~Capitolo 14

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-Anne dobbiamo fare qualcosa, se no moriremo.

-Che vuoi fare?

Nel camion con noi c'era un soldato, che si era addormentato.

-Anne Ascoltami, dobbiamo rischiare. Vivere o morire.
Adesso prenderemo quella pistola, il camion si fermerà. Le altre macchine no, la maggior parte dei casi vanno avanti. C'è ne uno solo che guida, dobbiamo solo ucciderlo. E poi scappare. Sei pronta a correre Anne?

Avevo paura ma dovevamo rischiare per il nostro bambino.

-Si, facciamolo.

Joseph si avvicinò al soldato ancora appisolato. Molto lentamente, gli levò l'arma. Il soldato aprì gli occhi, ma Joseph lo stordì subito con un colpo di fucile in testa. Poi iniziò a sbattere nelle pareti del camion, e subito il camion si fermò.

Quando quel soldato aprì lo sportello, Joseph lo uccise sparandogli un colpo in testa. Mi fece subito scendere e iniziammo a correre.

L'unica nostra salvezza era l'America. Ma come ci arrivavamo in America? Dovremo prendere un treno!. Ma è pieno di soldati, appena vedono che sono ebrea mi riportano nei campi. E Joseph verrebbe fucilato, per tradimento. E neanche possiamo fare finta di essere tedeschi con dei documenti falsi. Perché, cosa andrebbero a fare dei tedeschi negli americani? Se non morire!

Continuavamo a correre, mentre riflettevo. Dietro di noi non c'era nessuno, e ormai eravamo lontani dal camion.

Non c'è la facevo più, dovevo fermarmi.

-Anne, stiamo arrivando.
La vedi quella casa?
Li giù c'è un sotterraneo molto ben nascosto, mesi fa ci sono venuto per un controllo, e dentro  ci sono degli ebrei ho lasciato che vivessero. Dobbiamo pregarli che tengano solo te Anne, ma dobbiamo sbrigarci molto presto ci raggiungeranno.

-Cosa? Io sola li non ci sto devi venire con me.

Dopo aver corso un altro po, finalmente la casa era vicina. Era aperta per fortuna. Joseph mi portò in una stanza da letto. Aprì l'armadio e io non riuscivo a capire cosa stava facendo. Spostò i vestiti e dietro c'era una porta piccolina, l'aprì e davanti a noi c'erano due uomini con dei fucili puntati nelle nostre teste.

-Perfavore non sparate, siamo ebrei. Dei soldati ci stanno seguendo, la mia ragazza è incinta abbiamo bisogno di un posto dove stare. Il tempo che i soldati se ne vanno. Siamo scappati dal camion, mentre ci portavano nei campi di concentramento.

-Non c'è spazio qui per voi, andatevene.

-Ormai i soldati sono qui fuori, entreranno nella casa. E se trovano noi, trovano anche voi.

-Perfavore fateci entrare, stanno arrivando.

Li supplicai

-Vabene, va bene entrate Sbrigatevi.

Soffrivo di claustrofobia, entrammo nell'armadio. Passando il muretto, più avanti c'era un corridoio lunghissimo. Dopo 20-30 metri, c'era una porticina piccola. Entrammo e dentro c'erano 15-20 persone. Era grandetto. C'erano dei materassi a terra, e dei letti a castello. Un tavolo grande di lato, Una porta con un bagno, e un altra porta con dentro un solo letto. e una radio. C'era molto caldo, ma preferivo quello che stare nei campi, o essere morti.

Quella gente ci guardava molto male.

-Chi sono questi?
Chiese la donna più vecchia, io non mi staccavo da Joseph.

-Sono ebrei, i soldati li stavano seguendo. O li facevo entrare, o ci scoprivano tutti.

-Adesso dove li mettiamo me lo spieghi?

-Stai zitta, un posto lo troviamo. Volevi finire in quei posti a morire come tua sorella.

Dopo quelle parole la signora non parlò più, credo siano marito e moglie.

-Ci scusi signora, la mia ragazza è incinta. Dovevamo trovare un posto dove stare. Siamo scappati dal camion che ci stava portando in uno dei campi.

-Bene anche incinta è, questo vuol dire che mangerà il doppio.

Io continuavo a stare in silenzio, non sapevo che dire. Restavo dietro a Joseph.

La signora mi Guardò

-Che ti hanno tagliato la lingue quei brutti tedeschi?

Joseph si sposto, e mi fece andare avanti.

-No, c'è lo la lingua signora nessuno me l'ha ancora tagliata. Vi ringrazio, per averci salvato la vita ad entrambi e al mio bambino.

A quelle parole, quella signora si addolcì. Forse le mie parole gli hanno fatto effetto.

-Non ti preoccupare, non è mai tardi per ospitare persone.

Piano Piano iniziammo a fare conoscenza di tutte quelle persone, erano una famiglia. C'erano anche dei bambini. E una ragazza aveva un bimbo piccolino in mano. Ero curiosa, era nato li il bambino. ?

Quella ragazza mi ha detto, che suo padre è un dottore. Ed è stato lui a far nascere il bambino. Che fortuna che ho avuto. Il mangiare lo porta ogni giorno, una amica di famiglia. Che rischia la vita ogni singola volta. Ma questo posto non è fatto per contenere anche una cucina.

Dicono che questo posto faceva parte della casa, ma loro hanno iniziato a costruirgli l'armadio e infilare le loro cose dentro. Un po prima che iniziasse la guerra.

Per fortuna queste persone sono gentili, ci sono 4 uomini, 5 donne e 4 bambini. Ognuno ha il suo posto, a tavolo e a letto. Per cena abbiamo mangiato patate, pane e frutta. Sono una famiglia bellissima, e molto educati.

Non c'è molto spazio qui dentro, io e Joseph dormiamo nello stesso letto. Nella parte di sotto nel letto a castello, il piccolino Natan dormirà nel letto con mamma e papà. Era felicissimo di dormire insieme a loro. E il letto la lasciato a noi, per fortuna è finita in questo modo. In questo momento potevamo già essere morti.

Non vedo l'ora che finisca la guerra, per vivere senza più paura.

Mi stringo forte a Joseph, e lui poggia la mano sul mio pancino. E abbracciati ci addormentiamo cosi. Finalmente dopo tanto tempo, mi sento al sicuro.

~La mia salvezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora