~Capitolo 4

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Quando aprì gli occhi, era ancora li. Non era un brutto incubo, era tutto reale. Non so nemmeno se sia giorno, o notte. Non so quanto ho dormito, non so niente. So solo che puzzo, e ho tanta fame. Con l'acqua della bacinella, mi lavai le parti intime. La faccia e le ascelle. Adesso va un po meglio. E mi riavvolsi la stoffa al mio corpo. Anche se sentivo freddo, preferivo stare così. Che dentro dei vestiti che puzzano, e ci sono pidocchi. Mentre pensavo a cosa ne sarebbe stato di me, si aprì la porta ed entrò Joseph.
-Vieni subito qua.

Avevo il cuore in gola, mi alzai e andai da lui.

Dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi, mi mollò uno schiaffo fortissimo. Sentivo la mia guancia prendere fuoco, mai nessuno si era permesso di mollarmi uno schiaffo. Neanche mio padre o mia madre.

-Chi ti ha detto di cambiarti?

Inizia a piangere, e singhiozzare.

-Mi scusi, quei vestiti puzzavano. E iiooo ho trovato questo e lo messo.

-Tu non devi fare niente senza il mio permesso capito?

Mi urlo contro, mi levò la stoffa violentemente e la strappo. Mi strattono

-adesso vai a cucinare per me, nuda.

-Maa..

-Corrii

Che umiliazione, non c'è la facevo più volevo scappare adesso mi toccava cucinare anche nuda. Per fortuna non stava in cucina con me, sarei morta dalla vergogna.

Cucinai un piatto, di verdure.
Preparai la tavola, e quando venne in cucina per mangiare. Mi diede di nuovo la stoffa.
Prese un pezzo di pane, e me lo diede

-Vai nella tua stanza.

Andai nella stanza, e mi avvolsi la stoffa finalmente. Stavo congelando, per fortuna con il calore dei fornelli andava un po meglio.

Sentì sbattere la porta, la mia forte curiosità che mi porto fin da bambina mi ha sempre messa nei guai. Andai in cucina e lui non c'era più. Iniziai a mangiare tutto quello che aveva lasciato, pensando che non sarebbe tornato più e che aveva finito.
Pensandoci, non aveva proprio mangiato tanto. Anzi, quasi niente. Passarono meno di cinque minuti, e avevo già finito tutto quello che avevo cucinato. Ci voleva proprio, non mangiavo da giorni ormai. Mentre prendevo l'ultimo poco di verdura sentì sbattere la porta, mi alzai subito e vidi Joseph davanti la porta.
Allora non se n'era andato.
Era solo uscito per cinque minuti, e io nel frattempo ho mangiato tutto ero nei guai.

Mi Guardò per un po fisso negli occhi. Poi disse

-Ti sei mangiata tutto?

Imbarazzatissima abbassai la testa.

-Si, pensavo che....

Non mi fece neanche finire di parlare, che scoppio a ridere.
Mi aspettavo, schiaffi, pugni calci. Invece niente rideva soltanto. Alzai il viso e lo guardavo mentre rideva,

Beh era perfetto il suo sorriso, i suoi occhi, il suo viso. Sembrava un dio, iniziai a ridere anch'io.
Non c'è la facevo più a trattenermi, continuava a ridere tantissimo. Poi si avvicinò a me serio, e pensavo stava venendo li per ammazzarmi.
Guardò il pentolino vuoto e disse ridendo,

-Ma quanto mangi?
Adesso che mi mangio io?

Rideva, quanto rideva.
Volevo solo afferrarlo e provare a baciarlo, stavo impazzendo. Ma che pensavo, era come tutti gli altri. Anche se non si direbbe.

-Scusami, e che a da giorni che non mangio. Pensavo non ti piacesse, e che ti saresti andato a prendere qualcosa fuori.

-Fuori? Fuori si ci va solo per uccidere. Non si compra niente.

A quelle parole rimasi pietrificata, il sorriso era svanito. E avevo paura.

-posso subito cucinarti qualcosa, che dici?

-Si, sbrigati ho fame.

Nel frigo c'erano delle uova, e glie li feci.

-Adesso, vai subito nella tua stanza. Tra un po arrivo.

Che doveva venirci a fare nella mia stanza, avevo paura. Dopo un po, entrò con un pezzo di ferro bollente. Mi stava punendo per aver mangiato la sua cena, Si avvicinò a me.

-No, per favore non farlo.
Non mangerò più la tua cena promesso.

Ma lui impassibile si avvicinò, e mi appoggio il ferro bollente nel braccio. Il dolore e bruciore, era allucinante. Non c'è la facevo dal dolere svennì. Ma prima di svenire, sentì lui scusarsi.

Quando mi aprì gli occhi, ero nel divano che c'era in salotto. E nel braccio c'erano dei numeri.

Adesso ricordo, a tutti gli ebrei, ci si macchia la pelle con dei numero. E quello è il loro nome, come gli animali. Nei campi non esistono nomi, solo numeri.

Mi girai ma non vidi nessuno, ma sentivo dei lamenti provenire dalla stanza da letto.

Mi alzai per andare a vedere cosa era, e quello che vidi era nauseante. C'era Joseph sopra una ragazza che abusava di lei, la povera ragazza si dimenava ma lui la teneva stretta. Mi misi a correre, mettendomi nel divano sotto le coperte.

Vorrei non aver mai visto questa scena.

~La mia salvezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora