1.460 days [KookTae]

Prologo

Per un istante, i lampioni dello stadio lo abbagliarono, mentre proferiva parola. Si trattava del termine del suo primo e trionfante tour mondiale, e Jungkook non poteva esser più grato ai suoi incredibili fans, in tutto il mondo.

«Non ho vocaboli adeguati, per esprimere quant'io vi sia riconoscente.» tremò, liberando sospiri, in modo da proseguire, per evitare che copiose lacrime lo frenassero «Agognavo far musica da tempo, oramai. E, non m'importava se m'ascoltavano due o tre persone.» un forte applauso lo troncò, il giovane che ne approfittò, per bere «Avevo sete.» aggregò, sfoderando un sorriso.

Le sue dita tastarono i ciuffi, con l'intento d'ordinare le sue ribelli ciocche, spingendole indietro. I suoi capelli s'erano tramutati in lunghi, il che lo infastidiva, poiché ─ quando si fondevano con sudore ─ s'attaccavano in fronte, coprendo la visuale.

Un'ondata di fragori si propagò, Jungkook che rise.

«Ormoni.» si beffò, con tono civettuolo.

Il pubblico gridò, malgrado i suoi in-ears lo avessero isolato.

Jungkook non si reputava abile con i discorsi; difatti, aveva bisogno d'un momento, per riflettere. Disponeva di una squadra, che lo aiutava a formulare. Ma, quella sera, desiderava farlo da sé.

«La prima volta che sono venuto qui, è stato per un concerto di Lime. Tre, quattro anni fa... non ricordo con esattezza.» un senso di nostalgia lo colpì, inducendolo ad ammutolirsi, immagini di quel giorno che infestarono la sua mente «Magico.» mormorò.

D'improvviso, tramite i suoi in-ears, lo informarono di non aver sufficiente tempo, per l'inizio dell'altro brano, e che avrebbe dovuto presentare la sua sorpresa.

«Quest'oggi, ho scelto di modificare la lista.» parlò «Mesi fa, avevo comunicato di custodire una canzone alquanto speciale, non sapendo ─ però ─ se mai avrei potuto condividerla, perché... perché, non avevo coraggio.» soffiò l'ultima frase. I partecipi esultarono, quando Jungkook s'approssimò ad un pianoforte, al centro del palco «E, sono già ben quattro anni che la conservo. Dunque, ho deciso di presentarla. Il nome del brano è ghostin, spero vi piaccia.» concluse, dinnanzi al microfono.

Una melodia fluì, le dita del corvino che scivolarono, con sontuosità. Il familiare macigno, all'interno del suo petto, lo sbaragliò, lasciandolo senza fiato. In verità, Jungkook non era pronto per determinata esibizione. Ma, realmente, anelava far un dono ai suoi fans, per il supporto.

La platea s'azzittì, per onorare il flautato timbro dell'artista.

La sua voce sembrò frantumarsi, mentre intonava la triste canzone, ricordi che frullarono.

Poi, durante la strofa, un nodo in gola.

I know you hear me when I cry
I try to hold it in the night
While you're sleepin' next to me
But it's your arms that I need this time

Look at the cards that we've been dealt
If you were anybody else
Probably wouldn't last a day
Every tear's a rain parade from hell

Il suo respiro s'arrestò.

Un elogio s'udì, l'ardore d'un pianto che lo asfissiò. Jungkook roteò il capo, scrutando Jimin, che lo guardò, con preoccupazione.

E, in armonia con la base, perle d'acqua cominciarono a graffiare il suo candido volto. Jungkook sprigionò un singhiozzo, la gente che s'atterrì. Le sue gambe sprofondarono, ed il corvino s'agitò.

Un generale sussulto ingombrò l'arena.

Testa e mani gli formicolarono.

Tentò d'incrociare la madre. Le iridi d'ambedue s'incastonarono, il giovane che bisbigliò il suo nome, affranto, massaggiando le tempie, quando la crisi s'intensificò.

Jimin non esitò a correr in sua direzione, notando le palpebre del corvino serrarsi. Dopodiché, lo abbracciò e, in quel preciso attimo, Jungkook collassò.

La musica perdurò, nonostante la sua voce avesse finito d'accompagnarla.

E, come la sua vita, questa aveva progredito... ma, lui non era più al suo fianco.

All'interno della storia, vi saranno menzioni di suicidio, depressione e crisi d'ansietà.