Durante la notte, i vocaboli di Jungkook gli ronzarono in testa. Un ragazzo troppo giovane, per soffrire così. Si domandò dove fossero i genitori, dove fosse la famiglia di Jungkook. Lo incrociava, perennemente, in solitudine, e non aveva mai udito un suo dialogo, riguardo mamma e papà. Credeva si trattasse d'un ragazzo riservato... ma, forse, quella non era una definizione adeguata. Taehyung riteneva di non conoscere colui che lo aiutava, persino, a raccogliere le sue robe, in lavanderia. E, si considerava un mostro, non soltanto come datore, bensì come persona.
Sabato, chiuse la sua valigia. Il giorno anteriore, dopo aver lasciato il corvino a casa, s'era dedicato, al cento per cento, al suo impiego, non avendo ─ dunque ─ avuto tempo di completare il bagaglio, per il suo fine settimana fuori città. Con il borsone pronto, s'avviò, in direzione dell'appartamento di Jungkook.
Prima di arrivare, s'arrestò, dinnanzi ad una caffetteria. Comprò due cioccolate calde, accompagnate da alcuni muffin, ai mirtilli. L'unico dettaglio appreso, inerente al suo segretario, era la sua età, e che non beveva caffè, per ragioni, a lui, ignote.
Di fronte al complesso residenziale, digitò il numero di Jungkook.
"Buongiorno." salutò il giovane, con voce sonnolenta.
"Sono qui."
"Sempre così garbato, signor Kim."
Era inconsueto vederlo in abiti casual, freschi. Il corvino era solito presentarsi, al lavoro, con pantaloni raffinati e camicie. Quel giorno, per contro, indossava jeans scuri, in armonia con un maglione nero, ed una giacca, in pelle, totalmente opposto all'eleganza di Taehyung.
«Magnifica giacca.»
«Lo so.»
«Modesto.»
Jungkook incrociò le braccia, sbattendo le ciglia.
Taehyung sistemò lo zaino del ragazzo, nel cofano. Dopodiché, partirono. Era un viaggio di ben quattro ore. Pertanto, sarebbero rimasti a lungo in macchina. Jungkook ne approfittò, recuperando il suo computer, per rifinire alcune melodie, trascurando Taehyung. Di frequente, però, notava sguardi, da parte del suo capo, a ciò che v'era sullo schermo.
«Che razza di tortura digitale è?» domandò Taehyung, monitorando la strada.
«A volte, mi scordo di parlare con un vecchietto.»
«Spiritoso.» sbuffò «Cos'è?»
«È un programma per... truffe.»
«Non sono così vecchio, da non sapere che si tratta d'un programma per far musica. Produci canzoni?»
Jungkook annuì, spegnendo il computer.
«Da quanto?» s'interessò Taehyung «Scrivi, anche?»
«Creo melodie sin da quand'ero un tredicenne. Compongo, invece, da una vita.»
«Quindi, lavoro al fianco d'un produttore musicale.» disse, arcuando un sopracciglio. Poi, sfoderò un ampio sorriso, guardando Jungkook «Mi sorprendi sempre di più.»
Jungkook ricambiò, in imbarazzo, le sue gote che s'imporporarono. Simulò d'osservare il finestrino, per ignorare il battito del suo cuore e le farfalle nel suo stomaco. Per un secondo, s'era reputato, nuovamente, un bambino elogiato da un adulto... si era sentito apprezzato.
Taehyung mostrò un ulteriore sorriso, quando adocchiò, tramite il riflesso, l'esser felice di Jungkook.
«Canti?» proseguì «Se scrivi e produci, è perché canti, no?»
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1.460 days [KookTae]
Fanfiction[TRADUZIONE ITALIANA] 🎨 Chiunque desidera lavorare all'interno della rinomata galleria d'arte 𝑨𝒈𝒂𝒑𝒊. Secondo alcune dicerie, risulta facile candidarsi per un posto di lavoro e, al contempo, impossibile esser selezionati. Per questo, Jungkook è...