Capitolo 1

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• Capitolo 1 •

Kintou




Il mattino del quindici agosto dell'anno ****, un gruppo di uomini con degli strani vestiti, spalancano le porte del palazzo dell'Imperatore. La gente si riversa nelle strade: chi non sa è incuriosito, chi non sa ha il terrore in corpo. Dal grande portone, escono uomini vestiti con colori cupi, spenti e tristi, tutti uguali, in fila per venti, come un esercito, una macchina da guerra. Davanti a tutto, nel luttuoso silenzio generale, gioiosamente il loro shogun solleva il corpo dell'Imperatore privo della testa: quella giace tra le mani dei soldati fidati del generale, che la scherniscono e la deridono.

Il gallo ha cantato: l'imperatore è rovesciato.

Passano dieci primavere, tristi, silenziose, indifferenti: uno stato senza Imperatore, un popolo senza guida e delle anime senza sostegno.

Il palazzo dell'imperatore diventa grigio, verdastro. L'amaranto macchia le strade e le mani dei ribelli, sguazzano del cremisi. 'Rivolta' sembra la parola chiave di tale periodo: i vestiti colorati e decorati con fiori di ciliegio sono motivo di scherno, così come le giacche grigie e i colletti neri sono marchio di potere e simbolo del giusto.

Gli alberi stanno morendo, petali rosa si tingono di grigio e galleggiano negli acquitrini neri come il cielo intossicato. Odore di polvere, di fuoco, di morte e di fumo impregnano ogni cosa: i bambini hanno dimenticato come piangere per la tristezza, perché ora piangono a comando. Mille e più morti viventi, senza cuore e senza anima, camminano con alcuna meta per le strade di ciottoli rettangolari ed ordinati: le scarpe non fanno rumore come i tacchi di legno.

Il rosso è solo sangue, non più colore di ponti, di vesti, non è più colore sacro e fortunato. Il rosa non è più colore di pelle, né colore di alcun albero: è tutto cenere, tutto polvere, tutto fumo. Non si riesce a respirare.

La mano dei lavoratori si muove sempre allo stesso modo, dietro un fiume di gomma che scorre sempre con la stessa velocità. Su questo galleggia del ferro arrugginito, degli oggetti strani: il lavoratore li salda insieme, senza sapere più il proprio nome.

Strani sassi quadrati messi uno sopra all'altro hanno creato quelle che quelli chiamano case, ma dentro sono spoglie, uguali, senz'anima e senza l'amore tipico di casa propria.

Le cappelle, i templi e i cimiteri sono ridotti a cenere. Questa galleggia sul lago di lacrime dei credenti che piangono i loro antenati andati in fumo per la pazzia dei rivoluzionari.

La Vita, se così si può chiamare, scorre piano, lenta, piatta, sotto il cielo sporco.

Lo shogun e le sue truppe programmano, scrivono, salgono e scendono le scale pelose del palazzo del governo e pattugliano ogni vicolo in cerca di coloro che non vogliono piegarsi al regime. Questi vengono repressi nel sangue davanti a volti di donne, uomini, bambini, anziani. Il loro collo si poggia sulla macchina di morte, una corda viene lasciata e la testa rotola giù per le scale del supplizio.

Bandiere di soli raggianti rossi sventolano su ogni strada: sono arrivati i Rivoluzionari.

La terra ad ovest non è stata ancora raggiunta: lì vivono creature pure, magiche e benevole, ragion per cui è stata chiamata Terra Pura. Ci sono boschi, montagne laghi e fiumi pacifici e colorati. Il colore rosso è ancora colore sacro. Ci sono poche persone, ma si nascondono per non essere viste dagli occhi volanti del regime che vuole tagliare loro la testa. Oltre i ponti che sorvolano le cascate, oltre i santuari che fungono da vedette lungo tutta la montagna verticale, nell'abisso della foresta silenziosa, v' è nascosto un Tempio. Qui giace la sacerdotessa ****, che protegge la sua terra dal fumo di morte del regime di Kintou Est.

Sotto mille ciliegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora