Sersi
Il sole era calato da tempo quando due donne umane entrarono nella mia camera per prepararmi all'asta di quella notte.
Mi lavarono nella vasca, strofinandomi la pelle con la spugna fino a quando non divenne rossa e prese a bruciare.
Mi acconciarono i capelli in modo che stessero lontani dal mio viso, dal mio collo.
L'acconciatura mi pesava sulla testa e avevo una voglia matta di passarci le mani in mezzo e sfasciarla, ma mi guardai bene dal farlo.
Mi fecero indossare un vestito bianco lungo fino alle caviglie, di una stoffa sottile quasi trasparente. Ancora una volta a piedi nudi.
Avevo freddo, mi portai le mani sulle spalle e strinsi forte cercando di scaldarmi.Qualcuno bussò alla porta, le donne si affrettarono ad uscire per fare entrare lui.
Era Ryon ma...allo stesso tempo non lo era.Si fermò sulla soglia come se non avesse intenzione di avvicinarsi troppo a me ed io lo osservai.
Prima guardai il suo viso, gli occhi erano del solito incredibile colore, con il verde ed il nero.
Il naso dritto, gli zigomi alti.
I capelli scuri come le ali di un corvo, che si arricciavano leggermente alla fine.
Lasciai vagare lo sguardo sul suo corpo. Era alto, con le spalle larghe ed una postura impeccabile.
Avrei dovuto capirlo che era un reale, nessun altro ha quel portamento."Potresti smetterla di fissarmi? Alla lunga diventa imbarazzante, per te intendo."
Notai subito che la sua voce, il suo tono, erano in qualche modo cambiati.
Più taglienti, più pericolosi.I suoi occhi fecero la stessa cosa che avevano fatto i miei.
Vagarono prima brevemente sul mio viso, poi lungo il mio corpo.
Alzai un sopracciglio divertita da quella contraddizione."Potresti smetterla di fissarmi? Diventa imbarazzante, per te intendo." Rimandai quelle stesse parole dritte al mittente.
I suoi occhi tornarono sui miei, e le sue labbra si aprirono in un largo sorriso.
I denti, quei denti.
Sussultai rendendomi conto di cosa era cambiato.Loro non sorridevano mai, cosi si diceva.
Ma lui forse si era dimenticato di questa parte, o doveva ancora abituarcisi.
Mi domandai se le cose sarebbero cambiate tra noi, se mi sarei ancora potuta permettere l'atteggiamento che avevo sempre avuto con lui.
La confidenza.
Il sarcasmo.
Persino il disprezzo."Ti faccio paura?"
La sua domanda mi spiazzò.
Aveva la voce bassa, carica di preoccupazione.Scossi la testa. Non mi faceva paura, ma mi fidavo ancora meno di lui. Ora rimanere nella stessa stanza da soli, assumeva un significato diverso.
"E allora cosa c'è?" Mi domandò, facendo un passo nella mia direzione ed accorciando la distanza tra di noi. Trattenni a stento l'istinto di fare un passo indietro.
"Sei un principe a tutti gli effetti ora?" Svagai. Non era davvero quello che avrei voluto chiedergli.
Mille domande mi ronzavano nella mente: 'posso guardarti negli occhi?' ; 'mi comprerai come debitrice eppure non sarò mai obbligata a dare il mio sangue?' ; 'potresti ordinarmelo, se lo volessi?'; 'posso toccarti?'
Eliminai mentalmente l'ultima.Annuì.
"Sei pronta?""No." Dissi la verità questa volta. Inclinò leggermente la testa a destra mentre studiava il mio viso.
"Non mi piace quando mi guardi in quel modo." Confessai. "Come se fossi un rompicapo particolarmente difficile."
"Lo sei. Vorrei entrarti in testa per capire cosa pensi davvero, ma credo che forse potrei perdermici lì dentro" disse indicandomi.
STAI LEGGENDO
Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)
Fanfiction-Segue Stirpe- Si dice spesso che amore ed ossessione siano divisi da una linea sottile, ma mai sottile quanto la linea che separa amore ed odio. E nessuno è in grado di odiare quanto la persona che ha amato di più. TW: violenza, esplicito, contenut...