Stronzo

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♠ SUGURU 

«Sugu sei un bastardo malato del cazzo» esordisce Peter raggiungendomi sugli spalti della palestra «non ho voglia di farmi venti vasche di punizione perché siamo arrivati in ritardo pure oggi. Tutto per la tua ossessione per il Capitano»

Nel frattempo la partita amichevole procede e Satoru fa canestro scartando ben due ragazzi più piazzati di lui. Le ragazze sedute poco distanti esultano gridando quando lo amano, una finge pure di svenire. Che schifo.

«Bro dai andiamo tanto è inutile che resti qui a sbavare dietro a quello, non ti cagherà mai» scalcia la mia scarpa sporcandola. Era di un candore splendido prima, come i ricordi d'infanzia di quando lui era con me.

«Hai ragione. Andiamo» mi alzo ciondolante, non ho voglia di fare allenamento oggi. Anche noi abbiamo un'amichevole... con la squadra del mio ex che non voglio assolutamente rivedere «e se non andiamo?»

«E se la smetti di fare lo stronzo e ti comporti bene invece? Cazzo non possiamo continuare a non andare da starbucks perché hai paura di beccare Daniel, e la pizzeria che adoro? No perché ci va Marco. E che cazzo! Bro devi smetterla di essere il pezzo di merda che sei e non ghostare i tuoi partner. Minkia diglielo in faccia che li vuoi lasciare, non sparire da un giorno all'altro. È da bastardi e lo sai» Peter non smette un secondo di vomitarmi addosso la solita predica. 

So che ha ragione. Pienamente ragione. Ma cosa dovrei dirgli? Scusami ma da oggi non mi interessi più anche se ieri sera siamo andati a cena e abbiamo fatto sesso sfrenato fino all'alba? Non so nemmeno io perché di colpo perdo interesse e mi comporto da bastardo. Non ho idea di come sia diventato così.

Oh forse un poco il motivo lo conosco: è lì che saltella con il pallone in mano.

Ci conosciamo dal pancione delle nostre madri, siamo cresciuti insieme come fratelli. Sempre uniti, inseparabili, finché un giorno mi ha detto di smetterla di infastidirlo e non mi ha più rivolto la parola. Eravamo in seconda media e tutto il mio mondo è crollato in quel pomeriggio d'estate, con le cicale che frinivano e le zanzare che mi torturavano la pelle.

Il Suguro dolce e affettuoso è morto su quella strada di campo che percorrevamo sempre insieme, sulla stessa bici, mentre mangiavamo un ghiacciolo e ridevamo ricordando qualche cretinata avvenuta in classe e che ora non ha più importanza. Nulla conta più da quando mi ha lasciato lì, da solo, col sole che tramontava su quella strada che non ho più ripercorso da allora. Ho guardato i raggi riflettersi sui suoi capelli bianchi mentre scompariva dalla mia vita.

Per ironia della sorte abbiamo pure scelto la stessa scuola superiore. Sorte è il nome del mio udito superfine che ha sentito le nostre mamme parlare della tua scelta, del fatto che la Santall avesse la squadra di basket migliore per proseguire il tuo sogno.

L'unico mio sogno sei sempre stato TU. Ma ormai questo non ha più importanza. Ormai manca poco al nostro diploma e spiccherai il volo, andrai in America mentre io resterò qui a marcire in questa città del cazzo che puzza di smog e snobismo.

L'odore di cloro mi accoglie all'ingresso dello spogliatoio, questo è il luogo che posso chiamare casa. L'unico posto dove posso dire di sentirmi bene.

A parte oggi.

Intravedo nel corridoio una figura familiare infilarsi sotto la doccia e incamminarsi verso la vasca. Sospiro pregando il demone Asmodeo* affinché Luca non faccia scenate davanti a tutti.

Chiudo l'armadietto con la combinazione che ancora oggi è la stessa delle medie: la data di compleanno di Sato. Cerco di convincermi che venire oggi agli allenamenti sia stata una buona idea.

«Bro non pensi che sia ora di tagliare i capelli?» Peter prende una delle mie ciocche tra le dita «sei il migliore del team se vuoi andare alle nazionali forse dovresti pensarci»

Mi scosto da lui fulminandolo con lo sguardo. Adoro i miei capelli lunghi e lisci. Li sistemo in un pseudo chignon e indosso la cuffia «Non me ne frega niente delle nazionali» sbotto.

Amo nuotare perché lì sotto il mondo scompare. Esisto solo io, il ritmo delle bracciate, il cuore che pulsa e il silenzio ovattato dell'acqua. Ogni dolore, ogni pensiero, tutto svanisce. Vinco per fortuna, non perché sono interessato alle medaglie o ad un futuro in questo campo.

«Dovresti imparare ad ascoltare il tuo Grillo Parlante e tagliarti i capelli» riconosco questa voce vellutata, ma non era già entrato in vasca?

L'armadietto accanto al mio si apre e lo vedo estrarre un paio di occhialini.

Mi fissa con quegli occhi verde pratoappenatagliato e un sorriso accennato che comunque fa apparire la fossetta che tanto adoravo baciare. Perché invece ora lo guardo e non provo nulla a parte un enorme e incontrollabile fastidio?

Non dice nient'altro ed esce dagli spogliatoi. Mi aspettavo una scenata, una richiesta di spiegazioni per come sono scomparso. Nulla.

«Stupito?» mi chiede Peter il Grillo «al mondo ci sono persone più mature di te caro mio, e mi dispiace dirtelo ma Luca è una bella persona e non meritava uno come te»


(„ᵕᴗᵕ„) Note

*demone della lussuria secondo la classificazione dei demoni di Binsfeld

Crash! Boom! Bang! (SatoSugu)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora