Capitolo 24

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Note dell'autrice (Importante)

Ehilà!

Lo so che sarei da lapidare per lo strabiliante ritardo di pubblicazione, ma prima di darmi una bandierina bianca o rossa solo per questo... ascoltate un po' qui!

E' stata una vera e propria epopea, un'Odissea, un viaggio al centro della Terra! E non solo per il caldo che non mi faceva scrivere al pc non più di due righe, per cui staccavo continuamente la storia, ma anche per il capitolo in sé! Questo è un capitolo molto particolare che mi ha creato problemi, essendo composto da due parti molto importanti per la storia e ciò mi ha creato un casino perché non sapevo come sfumare da una parte all'altra, come descrivere le cose, le azioni! C'è stato anche un nuovo punto d'osservazione, un nuovo POV in una parte della storia e quindi tante complicazioni! In compenso, con il sudore alle mani e ai piedi, sono riuscita a mettere in piedi queste undici pagine di Word, per regalarvele e farmi perdonare per il ritardo. Che poi, scusate, si è rotta anche un'unghia in tutto questo! *piange* Non riuscivo a scrivere *sob*. Bando alle ciance, spero che il capitolo vi piaccia, perché lo aspettavo da tanto tempo *cuoricino* Non so quando aggiornerò: fa davvero troppo caldo per stare al pc L

Buona Lettura!

P.S. L'unica nota la metto qui, alla fine del capitolo che sarà troppo... niente spoiler:

1) Grazie Mille: il 'gozaimasu' si mette quando si parla in modo formale, in alcune formule di cortesia.

ADDIO. E recensite, chiedo ancora venia!

-Bloody Schutzengel

Capitolo 24

Il giglio sanguinario sulla vetta

Pochi e lievi rumori, mormorii di voci e delicate melodie metalliche delle lame delle spade svegliarono poco a poco Yoko, che quella notte dormì piuttosto meglio rispetto alle altre passate al palazzo. Sentiva il calore della sua pelle, della sua mano sulla propria guancia, la morbidezza delle rustiche coperte e l'odore sempre più scandito del cibo della prima colazione. Si stropicciò gli occhi con delicatezza, quasi come una bambina, poggiò una mano a terra e fece leva per alzarsi, sbandando un po': era ancora tra la veglia e il sonno. Sbadigliò tenendosi una mano sulla bocca, per poi decidere di velocizzarsi e cambiarsi. Si alzò e prese la sua divisa, infilandosela in pochi secondi non prima di togliersi la camicia da notte. Si sistemò i capelli come meglio poteva, con la solita lunga treccia nera ed uscì dalla tenda: stavolta, prima di scostare quella cortina, s'era preoccupata di controllare in un piccolo specchietto se si piacesse.

L'aria fredda d'inverno senza neve la colse alla sprovvista: la lampada ad olio che aveva tenuto vicino il futon per tutta la notte l'aveva a tal punto riscaldata da farle dimenticare in che stagione fossero. Un brivido di freddo le fece tremare le gambe, poi il torso ed anche il viso. Nonostante la "sorpresa" della temperatura, a Yoko piaceva quell'atmosfera: dovevano essere le sei del mattino, secondo l'orologio e il sole era appena sorto, facendo apparire il paesaggio tenuamente illuminato, delicato e morbido. Non sembrava di essere in guerra...

In effetti, non era mai stata etichettata come guerra: Yoko sapeva che quello non era altro che un capriccio del generale che, secondo lei, per qualche motivo, un giorno, s'era svegliato con l'intento di rendere un inferno la vita della gente. Eppure, quella sera, le era parso tutt'altro che un essere dagli istinti pluriomicidi... Anche a guardarlo adesso, la ragazza non fece caso a nient'altro che al suo aspetto: l'ì, all'alba, le piaceva ancora di più e, forse, stava dimenticando di trovarsi davanti ad un assassino.

Non essendo in vena di rimanersene lì imbambolata, camminò verso il centro dell'accampamento, attraverso i vari soldati che giravano tra le varie tende. Arrivò alla grande dispensa, da dove, la mattina, distribuivano le porzioni di cibo per la colazione, poiché non c'era bisogno di allestire la tavola, per qualche motivo. La fila era logicamente molto lunga, ma la ragazza non si scoraggiò: prima o poi sarebbe terminata ed il suo turno sarebbe arrivato... Chissà perché questa frase, le dava un senso di malinconia, di tristezza, come se nella sua vita qualcosa fosse stato per finire, se non proprio i suoi giorni... Questi macabri pensieri le rimbombarono nel cuore, mentre guardava fisso a terra, come una campana di morte, quelle che di solito suonavano per decretare il decesso di qualcuno.

Sotto mille ciliegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora