Cap I

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Tredici giorni.

Tredici giorni erano passati da quella conversazione, da quando aveva deciso senza troppi giri di parole il mio destino.

E non era stata la prima o l'unica volta, ormai non credevo più nemmeno che potesse essercene un'ultima.

Draco aveva deciso della mia vita prima ancora che io me ne rendessi conto, forse prima ancora che se ne rendesse conto lui.

Ero stata una sua compagna di scuola, ero stata una sua alleata, ero stata una guerriera nella sua guerra, nella guerra del Signore Oscuro ed ora...ora ero un bell'uccellino in una gabbia d'oro.

La schiena mi face male quando mi alzai leggermente a sedere sul letto. L'alba aveva fatto capolino dalle grandi vetrate della finestra della mia stanza. Era giorno, un nuovo giorno.

E io l'odiavo.

Come avevo odiato il precedente e come avrei odiato il successivo.

La guerra aveva reso tutto diverso, aveva cambiato le persone, aveva cambiato me ed aveva cambiato lui.

Draco Malfoy non era più solo colui che aveva ucciso il Signore Oscuro una volta per tutte e colui che aveva strappato la vita al prescelto, no. Lui era il Ministro della Guerra.

Cosi l'aveva soprannominato la gente. La stessa gente che non aveva nemmeno avuto modo di pronunciarsi in merito, era subentrato un nuovo Ministro e nessuno l'aveva scelto, era stata necessità. Cosi si ripetevano tutti. E nessuno l'avrebbe spodestato fino a quando non ci sarebbe stata una nuova necessità.

E cosi tutti erano andati avanti con le loro vite. Tutti avevano raccolto le ceneri delle precedenti e le avevano messe da parte, pronti a ricominciare di nuovo.

Ma non io.

Non mi era stata data questa possibilità.

Perchè io avevo passato quei tredici giorni in questa stessa stanza in cui mi trovavo, guardando il sole sorgere e tramontare all'infinito dalla stessa identica vetrata, ancora e ancora.

Il sole e Draco avevano molto in comune, entrambi decidevano sulla vita delle persone, quando era il momento di alzarsi, quando era il momento di andare a dormire. Scandivano il tempo e scandivano la vita, almeno la mia. Ed entrambi erano crudeli non interessandosi dell'opinione di nessun altro che della loro.

Avrei voluto che il sole non sorgesse quella mattina, ma lo fece lo stesso, dicendomi che un nuovo giorno di niente stava per iniziare.

Scalciai via le coperte e scesi dal letto. I miei vestiti, puliti e stirati, erano sulla scrivania dall'altra parte della grande stanza, esattamente dove li lasciavano ogni singola mattina gli elfi domestici.

Tra precisamente un'ora mi avrebbero servito la colazione, tra cinque ore il pranzo e alle sette in punto la cena.

La bacchetta di Sambuco era poggiata sul comodino accanto al letto. La guardai.

Mi era stata data qualche giorno dopo la battaglia di Hogwarts e giaceva lì da allora. Non sapevo che farmene, non ero in grado di usarla.

Nonostante fosse la bacchetta più potente del mondo, nelle mie mani non era altro che un inutile pezzo di legno. Avevo provato ad usarla, un paio di volte almeno, fino a quando non mi ero arresa all'idea che di me non volesse proprio saperne. Ma non mi era più concesso usare la mia magia, pertanto l'unica opzione rimasta era non usarne affatto.

Afferrai i vestiti e mi diressi in bagno.

Avevo tutto il tempo del mondo eppure facevo le cose con fretta, come se dovessi andare chissà dove.

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora