Cap.III

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Non avevo mai avuto modo di vedere il patronus corporeo di Draco, tutti sapevamo che fosse in grado di produrne uno, eppure era completamente differente da come me lo sarei aspettato.

Un grosso felino si faceva strada tra le persone avanzando lentamente verso i dissennatori. Erano tre ed erano fermi ad un metro da me. Non si mossero fino a quando quell'enorme animale non fu arrivato quasi ai miei piedi. Era cosi nitido che sembrava essere reale, come se potessi toccarlo. Serviva un grande controllo per produrre qualcosa del genere.

Mi voltai a guardarlo, aveva la bacchetta alzata appena, gli occhi di qualcuno che era pronto ad uccidere. A farlo ancora.

Poi il freddo cessò. Le luci si riaccesero e le persone ripresero a respirare.

Ma io mi resi conto a pieno di cosa era davvero accaduto solo in quel momento. L'adrenalina sparì cosi come la paura, le gambe mi si afflosciarono. Avevo appena usato la mia magia senza volerlo e fortunatamente non avevo fatto del male a nessuno, nemmeno a lei. Eppure i dissennatori erano venuti comunque, perchè quello era stato l'accordo.

Era ingiusto, non ero colpevole, non avevo fatto niente, eppure se fossi stata da sola sarei morta. Se qualcuno non avesse lanciato un patronus non avrei avuto modo di difendermi.

Mi abbassai, quasi a volermi nascondere dalle chiacchiere che sentivo salire. Mi fissai le mani.

Non avevo fatto niente. Niente. Continuavo a ripetermelo, perchè non dovevo scordarlo. Ma ero stata punita lo stesso. E cosa peggiore, Draco si era esposto per proteggermi. Avevo combinato un bel guaio da quel punto di vista. Sarebbe venuto da me a breve e forse mi avrebbe trascinata via da lì.

No, sarei andata via con le mie gambe. Senza guardarmi attorno presi a camminare a passo svelto verso l'uscita. Non avevo una meta precisa, mi diressi verso i giardini della tenuta. Negli anni vi era stato realizzato una specie di labirinto con l'utilizzo delle siepi.

Vi entrai senza pensarci due volte. Volevo perdermi e non essere mai più ritrovata.

Camminai alla cieca per cinque o sei minuti prima di arrivare a quello che credevo essere il centro del labirinto, per poi sedermi a terra.

Ero stata inadeguata, avevo fallito e Sapphira aveva avuto pienamente ragione su di me. Non contava il fatto che stesse cercando di provocarmi ma il fatto che ci fosse riuscita con una tale semplicità. Ero debole e non ero pronta per quella vita.

Non avevo perdonato Draco e non lo vedevo più come prima. Ora quando lo guardavo riuscivo a vedere solo le cose che aveva fatto. Le cose sbagliate che aveva fatto. E non era giusto, perchè lui non era solo questo, eppure proprio come le persone facevano con me io facevo con lui. Lo guardavo e vedevo un assassino proprio come gli altri guardavano me e vedevano un mostro. Non ce lo meritavamo, non dopo tutto quello che avevamo passato.

Forse ero fottuta, e forse nessuno dei due riusciva ad ammetterlo all'altro.

Vidi la punta delle sue scarpe ancora prima di vedere lui. Mi aveva già trovata. Non alzai nemmeno lo sguardo.

''non ho fatto niente'' fu l'unica cosa intelligente che mi venne in mente da dire. Ma la mia voce era pacata e stranamente triste ed odiavo che non fossi in grado di celarlo.

''lo so'' fu la sua unica risposta.

Lo guardai. Era in piedi accanto a me, aveva le mani nella tasche del completo nero e guardava il muro di siepe davanti a noi come se vi potesse vedere attraverso.

''ci saranno delle conseguenze, vero?'' odiavo che non ne stesse parlando. Doveva dirmi cosa sarebbe successo, avevo bisogno di preparami mentalmente. Mi avrebbero processato?

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora