Capitolo 6: "Testa e Cuore"

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Jacopo's mind

Il mio corpo rimase immobile sul pianerottolo della porta, mentre i miei occhi seguivano i movimenti della ragazza che avevo conosciuto l'altra sera, concentrata a salire le scale con le sue mille buste in mano.
'Conosciuto' era un modo di dire. Quelle poche parole che ci eravamo scambiati erano mascherate dall'imbarazzo e dalla vergogna della situazione.
Ma quei dannati occhi, non riuscivo proprio a togliermeli dalla testa. Ci affondavo dentro ogni volta che li incrociavo con i miei.

Lo so, la mia situazione era già abbastanza difficile, e questa ragazza me la rendeva il doppio più complicata. C'era qualcosa di particolare che mi attirava più di ogni altra cosa. Avevo bisogno di conoscerla, sapere più di lei.
Testa e Cuore in quel momento non ragionavano insieme, anzi, non andavano proprio d'accordo. Se c'era una parte di me che mi diceva di andare davanti alla sua porta e bussare, c'era l'altra che invece mi diceva che era meglio dare tempo al tempo. Ma io non volevo aspettare. Ero caduto in un loop da cui era difficile uscirne sani e salvi.

Mi buttai sul divano davanti alle console, stanco e addolorato. Non riuscivo a farmi capace che stavo vivendo uno dei momenti più belli della mia vita, ma con qualcosa che lo stava rovinando. Dentro di me qualcosa era marcio già da tempo.

I pensieri mi stavano assalendo, quindi decisi di andare sul terrazzo, più precisamente all'ultimo piano, in un luogo scoperto qualche mese fa. Lì passai i miei momenti peggiori, dove sembrava tutto inutile. Mi sedevo, fissavo il vuoto e pensavo, avvolte scrivendo anche.
Quella sera, la scena si ripeteva. Uscii di casa, chiudendo la porta con le chiavi, salendo poi le scale a due a due.
Passai davanti alla sua porta. La guardai attentamente, prima dall'alto, e poi verso il basso mirando il tappeto con su scritto "Welcome".
Non era il momento giusto, pensai, quindi continuai a salire le scale rapidamente, spalancando poi l'ultima porta, quella che portava quasi sul tetto.
Mi affacciai guardando su. Guardai la luna, bellissima come tutte le sere da quella parte. Poi ammirai le stelle, piccole e sole. La mia testa però pensava solamente a lei.
Che cosa mi stai combinando sconosciuta?
E così, immerso nei miei pensieri, il tempo passò in fretta.

Noemi's mind

Finito l'ennesimo film controllai l'orario che segnava 12:25. Era molto tardi, domani avrei iniziato i corsi per i prossimi esami, ed io non ero assolutamente pronta. Decisi di scrivere ad Emanuele. Era già qualche ora che non ci sentivamo e avevo bisogno di sentirlo.

"Ehi sei sveglio?"

Non c'era connessione e il messaggio non si inviò. Cominciai a gironzolare per casa cercando di trovare il punto in cui la rete prendeva, ma niente da fare. Sembrava tutto completamente spento. Decisi di non mollare, avevo bisogno di parlare con qualcuno. Aprii la porta e uscii di casa, pensando che sulle scale ci fosse stata almeno una traccia di linea. Ma anche lì nulla da fare. Istintivamente mi avviai ai piani superiori, senza neanche pensarci. Arrivai davanti ad una porta grigia di metallo, che se non mi fossi fermata l'avrei presa in pieno, e la aprii con un po' di fatica. La scena che mi ritrovai davanti era spettacolare. Le stelle brillavano nel cielo, accompagnate dalla luna che sembrava un faro in mezzo al mare. Scorsi di spalle davanti al muretto una persona, non molto alta, che fumava una sigaretta affacciato sulla ringhiera. Non avevo su le lenti e mi risultò difficile riconoscerla. Mi avvicinai piano, per non spaventarlo.
Mi fermai sul posto quando realizzai. Volevo scappare, fuggire e andarmene via. Quell'ombra era Jacopo. Volevo scomparire tra le stelle. L'ansia incominciò a salire e indietreggiai, guardando sempre dritto al ragazzo. Mentre scappavo da quella scena, calpestai un bastoncino di legno, che fece un rumore peggio di una bomba, e ció fece girare verso la mia direzione il ragazzo davanti a me.
Ci guardammo, tutti e due molto perplessi e confusi. Ci trovavamo nello stesso posto, ancora una volta, ma per due motivi completamente diversi. A pensarci però, insieme cercavamo qualcuno con cui parlare. E se fosse stato il destino a scegliere per noi? Ma che dici Noemi.
Per evitare figure poco carine, presi parola.

Alibi - LazzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora