Cap. X

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  Ryon

"Io sono il figlio della Regina Ravenna. Sono il principe di Raasagh."
Era un'informazione che avrei preferito non darle, non cosi.
Non volevo il titolo, nessuno tra gli Eterni pensava a me come al principe e questo perché avevo deciso di rimanere un mago.
Ma le cose stavano per cambiare.

Non parló per un lungo momento, poi con un filo di voce disse: "non sentirò mai questo posto come casa mia. Se si troverà una soluzione e si aprirà il confine, me ne andrò. Me lo lascerai fare?"

Era una domanda scomoda. Lei sarebbe diventata proprietà della corona ma tutto dipendeva da un'eventuale modifica del Trattato, perché avrei volentieri abolito le debitrici se le cose fossero cambiate.
Ma restava tutto un'ipotesi.

"Ti darò la libertà che le nostre leggi mi concederanno di darti"

Lei scoppiò in una risatina. "Sono abituata ai vuoti discorsi di voi politicanti."

"Non sono vuoti discorsi, farò tutto quello che posso, te lo prometto."
Doveva credermi, doveva.
Ma non lo fece, non a pieno, glielo lessi negli occhi. Il modo in cui mi squadrava...

"Cosa c'è che non va Piccola Strega? Ti ascolto."

"La vendita.."

"Posso organizzare l'asta anche stanotte se lo preferisci." Perché mi rendevo conto che volesse mettere un punto a quella situazione di stallo, soprattutto ora che le avevo chiarito che lui non sarebbe mai venuto a prenderla.

Scosse di nuovo la testa. Pareva contraddire ogni mia parola.
"Perché c'è bisogno di un'asta? Sei il principe, dí a tutti gli altri che sono tua e basta."

Sorrisi. "Quindi sei mia?"

Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Voi barbari intendete le persone come cose. È patetico, ma una volta chiarito questo, potrò anche essere tua da quel punto di vista, ma il mio cuore..."

"È del bastardo biondo, chiaro."

Mi guardò con una tale rabbia che forse mi avrebbe peso a pugni se avesse potuto.
Alzai le mani in segno di resa "non c'è bisogno di guardarmi in quel modo, ho detto solo la verità."

Ma lei alzò la voce: "pensi che mi piaccia? Amare qualcuno che non mi ama? Aver sacrificato cosi tanto per una persona che alla prima occasione mi ha mollata in asso?"

"Lui non ha potuto.."

"NO! L'hai detto tu stesso! Doveva venire qui! Combattere per me! Ha fatto esattamente come hanno fatto i miei genitori quando il Signore Oscuro mi ha portata via! Tu non capisci.."

Non volevo davvero spezzarle il cuore, non volevo. Ma forse era già spezzato da tempo.

"Spiegami. Cosa ti è successo? Cosa ti hanno fatto?" Al pensiero di quello che aveva dovuto passare in quegli anni, sentii crescere la collera.

"No, non voglio. Non serve a niente in ogni caso."

"Perché? Sei obbligata a stare qui fino a quando le cose non cambieranno, ti sembra cosi strano che voglia conoscerti?"
Mi ero vietato di farlo, perché sapevo che in un caso o nell'altro le nostre strade si sarebbero divise, ma gli Dei mi avevano fatto un favore.

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora