Un demone può sanguinare?

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♥ SATORU ♥

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SATORU

Canestro! Non avevo dubbi a riguardo, questi energumeni saranno pompati ma sono lenti nei movimenti. 

Alzo lo sguardo sugli spalti, non ho bisogno di vederlo per sapere che è lì, cercarlo è diventato un riflesso incondizionato in questi anni. 

Il suo compagno di disavventure sta borbottando qualcosa, lui fissa le scarpe senza rispondere.

Distolgo velocemente lo sguardo prima che mi noti. Prima che possa vedere il sangue scorrere dalla ferita che porto sul cuore.

I miei compagni mi regalano pacche e sorrisi. Ricambio sentendomi sempre più vuoto.

Ho ottenuto tutto quello per cui ho lottato fino ad ora: una carriera sportiva spianata verso il successo, l'America mi attende. Proprio come ho sempre sognato.

Allora perché nulla riempie questo vuoto?

Ho creato Satoru ad immagine e somiglianza delle aspettative del coach, che mi ha sostenuto fin dalle medie. Ho selezionato le persone da frequentare in base a quanto fossero utili. Nessuna distrazione alla meta. Mi sono fidanzato con la cheerleader più carina per mantenere il mio status quo all'interno della scuola, è stata lei poi a lasciarmi concedendomi così la possibilità di diventare l'ex fidanzato inconsolabile dal cuore spezzato. Così ho lo scusa per non aver intorno più nessuna e fingere di filtrare con tutte, come la mia immagine richiede. Ho un'ottima media in tutte le materie.

Sono la perfezione.

Vuota e arida.

Riccardo alza la mano per battere il cinque, i nostri palmi schioccano quando si toccano e io immagino di spezzargli quel polso. Di vedere le ossa bianche brillare sotto le luci al neon della palestra.

Li odio.

Ragazzi pieni di sé, con un ego smisurato, parlano di tette e seghe tutto il tempo nello spogliatoio. Vivono l'adolescenza pesando testosterone sul piatto della bilancia, mi riempiono di complimenti invidiandomi e sparlandomi alle spalle.

Ho scelto io di non aver amici.

Ma l'ho realmente fatto?

Ero solo un dodicenne che amava giocare quando ho venduto l'anima al basket. Ero pieno di sogni e desideri che venivano nutriti dai complimenti del coach.

Ero felice in quel periodo, spensierato. Carico e pronto a volare.

Poi tu, brutto coglione, hai fatto coming out a scuola.

Non potevi tenerlo per te? A casa lo abbiamo sempre saputo, nessuno si è fatto mai problemi. Eri tu. E basta.

Invece quel giorno hai aperto bocca per far uscire quella frase del cazzo "non mi interessa, ho altri gusti", hai detto con calma e serenità mentre coi nostri compagni organizzavamo una serata porno. Loro sono rimasti a fissarti per un paio di secondi e poi, come se tu non avessi detto nulla di strano, hanno esordito con "vabbè recuperiamo anche un porno gay. Guardiamo entrambi sarà fico!" e si sono messi tutti a ridere. Compreso tu.

Per te è sempre stato semplice. Nessuno ti ha puntato il dito contro. Nessuno ti ha detto che non eri normale. Che era malato essere così.

Ti ho ammirato in quel momento, per la tua serenità.

Per poi odiarti quattro ore dopo.

Quando la voce si è sparsa per tutta la scuola alcuni se ne sono sbattuti il cazzo, altri ti hanno venerato e altri ancora hanno smesso di considerarti un essere umano.

Ma a te non interessava. Le persone che contavano ti volevano bene esattamente per come eri. Perché eri tu. Punto.

Il mio coach purtroppo era tra quelli schifati.

Se volevo intraprendere la carriera sportiva dovevo smettere immediatamente di frequentarti. Essere tuo amico mi avrebbe tarpato le ali. "Non sei una checca come lui vero?" mi ha stretto le spalle con forza, le dita sono entrate nella pelle ferendomi più di quanto potesse essere possibile realmente.

"No no" ho risposto subito "non sono come lui"

"Bene allora da oggi non lo vedrai più. Non puoi bruciare così la tua carriera per colpa di quel frocio del cazzo. Hai capito?"

Ho annuito.

E quel giorno ti ho abbandonato sulla strada che percorrevamo sempre insieme, mentre le cicale frinivano e il mio cuore si essiccava.

Non ho più amato nessuno.

Non sono più capace di provare null'altro che odio.

«Sato allora stasera ci sei?» Riccardo si avvicina appena entro in spogliatoio

«Rinfrescami la memoria, cosa c'è stasera?»

«Tu pensi solo al basket cazzo. C'è la festa a casa di Davide, non ricordi? Ci sarà tutta la scuola. Non puoi mancare, forse vengono delle puttanelle direttamente dall'università. Col bel faccino che hai sicuro ne rimorchi almeno due.» Mette un braccio sudato intorno al mio collo. Vorrei vomitare.

«Ok ok, ci sarò. Non scaldarti tanto» mi divincolo diretto alle docce.



Crash! Boom! Bang! (SatoSugu)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora