Capitolo 16: "Dottor. Lazzarini"

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Noemi's mind

Mi svegliai con un forte mal di testa che mi impediva di aprire bene gli occhi. Pian piano, mi alzai sulle braccia lentamente, fino ad appoggiarmi sulla testiera del letto, e cercai di aprire, anche se con difficoltà, gli occhi. Appoggiai la testa su di essa e ispirai profondamente: quel mal di testa mi stava uccidendo, ma non ero molto sicura di cosa che mi stesse provocando quel dolore.
Se solo ci fosse stato Emanuele qui, lui mi avrebbe già curato nel migliore dei suoi modi: un bacetto e tutto passava.
Ma ora mi trovavo sola, su un letto dalle lenzuola bianche come quello di un ospedale, a guardarmi intorno. Ci avrei fatto l'abitudine a vivere qui fino alla laurea. Già immaginavo la mia vita dopo di quella: serate in compagnia in barca sulle coste di Napoli, tra birre e risate. Ma la strada era ancora molto lunga.
Mi strofinai gli occhi, e anche se con difficoltà, mi alzai dal letto e mi incamminai nel bagno davanti alla mia camera.
Pensai che l'unica cosa che in quel momento mi potesse dare un po' di sollievo ed energia fosse una bella doccia rinfrescante. Quindi, mi privai di ogni indumento e mi infilai sotto al getto, beandomi di quegli istanti.
Dopo qualche minuto decisi di uscire ed asciugarmi. Fortunatamente, oggi non avrei avuto lezioni, e quindi avrei potuto passare tutto il giorno a riposarmi, e sopratutto a cercare di capire cosa mi avrebbe causato quel forte dolore.
Mi rivestii velocemente e mi recai in cucina, ma quel mal di testa era incessante. Imprecai silenziosamente dandomi dei piccoli colpetti alla testa, cercando in qualche modo di alleviare quello strano dolore. Mi stavo leggermente impanicando, non avendo mai avuto un dolore del genere. Decisi di andare di nuovo in camera da letto in cerca di qualche medicina sparsa nella valigia. Eh si, erano passati svariati giorni dal mio trasloco ufficiale, ma alcune cose erano rimaste ancora in valigia, per via della mia pigrizia.
Frugai velocemente nelle tasche più grandi, ma non trovai niente di quello che stavo cercando. Ad un certo punto ebbi un'illuminazione.
Non avevo portato nessuna medicina con me da casa, e quindi ora mi ritrovai a combattere contro un dolore che non mi voleva proprio lasciar stare.
"Io lo sapevo che avevi dimenticato qualcosa! Le medicine Noemi! Le cose più importanti che vanno portate sempre appresso!" Immaginai la voce di mia mamma se per caso le dovessi raccontare questi momenti. Ridacchiai per non scoppiare a piangere. Ed ora che si fa?
Mi sedetti sul bordo del letto per pensare meglio ad una soluzione, ma l'unica più realizzabile era solamente una.
Pian piano riaffiorarono i momenti della sera prima, di quando io e Jacopo, sdraiati sul divano di casa sua, ci raccontavamo le nostre storie più esilaranti e divertenti, passando così il resto della notte.
E dai Noemi, ammettilo che fino ad oggi quel "rapperino" è stato il tuo unico pensiero fisso!
Mi diedi uno schiaffo mentale e cercai di zittire quella mia voce che oramai parlava per me anche in momenti meno opportuni, a volte dicendo anche la verità.
Una forte fitta mi colpì di nuovo la testa ed istintivamente mi portai il palmo della mano destro sulla tempia, cercando di alleviare quel dolore. Non riuscivo più ad aspettare.
Mi infilai le pantofole pelose gentilmente regalate da Emanuele tempo fa, presi il telefono e le chiavi e scesi le scale, sapendo già dove andare fortunatamente.
Non ci misi molto ad arrivare alla mia meta, ed a suonare il campanello, una sola volta per non essere insistente, ma purtroppo, dopo una manciata di secondi, nessuno venne ad aprire il portone. Forse stava dormendo beatamente nel suo letto, pensai.
Provai a citofonare una seconda volta, sbattendo leggermente la pianta del piede sul marmo del pavimento. I secondi passavano ma nessuno era intenzionato ad aprimi in quella casa.
Controllai l'orario sul mio iPhone, 11:47. Era già abbastanza tardi, possibile che Jacopo stesse ancora dormendo? Con un po' di fatica per via del dolore, mi sedetti sulle scale proprio davanti alla sua porta, e appoggiai la testa sul muro grigio che lo affiancava.
La testa continua a a far male ed a girare, ma non potevo permettermi di svenire o cose del genere, non in quel momento. Mente pensai questo, pian piano il condominio si riempiva di ombre, ed i miei occhi si chiusero, lasciando spazio sl buio totale.

Jacopo's mind

Come previsto dalla sera prima, la mattina presto del giorno seguente, fui 'obbligato' a portare il mio corpo allo studio di Diego. Anche se pieno di sonno, dovetti accettare, d'altra parte questo era il mio lavoro, che amavo più di ogni altra cosa. Finimmo una grande parte delle cose da ultimare, e felice e soddisfatto, dopo aver salutato il mio producer, presi la strada per tornare a casa.
Chissà cosa starà facendo, pensai tra me e me.
Finalmente lo potevo ammette a me stesso: non facevo altro che pensare a lei ogni ora del giorno. Non capivo ancora se quello fosse stato un problema oppure no, ma emozioni nuove stavano nascendo nel mio cuore, che volevo ad ogni costo vivere a pieno.
Perso nei miei pensieri, non mi accorsi di essere arrivato davanti al portone del mio condominio, quindi presi le chiavi giuste dal mio mazzo, ed apri la porta con facilità. Sali le prime scale, ma una sensazione strana mi divorava, ma cercai di non pensarci strizzando gli occhi. Odiavo finire in queste situazioni, l'ultima volta, infatti, che ebbi una sensazione del genere fu proprio quando scoprii il tradimento da parte della mia ex ragazza.
Ancora perso nei miei pensieri, alzai gli occhi dalle scale e il mio sguardo cadde su una figura accovacciata su un gradino, quasi addormentata.
Mi affrettai a salire le scale per riconoscere meglio chi fosse. Era lei, Noemi. Ma cosa faceva lì?
La prima cosa a cui pensai era che Noemi fosse svenuta. Ma che dici Jacopo, per prima cosa la tua ipocondria ti fece pensare al peggio, non dire bugie a te stesso!
Non avevo tempo di pensare ad altre cose in quel momento, dovevo aiutarla.

-

E FINALMENTE HO PUBBLICATO UN NUOVO CAPITOLO DI QUESTA STORIA!
Mi dovete fare una 👑 per non aver mollato e ripreso in mano questa storia.
Anche se questo capitolo, scritto veramente con i piedi, mi fa davvero pena, è solamente un capitolo di passaggio, infatti lo potete dedurre dal titolo.
Vi dico, soltanto una cosa: immaginatevi Jacopo come la dottoressa Peluche. Ve la ricordate? Ecco proprio così, uguale a lei.
Scusatemi ancora per il mega ritardo per la pubblicazione ma vi ripeto sono stata un vacanza ed ho trascorso molti giorni fuori casa, e non avevo proprio la concentrazione per scrivere e portare avanti entrambe le storie. Infatti, il prossimo capitolo sarà quello di dimf! Ora, mi sono tolta un pensiero, ma ne aggiungiamo un altro!
Ci sentiamo al prossimo capitolo amori!!

xoxo

Alibi - LazzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora