Nella vita tutti i rapporti intrattenuti con le persone sono stati di circostanza, perché dovevo, perché questo c'era per me. Non ho mai preteso che le persone fossero diverse da come erano, le ho sempre accettate così come arrivavano a me, mai tentato di cambiare nessuno.
Mi sono adattata io agli altri, per niente il contrario.
Ho imparato a piegarmi come un ramoscello al vento, flessibile e plasmabile secondo le esigenze altrui, ho costruito relazioni che sembravano solidi edifici, ma che in realtà erano solo impalcature di convenienza.
La verità è che ho vissuto una vita di compromessi, di rinunce mascherate da adattamenti. Ho dato senza chiedere, ho accettato senza rivendicare, ho amato senza pretendere. E ora, mentre rifletto su questo cammino di rassegnazioni silenziose, guardo l'uomo che dorme sereno al mio fianco e mi rendo conto che non ho dovuto adattarmi con lui, cambiare me stessa, né fingere alcun ruolo.
Con Andreas sono io.
Sono io nel caos dei miei pensieri, nei silenzi che condividiamo, nelle risate spontanee che sfuggono senza preavviso. Siamo due tessere di un puzzle che si incastrano perfettamente, senza forzature o pezzi mancanti.
In questo rapporto, trovo una libertà che non avevo mai conosciuto prima. Non devo essere chi non sono, né nascondere parti di me per paura di non essere accettata. Andreas accoglie ogni sfumatura della mia essenza, senza giudizi o richieste di adattamenti.
Scosto alcune ciocche che gli ricadono lunghe sugli occhi chiusi, è così indifeso e fragile mentre dorme. Ed è la prima volta che nutro il bisogno spasmodico di proteggere un altro essere umano.
Ora, più che mai, coltivo l'impulso irresistibile di essere la sua àncora, di offrire un riparo quieto in cui possa riposare senza il peso delle ferite. È come se la sua fragilità avesse risvegliato in me un istinto protettivo, un desiderio innato di custodire quel delicato equilibrio che abbiamo costruito insieme.
Osservo il viso sereno nel sonno, questo sentimento va oltre l'amore stesso. È un richiamo profondo ad essere la sua forza, un sostegno silenzioso nel viaggio della sua rinascita. Nella quiete mattiniera, giuro a me stessa di essere la luce nei giorni bui e la calma nella sua tempesta.
È stata una nottata strana, lui ha avuto vari incubi, agitato molto, svegliato varie volte. Solo alle prime luci dell'alba si è abbarbicato alla mia schiena ed è riuscito a dormire in modo placido.
L'ho sentito stringersi a me come se cercasse asilo dall'inferno, come se volesse allontanare gli spettri che lo tormentano nella notte. Le ombre del passato sembrano manifestarsi nei suoi sogni, e intanto che le mani afferravano la mia pelle, ho desiderato poter distanziare da lui ogni spavento.
Indossa solo un paio di boxer azzurri, le ustioni sulla gamba destra sono più estese e gravi rispetto alla sinistra, si propagano oltre il tessuto dell'intimo. È vivo per miracolo. Non voglio neppure pensare in che condizione fosse la notte dell'incendio e quanto gli ci è voluto per guarire nel corpo. Per lo spirito la strada è ancora lunga e tutta in salita, ma la percorrerò con lui se me lo permetterà.
Potrei passare letteralmente ore a scrutare i lineamenti del suo viso, troverei sempre un particolare nuovo che non avevo notato prima, della quale innamorarmi.
Un sorriso gli sfugge, era già sveglio da un po'. Le iridi verdi risplendono alla luce soffusa che filtra dalle tende bianche.
<< Buongiorno. >>, dice con dolcezza, stropicciandosi le palpebre. Soffoca uno sbadiglio. << Da quanto te ne stai lì a guardarmi? >>.
<< Non abbastanza. >>.
<< Cosa ti piacerebbe fare oggi? >>.
Ci penso su, vorrei scendere in spiaggia, solo che temo che lui non accetti e mi ritrovi da sola. Forse una passeggiata, però tra la gente sarebbe costretto ad indossare le maniche lunghe ed i guanti. Presto o tardi arriveremo ad affrontare la sua fobia del non mostrarsi, solo non oggi.
<< Prima cosa, mi piacerebbe preparare la colazione e portarla qui, per mangiarla insieme. >>.
<< Vado io. >>, si offre, scattando seduto.
<< Ah no! Lasciami fare qualcosa. >>. Lo precedo, alzandomi. << Cosa ti piacerebbe mangiare? >>.
<< Mi ero ripromesso di andare al bar che c'è all'angolo a prenderti qualcosa, ma ho dormito poco e poi sono crollato, quindi la mia sorpresa è miseramente fallita. Scegli tu, mi va bene tutto. >>.
<< Tu resta ancora un po' a letto. >>. Passo per la mia stanza ad indossare il cambio pulito, scendo in strada a comprare una ghiotta colazione.
Oggi sono di buon umore, il sole brilla in un cielo terso e ceruleo, quasi mi sembra di levitare a tre metri da terra.
Vorrei che ogni giorno fosse così, facile da vivere, un sorriso, l'estate, la brezza marina... ed Andreas.
Quando rientro in casa, apparecchio un vassoio trovato tra le mensole della cucina, preparo un caffè e torno in camera da letto. Lui si sta applicando addosso una crema che profuma di cocco, ha aperto le tende e l'estate è entrata nella stanza.
<< Che cos'è? >>.
<< Protezione solare. >>, dice, come se fosse ovvio. << Pensavo volessi uscire? >>.
Adagio il vassoio sul letto, sedendomi.
<< Il sole potrebbe darti problemi? >>.
Si stringe nelle spalle, ha promesso di donarmi due giorni bellissimi, ma questo non significa che debba soffrire per farmi contenta.
<< Non preoccuparti di questo. Dimmi solo cosa ti piacerebbe fare? >>.
<< E se invece restassimo qui? >>, propongo con tono cantilenante. << A riposarci, a poltrire, mangiare schifezze, guardiamo qualcosa in tv. Che te ne pare? >>. L'ultima cosa che vorrei è che si costringa a fare cose che lo facciano sentire a disagio.
<< Non devi farlo per me. >>.
<< No no, non lo faccio mica per te! Ma perché sono molto pigra, e fuori fa caldo e si suda, mentre qui si sta bene, c'è buon cibo, l'aria condizionata, un'ottima compagnia! >>.
Non se la beve, sa che lo sto facendo per lui, si avvicina pigro per un bacio che credo sia solo un dolce risveglio, invece diviene fuoco ardente improvviso. Le sue mani mi stringono per le spalle, scendono sensuali fin sui fianchi e, con un gesto che assecondo mi tira a cavalcioni su di lui.
<< La migliore compagnia che potessi sperare. >>. L'intonazione è volutamente bassa, seducente, cambia l'atmosfera attorno a noi. << Che cosa faresti se non ti avessi vincolata a trattenerti? Se non avessi alcuna inibizione. >>, reclama lancinante, stupendomi. << Se adesso tu avessi il via libera a farmi qualsiasi cosa? >>. È l'implicito consenso a non frenare le fantasie.
Sono sbalordita dal cambio di rotta e dove ci stiamo spingendo.
<< Vuoi che te lo dica o che te lo mostri? >>, la proposta peccaminosa sortisce l'effetto sperato.
Gli occhi lampeggiano di fulgori e lussurie.
<< Mostramelo. >>.
Recupero uno dei due cornetti, riconosco l'impasto più scuro, è quello vegano. Lo apro in due parti e con l'indice recupero la confettura al suo interno. Traccio un sentiero di dolcezza pastosa sulle cicatrici sul suo viso, quelle stesse cicatrici che hanno scatenato turbe erotiche e che finalmente possono diventare realtà.
Le lecco priva di veti, proprio come lui ha chiesto, raccogliendo la marmellata dal sapore di albicocche. In una movenza naturale, strofino il bacino sul suo inguine piuttosto sveglio.
Afferra saldo per i fianchi, aumentando la pressione dell'oscillamento carnale.
<< Forte. >>, ordina perentorio, scatenando un tormento violento, umido e caldo nei lombi.
Quando aveva detto con più forza la sera precedente, avevo creduto che ciò potesse costituire un problema, non credevo che la forza avrebbe avuto dei risvolti così stuzzicanti.
<< Voglio solo vederti venire. >>, asserisce, e la bocca prende ad impegnarsi a portare a termine il giuramento fatto, succhia avido le dita sporche di marmellata dolce, la lingua s'aggroviglia attorno ad esse, osserva rovente in un preludio di ciò che farà di lì a poco. Fa subito presa sul collo, sfila via la maglietta, scende inesorabile sui seni nudi, li massaggia energico, si concentra a farmi gemere, a condurmi nelle spire dell'inferno.
Getto la testa all'indietro, trascinata dalle vertigini della frenesia.
<< Andreas. >>, è una perversione sussurrata, una cantilena di euforia.
Fa scivolare il mio corpo davanti a lui fino a farmi sdraiare completamente, prosegue a spogliarmi, gode di ogni centimetro di pelle che si svela ai suoi occhi bramosi, conquista e venera, è una passione oscura che non può più arrestare.
Non distoglie mai l'attenzione da me, è concitato, induce le mie gambe ad aprirsi e la visione d'insieme lo esorta a raggiungere un'intensità fatale. È vorace, affamato della mia carne, non vi sono altri preamboli, la lingua s'immerge nelle pieghe intime che lo reclamano irrequiete, è una suzione umida che mi fa contorcere. Sa cosa fare, come condurmi sul precipizio, gioca a tenermi sospesa sul baratro, soffia su un rogo che brucerà entrambi tra gli impuri e i peccatori. Conosce il mio corpo come nessuno mai, eccita punti che non sapevo neppure di avere, riesce a farmi perdere la ragione solo con la bocca.
Infilo le mani tra i suoi capelli per attirarlo con più foga, verso il nucleo pulsante del mio desiderio.
<< Vieni per me Elena, vieni per me. >>.
<< No, io voglio fare l'amore con te. >>. E l'impazienza è così aggressiva da accecarmi.
Per un momento, un singolo istante, lungo quanto un'eternità di incubi, scorgo il terrore effigiarsi in lui. È sul punto di tirarsi indietro.
<< Ti voglio Andreas, non m'importa di altro. Voglio solo fare l'amore con te. >>. Non sarò mai davvero soddisfatta se non sento la sua carne dentro la mia, saggiare tutto il piacere che posso donargli, fino a smarrire totalmente se stesso in questo letto.
È un palpito carico di incertezze, basterebbe una parola o un mio dubbio per farlo desistere, poi si allontana per prendere un preservativo dal cassetto del comodino. Quindi aveva messo in conto che avremmo fatto l'amore, aveva messo in conto che saremmo potuti arrivati a questo, allora perché questa reticenza?
Fa per aprire l'involucro, ma le mie mani vanno a sostituire le sue.
<< Posso? >>.
È di nuovo sospeso nell'incertezza, sperava di riuscire a nascondere quella parte del suo corpo alla mia vista.
<< Avrei dovuto bere dell'alcool per dimenticare il disgusto dai tuoi occhi. >>, afferma, completamente spezzato. La sua frase mi colpisce più di quanto credessi.
<< È questo che vedi? >>. Possibile che ci sia disgusto, quando sto ardendo viva dalla voglia?
<< È quello che vedrò. Lascia che lo faccia io... non guardarmi, ti prego. >>.
Con una sicurezza incrollabile prendo la confezione del preservativo e gli tiro giù i boxer. Sapevo che ci fossero ustioni sui genitali, lo aveva detto, tuttavia è meno terribile di quanto avessi supposto , il tessuto cicatriziale non è molto esteso e non è spaventoso come aveva voluto farmi credere. Ha davvero un pessimo rapporto con il suo corpo.
<< Sei... perfetto. >>. Ci metto dentro tutta la sincerità che possiedo e lui pare credermi davvero.
Sono io ad aiutarlo ad indossare il profilattico, sta a me farlo sentire a suo agio dopo dieci anni che non ha più avuto rapporti, voglio che stia bene, senza pressioni. Riprende da dove si era fermato, e quando mi entra dentro sono così presa che temo di venire nell'arco di poco. L'ho bramato così tanto che adesso non credo di resistere.
Non è lento, niente delicatezza, ogni spinta è profonda, totale, vigorosa, ma non dolorosa. È energia grezza lussuriosa che rischia di farmi scollegare dal mondo.
<< Riesco a sentirti. >>, ansima esagitato. La scoperta di avere più sensibilità di quanto credesse lo accende come un fuoco corvino, bellissimo.
Lo afferro per i glutei, lo esorto ad andare più veloce, ancora di più, i sospiri più carichi, impetuosi, incontrollabili. Sul viso il piacere è assoluto.
<< Ich liebe dich, meine Liebe. Ich liebe dich, ich liebe dich, ich liebe dich. >>, farfuglia con una disperazione convulsa, e viene con violenza. L'orgasmo è brutale, interminabile, trema spasmodico.
Ed è essenzialmente vederlo così che riesce a scatenare l'apice della mia di passione. Il mondo esterno svanisce, lasciandomi immersa solo negli istinti più primitivi, nell'ardore di un amore che si manifesta attraverso la carne e l'anima. L'odore di cocco della protezione solare si imprime nel tessuto cerebrale, nei miei ricordi sarà per sempre il profumo che ricollegherò a questa mattina, a lui e all'amore.
Nell'irrealtà del post coito, le sue parole incomprensibili risuonano nella testa.
C'è solo una frase che conosco in tedesco, e di solito nelle lingue che non si sanno, impari in fretta le parolacce e poi un'altra espressione in particolare.
Solo una.
Andreas è abbandonato su di me, lo stringo tra le braccia, vezzeggio quel corpo martoriato, voglio che resti così per sempre: è questo il suo posto.
Il respiro va via via quietandosi, il pensiero resta pressante. Fisso il soffitto senza vederlo davvero.
<< Come si dice "ti amo" in tedesco? >>, chiedo a bruciapelo.
La mia voce viene accompagnata da una quiete tesa, in un primo momento pare non aver intenzione di rispondere.
<< Esattamente come l'ho detto poco fa. >>, conferma i miei sospetti.
<< Lo hai detto anche ieri. >>. Non è una domanda, so che è così. E mi ha mentito.
<< Sì. >>.
<< Perché non vuoi che te lo dica? >>.
Si irrigidisce appena, aumenta la presa, neppure avesse il timore che possa trasformarmi in fumo tra le sue mani.
<< Perché puoi ancora salvarti. >>.
Mi tiro su a sedere, ho bisogno di stabilire un contatto visivo.
<< Salvarmi da cosa, Andreas? >>, chiedo scandalizzata.
<< Da questa passione malsana, da tutto questo, da me. >>.
Gli sgrano gli occhi addosso.
<< Che cazzo stai dicendo? >>. Il cervello impazzito riesce ad assemblare tutti i pezzi e giunge all'unica verità. << Hai fatto l'amore con me perché pensavi che mi avresti accontentata e sarebbe passato quello che provo per te? È uno scherzo, spero?! >>.
<< Elena, guardaci... dove vuoi che due come noi possano andare? Sei giovane, sei bella, sei intelligente. Non posso scendere nemmeno in spiaggia con te, né fare una passeggiata senza che tutti ci guardino. Puoi trovarne mille di uomini che ti amerebbero anche molto meglio di me! Senza che tu debba rinunciare a te e alla tua vita. >>.
Me lo scrollo scortesemente di dosso. Mi alzo dal letto, raccatto i vestiti e riprendo a vestirmi come una furia.
<< Cazzo Andreas! >>, scoppio collerica. << Proprio tu mi dici questo? Dopo quello che ci siamo detti? Dopo quello che ti ho detto ieri? Dopo aver fatto l'amore e tutto quello che c'è tra di noi? >>. Ignoro il suo sguardo supplichevole, sento il cuore stringersi in petto. Come può anche solo pensare che io possa permettere ad altri uomini di entrare nella mia vita, dopo che lui me l'ha sconvolta?
<< Non voglio farti soffrire, non voglio vederti reclusa a causa mia. >>. La voce si spezza leggermente, come se le parole stessero ferendo anche lui. << La tua vita sarebbe sempre condizionata per colpa mia. Saresti giudicata, se non per il mio aspetto, allora per l'età. Riflettici un momento, ti prego. >>.
Questo è anche peggio del non essere stata compresa da Francesca, il non poter raccontare a nessuno di ciò che provo per Andreas. Mi sento più sola che mai.
<< No! Non voglio riflettere! >>, urlo, così tanto da farmi dolere la gola. << Se non mi vuoi perché non ti piaccio abbastanza, perché non so scopare, perché non ti viene abbastanza duro con me, io lo accetto! Me ne farò una cazzo di merda di ragione! Ma non per quello che la gente penserebbe di noi! Non perché non posso andare ad un cazzo di mare di cui non me ne frega niente! Non perché credi che ci sia qualcosa di sbagliato in te da non poter stare con me! >>, sono volutamente volgare e scurrile, mi sembra quasi di essere Francesca adesso, parlo con le sue parole, ma non posso mettere un filtro alla rabbia, viene fuori così com'è.
Andreas, colpito dalle mie parole, resta in silenzio per un momento, come se cercasse di metabolizzare quanto detto.
<< Pensavo che almeno tu mi capissi. >>, proseguo. La rabbia si trasforma in pianto e prima che possa preservare un briciolo di dignità, le lacrime scorrono rabbiose sulla faccia. << Pensavo che avessi capito che io ti... >>.
Con un balzo inaspettato mi è davanti, copre la mia bocca con una mano e mi addossa brutale al muro.
<< No! >>, esplode, impedendomi di continuare. Il suo sguardo è intenso, misto di rabbia, dolore e disperazione. Mi trattiene con forza, quasi mi fa male. << Non parlare. >>, sibila tra i denti. << Non dire una parola di più. Prendi le tue cose, ti riaccompagno a casa. >>. La voce, dura e tagliente come un rasoio, penetra il mio cuore, lasciando dietro di sé una scia di dolore e confusione.
Ed è in quel preciso istante che qualcosa si spezza, smetto di essere un cerchio completo e mi frammento in schegge affilate. Divengo più come lui e meno come ero, ha detto che avrebbe dovuto spezzarmi per entrare nella mia vita, ed è quello che ha fatto... ma per uscirne.
Note:
*Coff coff* ecchime raghiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Allora beh, insomma, lo avevo detto all'inizio che comunque ci sarebbero state delle scene di sesso esplicito, no?
Quindi eccoci alla prima (sì alla prima, mica ve ne snocciolavo solo una eh), che però è finita a schifio.
Insomma questo fine settimana è iniziato male ed è finito peggio. E per Elena inizia il "mai 'na gioia" vero v.v spiace, ma se non si soffre, non mi sembra che l'amore sia vero e totale (sono sadica sì, purtroppo per voi).Ammetto che ho scritto e riscritto questo capitolo almeno 100 volte. Le scene di sesso sono la cosa più difficile da scrivere, è arduo mantenere un equilibrio tra il cringe, il grottesco, il comico e il volgare. Spero che sia venuta fuori decente almeno, ho cercato di far prevalere i sentimenti. Volevo che ci fosse amore e passione, e non solo il sesso in sé.
Elena immagina solo quanto siano profondi gli abissi dentro Andreas, e a volte, nemmeno l'amore più puro e vero riesce a districare i nodi nell'anima.
Il titolo di questo capitolo è dato da Georg Wilhelm Friedrich Hegel e la Dialettica dell'Amore:
Hegel ha trattato l'amore come una dialettica in cui gli individui cercano di superare la propria individualità per raggiungere una sintesi più elevata. L'abbandono alla passione carnale potrebbe essere visto come un momento di fusione temporanea tra gli amanti.CRAZIEN a chi non mi lincerà dopo questo capitolo e Crazien a chi segue e commenta!
La storia può presentare errori ortografici.
Un abbraccio.
DarkYuna.
STAI LEGGENDO
Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)
Romance[Completa] Elena, tu sei come un cerchio. Intero, perfetto, senza spigoli né angoli, non hai bisogno di niente e di nessuno, perché sei già completa. Io sono una scheggia, un frammento, che non si può adattare a te... dovrei spezzarti per entrare ne...