Cap. VI

50 4 2
                                    




Il sole tramontò e alla fine giunse la notte. Non avevo messo niente sotto i denti da quando ero arrivata e cominciavo a temere che mi avrebbero lasciata morire di fame. Dopotutto era quello che sembrava stesse accadendo a quella gente.

Cercai di dormire, ma non riuscivo a prendere sonno con lo stomaco che mi faceva male a quel modo. Andai in bagno e notai che c'era una vasca abbastanza grande da contenere due persone. Avrei fatto un bagno caldo, forse mi avrebbe distratta. Aprii il getto d'acqua, fredda, talmente ghiacciata che quasi temevo uscisse in cubetti di ghiaccio.

Non c'era acqua calda lì. Sospirai e mi sedetti con la testa contro il bordo della vasca. Faceva freddo, avevo fame, forse non sarei nemmeno sopravvissuta tanto da arrivare ad essere venduta se mi avessero lasciato in quello stato.

''stai cercando di affogarti?'' subito i miei occhi guizzarono all'entrata del bagno. Detestavo che fosse cosi silenzioso da riuscire a cogliermi di sorpresa.

''vorrei farlo, ma con l'acqua gelida non è altrettanto piacevole morire.''

''verranno delle persone a lavarti, con dell'acqua calda. A breve credo in realtà.'' disse guardandosi dietro da sopra una spalla.

''perchè? Posso farlo da sola.'' mi sentivo arrossire al solo pensiero.

''perchè devono preparati, dato che stanotte venderai la tua verginità.'' ridacchiò. Lo trovava un vero spasso, stronzo sadico.

''è stato cosi per te?  Hai venduto il tuo primo morso e la tua verginità? O la seconda l'hai concessa gratis? Credo che nessuno avrebbe cacciato fuori un soldo per quella''

Il suo sguardo si fece cupo. ''no, non l'ho fatto.''

Gli uomini non vendevano il loro morso tanto quanto le donne? O forse perchè era un mago era stato esentato?

Poi riacquistò quell'espressione sadica ''immagino che tu sia una fan del concederla gratis.''

''esci dalla mia stanza stronzo.'' gli ringhiai contro.

''dirò alle donne di sciacquarti anche quella boccaccia con un po' di sapone.''

Mi alzai da terra e lo raggiunsi. Sapevo che data la differenza di stazza non sarei risultata troppo credibile ma aveva sbagliato a giudicarmi sconfitta.

Gli poggiai l'indice contro il petto ''se mai un giorno conoscerai la morte Arcadien Ryon, prega le tue divinità che non abbia il mio viso. Perchè non sarò veloce, non sarò equa e non sarò indolore.''

Mi afferrò la mano e mi tirò avanti, mi scontrai col petto di lui. Mi strinse l'altro braccio intorno alla vita perchè non mi movessi e si chinò su di me, sussurrandomi all'orecchio:  ''spero che stasera ti mordano con una quantità di veleno tale da farti urlare, da farti mettere in ginocchio e pregare perchè ti mordano ancora. Ed io sarò in quella stanza e ti guarderò mentre striscerai tra le gambe dei mostri che disprezzi tanto perchè te ne diano altro. Ti concederai a loro davanti ai miei occhi pur di averne ancora. Non c'è niente che rimodelli il carattere come questo posto e domani quando sarà finita, l'unica morte a cui penserai con tanta passione sarà la tua.''

Poi mi lasciò andare e uscì.

---------------------------------------

Le donne di cui aveva parlato arrivarono poco dopo e con mia grande gioia notai che erano tutte delle semplici umane.

Mi lavarono, mi acconciarono i capelli, lasciandoli in parte raccolti e in parte ricadere sulle spalle e poi mi misero addosso una serie di stoffe. Non avrei potuto chiamarlo nemmeno abito, consisteva in una fasciatura sul seno ed una tra le gambe. Ero quasi completamente nuda, ma potevo immaginare il perchè, cosi avrebbero potuto scegliere di mordere ovunque volessero.

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora