Senza parole

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Prompt n. 4 Caressing the other's hand

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Il frastuono cittadino si affievolisce progressivamente. Il primo a dileguarsi è il vociare della gente, dopo scompaiono i motori. Svaniscono le macchine, poi tocca ai suoni più acuti di moto e scooter. Persistono più a lungo gli schiocchi delle gomme sulle giunture del ponte abbandonato, vanno sempre due a due. La diga che Naruto adorava da piccolo è più lontano, alle loro spalle, sulla sinistra. Impossibile vederla da lì, la rigogliosa vegetazione attutisce suoni e panorami.

Ora resta il lieve fruscio dei loro passi su erba e foglie morte, ha la stessa intensità del placido gorgoglio dell'acqua. I motivetti degli uccelli rimbombano sotto le chiome degli alberi altissimi, i fusti poderosi sembrano i pilastri del cielo. Lunghe liane si intrecciano tra i rami, le corolle dei fiori selvatici sfiorano le loro scarpe con serie di piccoli tonfi rilassanti. I lunghi steli si protendono diversi centimetri donando al prato un effetto tridimensionale.

Naruto e Itachi si tengono per mano, i nasi all'insù. Fanno entrare l'aria umida e tiepida in profondità nei loro polmoni, impossibile classificare e capire la provenienza dei vari aromi.

Il caldo è esploso sancendo il momento da cui la primavera non può più fare marcia indietro, ma la frescura del fitto bosco smorza il calore e il fastidioso pizzicore del sole diretto sulla pelle.

Sono ormai distanti un paio di chilometri dalla città e certi di essere soli, nessuno si spinge mai così a fondo lungo il corso del fiume Naka. Il bosco è magnifico ma insidioso, lo scarseggiare di punti di rifermento potrebbe far smarrire chi è poco esperto.

Naruto e Itachi conoscono bene quei luoghi. Quello è il fiume che ha strappato a Naruto l'amore dei genitori, le stesse acque hanno inghiottito Shisui. Scene accadute davanti ai loro occhi.

Come se stessero captando i pensieri l'uno dell'altro, Naruto e Itachi si sfiorano a vicenda i dorsi delle mani in lievi e incoraggianti carezze.

Si guardano e sorridono. Quello non è più il fiume che ha strappato i genitori a Naruto. Non sono più le acque che hanno inghiottito Shisui.

È un posto nuovo, ora. Visto con altri occhi, vissuto con l'amore e non più con paura e dolore. Un altro ricordo rivalutato e mondato dal passato.

L'acqua limpida s'increspa in un mulinello. Lì, in una naturale piccola vasca delimitata da sassi levigati, è più profonda.

Il fruscio del prato e delle foglie lascia spazio l'acciottolare delle piccole pietre sotto i loro piedi. Le mani si scambiano ancora accenni di complici carezze, si fermano all'unisono davanti alla striminzita piscina.

Sincronizzano i movimenti sfilandosi le scarpe di tela, i jeans di entrambi si afflosciano sui ciottoli seguiti da intimo e magliette. Nudi sul corpo ma non dentro l'anima, scavalcano il bordo di sassi senza sciogliere sguardi e mani.

L'acqua è poco più alta delle loto vite. L'intreccio di dita si trasforma in un abbraccio mentre si immergono nel fresco pulito per sedersi sul fondo levigato.

Le gambe di Itachi si avvinghiano alla vita di Naruto, il biondo lo tira a sé per avere le sue natiche in grembo e i petti attaccati. Si posano la testa a vicenda sulla spalla.

Farfalle di ogni forma e colore volano silenziose sopra le loro teste per accaparrarsi i fiori migliori.

Naruto si disancora dal fondo per affidare il groviglio di membra al galleggiamento. Roteano abbandonati l'uno tra le braccia dell'altro, accettano morbidi la dolce direzione che imprime loro la corrente. Bollicine lambiscono le pelli nude, una rosa pesca e l'altra bianca come la luna.

La vertigine della rotazione è piacevole, li ubriaca impedendo loro di capire se a girare sono i corpi o il mondo intorno.

Il verde delle foglie si mischia col cielo, col sole, col legno.

Guardano in su e non smettono di ridere.


Parole, 625

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