


Mi sfila il brick della soia.
<< Che c'è, sei lesbica per caso? >>. Tracanna direttamente dal cartone, rendendo impossibile per me fare colazione.


<< Che c'è, sei stronzo per caso? >>, lo affronto a muso duro.


Prende la salvietta con cui asciugo i piatti e se la mette davanti l'inguine. Perfetto, anche quella sarà da buttare.
<< Sono un amico di Francesca. >>. Ha i capelli di platino scombinati, faccia da sonori schiaffoni potenti, l'estremità di un sopracciglio nero rasato in verticale... è il tipo che assomiglia a Spike che sta frequentando la mia coinquilina. << Non mi aveva detto che eri così carina. >>. Gli occhi indecenti stanno studiando troppo i pantaloncini corti del pigiama e la maglietta scollata che uso per dormire.
Non aspettavo di certo uomini in casa, altrimenti non sarei (s)vestita così.


Ho una brutta sensazione a primo impatto su questo tizio, qualcosa di viscido che s'insinua sotto la pelle. Lo sguardo mi scivola addosso come unguento repellente, e l'aria si carica di un'improvvisa tensione, la sua presenza non è la benvenuta, e il mio istinto avverte di allontanarmi da lui il più possibile. Non so cosa ci faccia qui, ma la mia mente comincia a tessere una tela di precauzioni. In silenzio, prego che la mia coinquilina lo porti via prima che la situazione degeneri.
Vorrei sbagliarmi, non è da me giudicare una persona che non conosco.


<< Dov'è Francesca? >>.


<< È scesa a prendermi le sigarette. >>, rende noto strafottente, con un tono che non mi piace per nulla. Non poteva andare a prendersele da solo?


Annuisco, tornerò in camera mia per chiudermi a chiave e ne uscirò solo quando questo tizio se ne sarà andato. Sarà meglio parlare con Francesca, preferisco che me lo dica quando uno sconosciuto passi la notte in casa nostra, così vado ad affittarmi una camera d'albergo, ed evitare dei risvegli del genere.
Sono costretta a passargli vicino, lui mi ferma per un braccio, che tiro prontamente via. Ora dovrò pure lavarmi con l'antirabbica.


<< Ehi calma gattina, te ne vai già via? >>.


Lo fulmino con lo sguardo, non deve avere nessun margine di dubbio: a me fa schifo.
<< Ho da fare. >>, concludo tagliente. È inutile rispondergli per le rime, è proprio questo che vuole. È il tipico stronzo da relazione tossica, una red flag vivente dalla quale passare alla larga, solo Francesca poteva imbattersi in un soggetto del genere.
Raggiungo la porta, ignorando il suo sguardo furtivo sul mio corpo, e la chiudo dietro di me con un tonfo secco.

Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora