Capitolo 17

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• Capitolo 17 •

Bella addormentata


"Kanpai!" 1

Un brindisi. Un brindisi alla fine del discorso del generale. Tutti i calici di vino o spumante erano in alto come segno di festeggiamento dell'inizio della campagna militare a Kintou Ovest. Yoko aveva alzato il proprio calice, lentamente e timidamente, senza che la situazione potesse strapparle un sorriso. Le persone continuavano a guardarla affascinate, soprattutto i signori, tanto da farla quasi arrossire. Lei non si trovava un granché bella, si sentiva diversa, sì, ma non tanto meravigliosa da meritare tanti sguardi indiscreti. Specialmente quello di Heizo. Quello, però, non era uno sguardo d'ammirazione: tutt'altro. Le pupille sottili e nere del vice generale fissavano tra la folla la povera ragazza, meditando su come potersene liberare al più presto. Nella sua mente c'erano immagini di sangue, della sua katana sporca del cremisi che scorreva nelle vene di Yoko che nelle sue fantasia era a terra in un bagno scarlatto con il generale alle spalle che sorrideva al lavoro appena compiuto. Stava seriamente pensando di sbarazzarsi in quel modo tanto cruento di quella macchia nel loro esercito, ma quando la lama della sua katana brillò fuori dalla federa per qualche centimetro, Heizo ci ripensò e subito la rimise via.

Guardò nel vuoto, fissando quella federa decorata, nera, piena di ghirigori e scritte nella lingua di Kintou, quella lingua tanto odiata dal generale, era stranamente dappertutto: incisioni, scritte, indicazioni erano scritte in kanji2 ed hiragana3, perché purtroppo il regime non era abbastanza radicato da imporre pure a sé stesso di imparare una lingua delle terre d'oltremare. Era, dopotutto, una contraddizione, come il permettere di indossare i kimoni alle ragazze con cui i soldati si divertivano o l'uso delle katana. Sarebbe stato più facile e coerente utilizzare vesti da notte trasparenti e pistole, al posto di quelli, ma senza che se ne spiegasse il motivo, il generale preferiva mantenere tali oggetti nel suo palazzo. Non che non disponessero di un'armeria piena di armi a polvere da sparo e altri tipi di spade, ma le katana non mancavano mai in qualunque momento.

Il generale si intrufolò tra la folla, come un dio che si confonde tra i comuni mortali, avanzando a fatica urtando le persone per raggiungere Yoko. La sua dama lo stava aspettando come da copione, ferma, immobile e visibilmente contenta della sua presenza accanto a lei, nonostante non sapesse di essere una così brava attrice. Dovevano sembrare davvero una coppia tranquilla, anzi, non una coppia, solo un generale e la sua dama per una serata. Non dovevano solamente ed assolutamente trasparire la voglia di scappare di Yoko che si sentiva sempre più a disagio e l'istinto del generale che l'avrebbe potuto spingere ad approfittarsi della ragazza da un momento all'altro. Sarebbe stato difficile, stando vicino a lei tutto quel tempo, pensò Yoko, ma poi si corresse. Non era forse vero che durante tutta la degenza di Hatori era rimasto buono e docile come un cagnolino senza sfiorarla? Ma non era anche vero che non sapeva se l'avesse pensato di approfittarsene? Proprio per questa sua impossibilità di capire ciò, Yoko si sentì man mano sempre più sbagliata in quella situazione, mentre il desiderio di sparire e di non voler provocare alcuna ritorsione si facevano sempre più forti e sembravano volerle far esplodere il cuore. Mentre pensava a questo, guardando per terra, della dita morbide e profumate, lunghe e curate, le toccarono il mento, alzandolo e facendola risvegliare. Davanti a sé vide il generale con uno sguardo da assassino che in quel momento poteva permettersi dato che erano in un angolo della stanza. Sembrava volerle dire di ubbidire e di recitare la sua parte senza far troppi commenti, ed effettivamente, era proprio quello che stava pensando. Le cinse i fianchi con un braccio sussurrandole qualcosa, poi la fece voltare verso la gente, sorridendo.

"Waratte4..." le sibilò. "Signore e signori, cari colleghi e comandanti di Kintou Shuto, della Terra Rossa e dalle Terre d'Oltremare, do ufficialmente il via al ballo vero e proprio. Prendete con voi la vostra dama!2 Sentenziò il generale, mostrando un fare molto diverso dal solito: le sue labbra erano curve all'insù, gli occhi apparentemente allegri ma risoluti e sembrava calmo. Si sentiva davvero così a suo agio in tutto quel trambusto che a sua propria detta gli dava fastidio. Si poteva sapere cosa avesse nella testa? Il braccio sul fianco della ragazza la spinse leggermente in avanti costringendola ad avanzare verso la sala. Il generale camminava solennemente, composto e con un'aria che dava chiaro esempio della sua autorità. Yoko lo scrutava, lo osservava bene: quegli occhi spiccavano ancora più neri e densi senza il cappello a coprirli, non l'aveva mai notato fino ad allora, poiché non l'aveva mai tenuto tanto vicino. Il collo era sottile, bianco, profumato. O forse era il vestito a profumare? Le decorazioni rigide da militare che c'erano sulle spalle lo facevano apparire più imponente, dalle spalle larghe ed autorevoli. Il codino gli dava un pizzico di delicatezza ed eleganza, tipico della sua persona, anche se non si direbbe. Yoko non l'avrebbe mai ammesso, ma per quanto androgino potesse sembrare, alle volte, era proprio un bell'essere umano. Esteriormente, s'intende, dato che era ancora dubbiosa se quel contenitore finemente curato e rifinito custodisse un'anima. Anche un'anima nera, ma un'anima. Questi pensieri la fecero quasi abbattere e rivolgere lo sguardo a terra, ma sapeva che poteva continuare a recitare la sua parte in modo impeccabile, quindi guardò dritto avanti e sorrise.

Sotto mille ciliegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora