Le vie del distretto umano erano deserte, come se tutti si fossero rintanati da qualche parte, magari per proteggersi dal freddo.
Avrei fatto lo stesso, stavo gelando.
Ma dovevo vedere.Una specie di negozio fu la prima cosa che notai. La vetrina era grande come una parete, mi avvicinai perché sembrava che le luci fossero spente, ma non era chiuso.
C'erano delle persone dentro, vidi del movimento. Mi avvicinai quasi da poter toccare la vetrina e le mie guance avvamparono quando notai cos'era quel posto.
Non commerciavano cose ma persone. C'erano degli umani lì dentro e dei vampiri.
Uno di loro teneva una donna stretta per la vita, lei, di spalle, si era poggiata completamente contro il petto di lui.
Stava bevendo il suo sangue, eppure non fu quella la cosa che mi colpì, ma l'espressione di lei.
Pura estasi. Aveva la bocca spalancata, gli occhi socchiusi. Si muoveva contro di lui in maniera sensuale.Rimasi impalata per l'imbarazzo, mi sembrava di star osservando due che lo stavano facendo in bella vista.
Ryon ridacchió e mi distrasse tanto da permettermi di voltarmi."Quello è il veleno di cui ti parlavo" mi spiegò.
"Cosa...cos'è quel posto?" Azzardai.
"Ce ne sono altri come questo, sostanzialmente gli umani vendono il loro sangue a coloro che non sono nobili o tanto abbienti da potersi permettere una debitrice. È cosi che la gente del posto sopravvive."
"È orribile" e lo era. Sembrava una specie di bordello.
Feci qualche passo indietro e mi incamminai lungo la strada. Avevo individuato altri due posti come quello, ma non mi soffermai troppo. Non con Ryon proprio dietro di me. Mi sembrava di assistere a qualcosa di troppo intimo e quasi disturbante.
Notai alcune case proprio dopo il secondo 'bordello'.
C'erano dei bambini.
Bambini.Giocavano tra la neve, avranno avuto sette o otto anni. Sembravano felici, ma se li si osservava abbastanza a lungo si notavano i segni della fame.
Avevano gli occhi e le guance incavate, la carnagione spenta come il colore dei loro capelli. I vestiti pesanti potevano ingannare sulla magrezza dei loro corpi, eppure nonostante tutto erano esili, troppo per la loro età.Un'altro bambino era seduto a terra davanti la porta di quella che credevo fosse casa sua.
Lui era diverso, non giocava con gli altri. Era lì immobile con la testa poggiata sulle ginocchia.
Le ginocchia.
Potevo vedere le ossa nonostante i pantaloni.
Le sue mani cosi magre.Mi avvicinai senza nemmeno pensarci due volte.
"Ciao" gli dissi in tono gentile, ma lui non alzó nemmeno la testa per guardarmi.
Allungò la manina destra. Una richiesta silenziosa di aiuto che mi spezzó il cuore precisamente a metà.
Mi voltai verso di Ryon. Lui mi guardó con occhi tristi e scosse leggermente la testa.
"Hai dei soldi o del cibo?" Gli domandai.
Lui scosse ancora la testa. "Non c'è niente che possiamo fare, per lui o gli altri bambini qui. Anche se gli dessimo dei soldi, è il cibo a mancare."
Il bambino ritiró la mano, come se ci avesse sentiti.
Non alzava la testa, non riuscivo a guardarlo.
Era più piccolo degli altri o forse il suo corpicino aveva sofferto tanto la fame ed il clima rigido di quel posto, da non essersi sviluppato correttamente.Ero lì con le mani in mano, e non sapevo aiutarlo. Non potevo aiutarlo.
Gli occhi mi bruciavano per le lacrime che cercavo disperatamente di trattenere.
Era questo il motivo per cui ero lì, perché Ryon si era spinto tanto oltre da mettere in atto un rapimento con riscatto.
E come quel bambino ce ne erano altri, intere famiglie.
Non potevo sopportarlo.
Non potevo guardarlo e non sentire lo stomaco sprofondare.
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Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)
Fanfiction-Segue Stirpe- Si dice spesso che amore ed ossessione siano divisi da una linea sottile, ma mai sottile quanto la linea che separa amore ed odio. E nessuno è in grado di odiare quanto la persona che ha amato di più. TW: violenza, esplicito, contenut...