Cap. XVII

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Sersi

Ryon era sconvolto.

Credevo che l'avrei visto furibondo ma non sconvolto. E cosi una domanda mi si insinuò come un tarlo a rosicchiarmi il cervello : avevo preso la decisione giusta?

Forse ero stata troppo avventata e pur di portare avanti il mio piano, mi ero addossata una responsabilità di troppo.

Non si trattava solo di me, dovevo ricordarlo bene. Rappresentavo anche l'ultima possibilità per quelle povere persone.

Mi ero candidata per me ma non dovevo scordarmi di loro.

Odiavo tutto di quel posto, il modo in cui mi faceva sentire impotente, l'aria cosi carica di dolore che mi sembrava di respirarlo ogni volta che inspiravo. Avevo detto la verità a Ryon, se avessi potuto l'avrei raso al suolo, ma non l'avrei fatto solo per vendetta, no. L'avrei fatto anche per liberare me e le persone che erano costrette a vivervi, da tutta quella sofferenza.

La mano mi bruciava terribilmente, come se vi avessero gettato dell'acido sopra. Me la strinsi al petto mentre con passo svelto e senza guardare nessuno, uscivo di gran fretta dalla sala.

Sapevo che da lì a poco sarebbe venuto da me, stavo lentamente imparando a conoscerlo.

Dovevo farmi trovare preparata.

Ryon

Andarna mi diede una spinta cercando di rallentarmi.

''da quand'è che hai smesso di preoccuparti della tua gente per preoccuparti di lei?''

Avevamo già avuto quella conversazione e darle nuovamente spiegazioni in un momento del genere, era la cosa che mi interessava meno.

''non è il caso adesso.'' tagliai corto.

Mi afferrò per il braccio costringendomi a fermarmi. Immaginai di stringerle le mani intorno al collo cosi forte da farle schizzare gli occhi fuori dalle orbite.

''hai dei doveri. Sei il Principe e questo non riguarda solo noi due...''

''non me ne frega un cazzo di noi due, hai capito? Non mi interessa della corona, né della mia e né della tua. Vattene.''

Ma non si mosse.

Sapevo che stavo esagerando. Lei era letteralmente colei che mi teneva in vita ma non ero sufficientemente lucido in quel momento da far si che mi importasse.

Gli umani nel distretto erano la mia gente e questo non era cambiato nemmeno quando avevo deciso di perdere la mia umanità. Non mi ero nutrito mai di un essere umano e mai l'avrei fatto finché Andarna avesse continuato a darmi il suo sangue. Eravamo due Eterni e poteva considerarsi una forma di cannibalismo, assolutamente proibito dalle nostre leggi.
Non che lei avesse interesse a dirlo a qualcuno.
Avevo il collare e lei teneva stretto il guinzaglio. Questo era ciò che voleva e questo era ciò che avevo acconsentito a darle. Un domani la corona come mia moglie, anche questo. Non mi interessava affatto, i matrimoni erano un contratto e niente più.

Poteva avere il mio titolo, il mio corpo e la mia lealtà. Ma non avrebbe avuto il mio cuore, non avrebbe potuto dal momento che l'avevo già messo da parte per lei.

Ed era questo che l'aveva turbata, non avere il pieno controllo su di me, non avermi per intero.

''spero che non torni. Che tutto quello che provi per lei ti marcisca dentro e ti avveleni. È quello che meriti per aver mancato di rispetto al tuo titolo, alla tua Regina e a me.'' mi guardò con odio prima di voltarsi e tornare indietro.

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora