Capitolo 8

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• Capitolo 8 •

Ghigliottina


"Tu non sei Yoko."

C'era un leggero tono di spiacevole sorpresa nella voce del generale, appena scovò Tohma dal suo nascondiglio. Non disse nulla. Stringeva al petto le poche cose che aveva preso per la ragazza, guardando con timorosa rabbia gli scuri abissi del generale: non era accigliato, non era annoiato. Era strano. Non c'era rabbia, almeno all'apparenza. Non l'aveva mai visto così risoluto, tranquillo ed imparziale. Sembrava il ritratto di Heizo, pensò. Ma Tohma sapeva che non doveva pensare quando si trattava di quell'uomo: era troppo pericoloso farsi ingannare: pericoloso quanto facile. Ora era tranquillo ora era furibondo. Ora ti strappava con bontà il cuore a mani nude dal petto, ora come un ciclone sorrideva e riempiva di complimenti i soldati che erano riusciti a sopravvivere a discapito di altri nell'addestramento. Non abbassò la guardia, ma volle vedere fin dove volesse arrivare.

"Bene, Tohma." Si allontanò pian piano per qualche passo con le mani dietro la sottile schiena. Si fermò e girandosi puntò col frustino ciò che aveva in mano il ragazzo. "Cos'è? A che ti serve? Hai fame? Non ti basta quello che ti faccio mangiare ogni sera?" Non c'era segno di rabbia nella sua voce. Era fin troppo calmo. Come chi sa per certo quale potrà essere la conclusione di un'intricata situazione, seppur spiacevole, il generale fissava Tohma come chi fissa qualcun di cui conosce già il destino. Lui l'aveva capito, se la doveva aspettare quella triste fine. Ebbe improvvisamente l'anima in pace e i suoi istinti poterono prendere il sopravvento.

"Sì sono per me." Il generale ascoltava impassibile, guardandolo dall'alto verso il basso. Tohma si drizzò sulla schiena, petto in fuori, spalle larghe e testa alta, come gli avevano insegnato il primo giorno d'addestramento cinque anni prima.

"Vedo che finalmente ti comporti da uomo." Disse con calma il generale, senza scomporsi.

"Sono per me questo riso, questo latte e queste verdure. Sono per me perché non mi basta il cibo che ricevo dalle mani sporche del generale. Le mani sporche di sangue del generale che vive nella lussuria a spese mi mille e più innocenti là fuori che hanno la schiena a pezzi per le dodici ore di lavoro che devono portare a termine." Era un confronto tra calmi, come quando si espone un argomento a chi ti ha interrogato.

"La tua non è messa tanto meglio."

"La mia schiena è il mio orgoglio. Sono orgoglioso di tutte le quarantotto turpi cicatrici che l'hanno fatta diventare brutta e ruvida. Sono orgoglioso del dolore che provo quando mi sdraio sul letto della mia camera per le croste che si conficcano nella carne. Sono fottutamente fiero di come mi sono guadagnato questi sfregi." Disse, come un bambino contento della sua faccia piena di polvere dopo aver catturato una lucertola in un buio tunnel di terreno. "Sa che me li ricordo tutti uno ad uno perfettamente? Quelli che mi sputano addosso e che mi parlano alle spalle dopo che hanno lasciato il segno sulla mia pelle usando le sue mani, generale? Me li ricordo. Uno ad uno. Posso ricordare Kota che mi chiese di aiutarlo a rubare del cibo da questa stessa dispensa per fargli superare le prime notti in cui si ritrovò con chili e chili di meno che quasi stava per morire. Mi ricordo di Hinata che appena cadde malato e fu costretto a letto con la meningite, fu aiutato da me che ho alle spalle delle conoscenze di primo soccorso per quando in casa qualcuno si facesse male, dato che non potevamo permetterci il lurido ospedale del vostro regime. E posso ricordarmene altri, me li ricorderò per sempre. Ricorderò Yoko, perché lei è speciale, ha gli occhi che trasudano una tale vitalità che non riuscirete mai a distruggere. Non riuscirete mai a strappare via la voglia di vivere da quella ragazza." Tohma a questo punto iniziò a diventare sempre meno risoluto, sempre più emotivo ed impulsivo. Era leggermente inclinato in avanti, con la fronte solcata da rughe d'espressione, di decisione e di rabbia. Il generale sembrava una statua.

Sotto mille ciliegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora