Cap. XVIII

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Sersi.

Sapevo che ci sarebbero voluti tempo ed energie per tornare indietro. Non importava che il sole stesse per tramontare, era il momento di andare. Prima che Ryon rinsavisse e provasse a fermarmi.
Prima che la sbronza gli passasse.
Doveva restare impegnato perchè potessi fare ciò che dovevo senza inutili discussioni e poco funzionali opere di convincimento. Non avrei cambiato idea e non mi sarei arresa al mio nuovo destino se non avessi prima avuto una risposta. Era più semplice mettersi l'anima in pace una volta che si conosceva la verità ed io non la conoscevo. Non direttamente. Dovevo guardarlo negli occhi mentre mi spiegava esattamente il perché mi aveva lasciato a morire.

Arrivai ai confini della città, lui non mi stava seguendo.

Tirai un sospiro di sollievo e accelerai il passo fino a trovarmi faccia a faccia con la barriera che divideva quell'inferno dal resto del mondo.

Alzai una mano quasi a volerla toccare, una parte di me credeva di non essere nemmeno in grado di attraversarla. Dover tornare, no, voler tornare, non diminuiva la paura. La persona che stava per uscire da Rasaagh non era la stessa che vi aveva messo piede quasi un mese fa. Il tempo era passato, settimane che mi avevano cambiata irreversibilmente, sia mentalmente che fisicamente.

E non si trattava tanto di me, ma degli altri. Di lui. Di quello che avrebbe visto in me, dell'espressione che avrebbe fatto, delle parole che avrebbe pronunciato.
Volevo la verità e se non fossi stata pronta ad ascoltarla?

I dubbi mi assalirono, le paure, le insicurezze. Restai lì, immobile.

E gli diedi, alla fine, l'opportunità ed il tempo di raggiungermi.

Sentii i suoi passi sulla neve, ed era cosa rara che riuscissi ad accorgermi della sua presenza, per questo dedussi che fosse totalmente intenzionale.

Ma non mi voltai.

''non andartene.'' Un misto tra una preghiera ed un vero e proprio lamento.

Scossi la testa.

''allora torna. Dimmi che tornerai.''

Finalmente mi voltai.

Non avrei saputo dire se fosse stato per il suo aspetto, trasandato e sfatto, o per la sua espressione assolutamente carica di disperazione, in ogni caso una punta di un sentimento che non ero in grado di definire mi si insinuò nel petto.
E dovevo scacciarla, soffocarla.
''non credi che sia crudele chiedermi di tornare?'' non era quello che avrei voluto dirgli. Volevo che mi dicesse perchè avrei dovuto farlo, cosa credeva mi tenesse ancorata a quel posto?

''lo è quanto averti portata qui. Eppure non mi odi. Tirerò la corda ancora, chiedendoti di tornare e se nemmeno questo ti aiuterà ad odiarmi, allora torna.''

Non lo odiavo quando probabilmente avrei dovuto, ma non per questo l'amavo, non per questo avrei fatto un sacrificio del genere. Non per lui.

''tornerò'' il suo volto si fece meno tirato ed il suo corpo rilasciò la tensione ''ma non lo farò per te, lo farò per l'impegno preso, per la gente. Lo farò per poter morire un giorno e dire di aver fatto qualcosa di buono. Almeno una dannata cosa.''

Annuì e non mi guardò quando attraversai la barriera e mi smaterializzai.

Ci vollero cinque stop prima che riuscissi ad arrivare a casa Malfoy. Durante il tragitto, decisi la mia prima destinazione. Sapevo che non era Sersi quella che stava uscendo da Raasagh, era il delegato degli Eterni e non avrei dovuto concedermi una tale libertà. Ma non importava, non ero mai stata una di quelle persone che toglieva il cerotto con delicatezza ed un po' alla volta, io lo strappavo con un colpo solo. Ed era quello che stavo facendo: prima le risposte.

Uccello in gabbia (Stirpe parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora