Capitolo 15

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• Capitolo 15 •

Sfida



Quando Yoko aprì gli occhi pian piano, vide solo il pavimento di ciliegio ch'era sotto di lei, si sentì le mani sotto  la guancia e capì che s'era addormentata lì rannicchiata. Ora ricordava: ricordava la scorsa notte quando il generale aveva eroicamente salvato colui che stava per uccidere e poteva ricordare le sue lacrime di gioia appena vide Hatori respirare. Tuttavia, il suo viso non cambiò d'espressione: era interdetta, appena sveglia e stordita dal trambusto di quella notte. Notò subito che c'era qualcosa nell'aria che non andava: era sola nella stanza, sola con Tori ch'era ancora sul lettino, immaginava. Non si alzò, ma si guardò intorno rimanendo rannicchiata a terra: c'era un odore familiare. Erano fiori di loto? Olii? Fumo? Si voltò di scatto, ma il generale non era lì come pensava. Solo dopo riconobbe che la giacca che aveva addosso non era quella del cugino ma quella del generale: s'era dimenticata che quella di Tori gliel'aveva rimessa addosso per non fargli sentire freddo la notte dopo esser stato ferito in tal modo. Si ricordava che s'era assopita senza nulla, solo con gli indumenti intimi, dato che preferiva farsi vedere così, purtroppo, anziché veder suo cugino morire di freddo. Non ricordava che il generale le avesse porto quell'indumento ruvido e caldo per non vederla tremare, assolutamente no. Sapeva che se n'era andato per lasciarla lì sola a riflettere, tutto qui.

Yoko si alzò lentamente, ancora assonnata e dolorante per i vari acciacchi che aveva lungo il corpo. Rimase interdetta: il letto da ospedale era sfocato, bianco, non c'erano tracce di sfumature del castano dei capelli di Tori oppure della sua pelle chiara. Era tutto bianco e rosso per la grossa macchia di sangue che aveva bagnato le coperte e il materasso. Si strofinò velocemente gli occhi, impaziente di accertarsi che ciò che pensava non fosse vero. Il letto era adesso più nitido, come il cremisi che lo tingeva in parte, ma Yoko non era ancora certa che suo cugino si fosse mosso. Come poteva muoversi in quello stato? Sarebbe crollato sotto il proprio peso appena avesse messo un piede a terra. Era impossibile che se ne fosse andato. La ragazza tirò via le coperte dalla barella, ma sotto non c'era nessuno: erano solo un cumulo di lenzuola che imbottivano il tutto. Non pensò che si fosse trattato di un modo per ingannarla, poiché prima o poi lo sarebbe venuta a sapere, ma... Dov'era Hatori? Si girò e si rigirò cercando di trovare qualche indizio, divorata da un'ansia che cresceva repentina.

"Tori? Dove sei?" Disse ad alta voce, tremando quasi dalla paura che fosse scomparso. Nessuno le rispose, ma sentì un rumore improvviso. Era un rumore metallico, come se un piccolo oggetto ferroso fosse caduto su un altro del medesimo materiale, provocando uno stridio fastidioso ed acuto, come se una forchetta di metallo fosse caduta dentro un piatto d'argento. Il rumore proveniva dal fondo della sala, dove c'erano le barelle provviste di tendine per la privacy. Yoko avanzò cautamente e nell'aria sentiva che il tempo era passato più velocemente di quanto si aspettasse. Ormai aveva imparato a riconoscere, al chiuso, quando era sera e quando era giorno e sapeva che se fosse andata di nuovo sul tetto del palazzo avrebbe potuto vedere il tramonto. Aveva davvero dormito tutto questo tempo?

Un altro stridio metallico giunse alle orecchie di Yoko dal fondo dell'infermeria, più dolce e quasi piacevole, poi s'udì una voce strozzata, come un'imprecazione soffocata. Si udirono anche delle gocce d'acqua tuffarsi in una pozza, come se stessero ricadendo in un secchio, in una bacinella. La ragazza si fece dubbiosa più che timorosa ed avanzò leggermente più spedita. Vide qualcosa sporgere dalla tendina grigiastra per via del cambio di prospettiva man mano che s'avvicinava al lettino da dove provenivano quei suoni metallici. Era come un braccio coperto da un tessuto bianco rialzato fino al gomito, questo poteva intuirlo dai numerosi ripiegamenti della stoffa. C'era anche una schiena, una gamba foderata di nero e di stivali di pelle. Yoko avanzò veloce, a passo normale e spedito verso il suo obiettivo e scovò con gioia una situazione tutt'altro che drammatica.

Sotto mille ciliegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora