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La galleria d'arte Agapi era, in città, fra le più popolari. Lì, famosi maestri avevano esposto i loro dipinti. Per questo, quando aveva ricevuto notifiche, riguardo l'offerta di lavoro, non aveva tentennato, facendo domanda.

S'apprestò, correndo per le trafficate strade. Aveva, persino, rischiato di esser investito, per ben due volte, preferendo superare ciascun semaforo rosso; non avrebbe potuto frenarsi.

Aveva bisogno di raggiunger, in fretta e furia, il miglior impiego, reperito dopo aver completato l'iscrizione ad un sito web, che suggeriva lui soltanto posti all'interno di catene fast food. Aveva già operato in luoghi del genere, ed era sicuro di non voler più odorare di frittura.

L'abnorme edificio, dal tocco europeo, lo ospitò. Malgrado avesse concretizzato il suo trasferimento, anni addietro, mai s'era recato in galleria. Le guardie lo salutarono, con educazione, volendo condurlo in direzione del rifugio interviste. Jungkook era talmente sbalordito, in virtù dei fenomenali dipinti, presentati durante la stagione, che uno degli uomini s'era trovato costretto a schiarire la gola.

«Signorino─» lo chiamò «V'è parecchia gente, prima del suo turno. Se desidera un colloquio, le conviene non perder tempo.»

Il corvino annuì, freneticamente, in imbarazzo per esser rimasto così affascinato dalle opere d'arte.

L'adulto lo guidò per una scalinata, la quale era ornata da rampicanti in rame. Il giovane ne sfiorò le foglie in metallo. Si trattava d'uno stabile antico, seppur curato, e Jungkook era convinto sarebbe durato per molto, ancora.

Il settore amministrativo si trovava al quarto ed ultimo piano. Al momento dell'arrivo, una lunga fila lo ricevette. Jungkook salutò, con garbo, i differenti partecipi, poiché ─ nonostante fossero in competizione ─ reputava scortese negare il saluto.

Le persone si mostravano professionali, con abiti raffinati e grandi raccoglitori in mano. Jungkook s'agitò, quand'origliò una donna parlare, abilmente, d'arte, con un signore. Il resto pareva maggiore d'età, si notava disponessero di una lunga carriera, colma d'esperienza.

Jungkook, per contro, aveva ventuno anni, appena compiuti, e cercava di capire ─ tuttavia ─ cosa fare della sua vita.

D'un tratto, una donna abbandonò l'ufficio riunioni.

Prima del colloquio, v'era un processo di selezione; tramite e-mail, si chiedevano curriculum e lettera motivazionale. E, Jungkook aveva mandato i suoi documenti senz'aspettative, consapevole di non posseder sufficiente esperienza. Difatti, la risposta positiva l'aveva sorpreso.

La fila avanzò, due persone che s'addentrarono in sala.

S'era precipitato, per andar in galleria; era sfinito. Inoltre, una percezione d'ansietà non aveva permesso lui d'appisolarsi, la notte. Dunque, scelse di dormir un po', mentre attendeva d'essere convocato. S'accomodò al disopra d'uno scalone, posando l'intero fianco sinistro sulla ringhiera. Quando, finalmente, lo interpellarono, s'issò con rapidità, terrificato. Voleva, semplicemente, riposare... ma, s'era addormentato.

Nel momento in cui s'innalzò, un forte suono di stoffa che si squarcia echeggiò.

I suoi pantaloni neri s'erano strappati.

Una foglia in metallo aveva parte dell'indumento, Jungkook che si turbò. La sua coscia era nuda, ed un'infinità di panico s'impadronì di lui.

La donna s'approssimò, scrutandolo, confusa. Dopodiché, sgranò le sue orbite, registrando lo sconfinato taglio sul tessuto.

«Dio─» esclamò, con fragore «Abbiamo dei pantaloni, tra la roba smarrita. Forse, forse, potrebbero calzare.» aggregò «Sta' qui. Dirò che v'è stato un fuoriprogramma.» si dileguò, contenendo un risolino, comunicando al suo capo quel problema con il candidato finale.

1.460 days [KookTae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora