Lo stendardo del Sacro Ufficio, dispiegato alla luce tersa del freddo mattino, risalì le strade di Roccacorva annunciando l'arrivo di un Inquisitore.
L'ultima volta era accaduto durante quello che poi era stato chiamato l'Inverno Nero, poco meno di un secolo prima. Otto inquisitori e centoventi armati del Sacro Ufficio erano giunti nella città sulle tracce di un circolo di streghe che si riuniva tra i boschi della valle. Per trovare le donne ree di essere parte del circolo, gli inquisitori avevano scatenato una delle più feroci e sanguinarie Cacce mai annoverate nelle cronache delle Signorie. In poco più di quattro mesi erano state decretate quasi cento esecuzioni di presunte streghe; tutto in nome della lotta contro il male giustificata da processi sommari o, ancora più spesso, solo da accuse non suffragate altro che da sospetti e maldicenze. La Caccia si era estesa, inasprita, coinvolgendo chiunque fosse sospettato anche solo di aver dato aiuto o riparo alle streghe fuggitive. Il fumo dei roghi accesi aveva preso a sovrapporsi a quello dei fuochi che si stavano spegnendo, il cielo della città ne era costantemente offuscato e l'aria impregnata dell'odore della carne bruciata.
Le cose avevano continuato a peggiorare fino a quando non era stata la famiglia di Sua Signoria a cacciare gli Inquisitori e a porre fine all'inverno di terrore che aveva precipitato Roccacorva nella più terribile carestia da quando le cronache venivano scritte. I contraccolpi di quel gesto così netto non si erano fatti attendere. Erano state emesse bolle di infamia da parte del Sacro Ufficio, ai danni dei membri della famiglia regnante di Roccacorva, giudicati detrattori della Sacra Legge. Per contropartita la Legge della Signoria aveva condannato a morte tre Inquisitori rei di aver bruciato innocenti senza un processo ritenuto adeguato.
Per anni i rapporti erano rimasti tesi, c'era stata una denuncia di stregoneria nei confronti di una cugina della famiglia e un decreto della Signoria che vietava ogni presenza di Inquisitori sul territorio di Roccacorva, compreso il semplice transito. Poi le acque si erano calmate, le bolle di infamia erano state ritirate, i crimini perdonati, i divieti rimossi. Era rimasto solo un fermo rifiuto all'insediamento permanente di una forza del Sacro Ufficio nella città e ora anche quell'ultimo ostacolo era stato rimosso per mano di sua Signoria Elderico.
Il popolo però ricordava ancora. Se da una parte streghe e magia nera non piacevano a nessuno, dall'altra restavano i racconti dell'Inverno Nero e un generale senso di diffidenza nei confronti degli Inquisitori, ricordati come crudeli dispensatori di morte.
Così la banda armata attraversò la città accolta dagli sguardi sospettosi dei cittadini, da qualche fischio e da torme di bambini incuranti degli eventi passati e incuriositi dal passaggio di armati a cavallo. Il suono degli zoccoli riecheggiò tra le case e poi sotto la volta del massiccio portone della Rocca, disperdendosi tra le alte pareti del cortile.
Irina fu la prima a smontare di sella, ignorando l'offerta di aiuto del palafreniere. Un'intera squadra di soldati era schierata nella corte in loro attesa. Era sia riconoscimento dovuto al Sacro Ufficio che una dimostrazione di forza della Città. L'assenza di Sua Signoria Elderico, sostituita da un uomo imponente con le insegne di capitano affiancato da un secondo uomo dall'aria altezzosa e arcigna, era un altro chiaro messaggio su come fosse vista la loro presenza tra quelle mura. Roccacorva li accoglieva, ma non come pari, bensì come forza subordinata. Irina non poteva dare tutti i torti a Elderico, visto la storia della città e visto che lei stessa non poteva fare a meno di sentire la puzza di ricatto nell'accordo estorto da sua Eminenza.
«Più che come alleati, ci accolgono come un male necessario» le disse non troppo sottovoce Dego, affiancandola.
«Tieniti i commenti per dopo» replicò secca Irina, pur compiaciuta che il Pivello si dimostrasse, ancora una volta, un tipo sveglio. Era improbabile che riuscissero a sentirli con il rumore degli ultimi soldati della banda che sopraggiungevano a cavallo, ma voleva evitare ogni occasione di contrasto. Con la caccia che si apprestavano ad affrontare, l'ultima cosa di cui avevano bisogno erano altri problemi.

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Il Fabbricante di Bambole
FantasySotto il crollo della propria casa la piccola Vania perde un braccio, una gamba e il proprio nome. Colui che la salva viene chiamato il Fabbricante, un uomo dedito all'alchimia più oscura e capace con essa di restituirle gli arti perduti. Sarà lui a...