Capitolo VIII - Vania (passato)

60 15 89
                                    


Il Maestro non era per niente soddisfatto dei suoi progressi. Quando fosse tornato dal viaggio nella città di Fleia, avrebbe dovuto dimostrargli che si era impegnata e che non meritava altre punizioni.

Controllò che l'acqua avesse preso a bollire, poi tornò a triturare le erbe nel mortaio cercando di ignorare il dolore al braccio. Ultimamente le faceva male a compiere anche i movimenti più semplici e pure la sua zoppia stava peggiorando.

Un lieve fruscio le disse che non era più sola. La sua guardiana cercava di nuovo di coglierla in fallo.

«Ti stai attenendo alla ricetta?» disse con voce melliflua.

«Sì, Hie Rhana» annuì senza voltarsi. Non voleva vederla, il suo aspetto le faceva venire i brividi.

«Ti fa ancora male il braccio?»

«Non così tanto» mentì per non mostrarsi debole. Cercò di non guardare la mano che si allungava sul tavolo, le cicatrici irregolari che percorrevano il dorso e le dita. Il grattare delle unghie contro la terracotta di uno dei recipienti le fece drizzare i capelli sul collo. Hie Rhana le porse l'ampolla, tra le dita deformi.

«Metti cinque gocce di questo» le disse avvicinando la mano. Vania guardò l'ampolla, ma non la prese.

«Qualcosa non va, carina?» nel tono della voce roca poté sentire il divertimento di Hie Rhana per il disagio che le provocava il suo aspetto.

«Niente» disse voltandosi, sforzandosi di guardarla negli occhi. «Mi domandavo solo perché quello. Non è quello giusto.»

Il volto orribilmente deformato dalle cicatrici si tese in una smorfia. «Davvero? Ne sei certa?»

«Ne sono certa.»

Hie Rhana posò sul tavolo l'ampolla sorridendo. La bella bocca di una ragazza di non più di vent'anni era forse la cosa più inquietante su quel volto così sfigurato. «Non fare la saputella, carina, non sei così brava.»

Vania tornò al mortaio per non dover fingere ancora che non le facesse paura.

«Non appena tornato, il Maestro farà qualcosa per il tuo braccio e per la tua gamba» le disse Hie Rhana continuando a osservare il suo operato. «Ma visto quanto lo hai deluso, quando avrà finito con te magari non sarai più così carina.» L'involontario tremito nelle mani di Vania non le sfuggì, facendola sorridere biecamente. «Magari ti farà più simile a me. Di me è soddisfatto, io faccio quello che dice e non lo deludo.»

Vania non disse niente, lottando per tenere sotto controllo il tremito delle mani. Strinse il pestello, si concentrò su quello fino a quando non udì i passi di Hie Rhana allontanarsi. Solo allora si lasciò cadere sul pavimento stringendosi le braccia al corpo, tremando senza controllo. Non voleva che il Maestro la trasformasse in un mostro.

***

Il Maestro giunse due giorni giorni dopo nel tardo pomeriggio ed era di pessimo umore. A quanto pareva qualcosa a Fleia era andato terribilmente storto. Vania si andò a rintanare in camera sua nella speranza che il Maestro fosse troppo impegnato per andare a cercarla e che non finisse per sfogare la sua rabbia su di lei.

Si sedette al tavolo e aprì il libro al segno. Intinse la piuma nel calamaio e prese a copiare il testo. Dopo più di un anno di assiduo esercizio, scriveva con una bella calligrafia rotondeggiante e fluida. Se il Maestro l'avesse trovata impegnata a studiare, forse sarebbe stato più ben disposto nei suoi confronti, forse non l'avrebbe punita. Forse non l'avrebbe tramutata in un mostro come Hie Rhana.

Il Fabbricante di BamboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora