Lungo il tragitto, una percezione d'ansietà lo consumò.
Quella mattina, s'era svegliato con il cuore in fase d'accelerazione, aveva lavato i denti, stordito, ed era uscito di casa, con un dolore soffocante, all'interno del suo petto. Inoltre, aveva commesso il grande errore d'ingurgitare del caffè, bevanda che ─ da sempre ─ fomentava la sua inquietudine. Dunque, per colpa del suo malumore, s'era trovato costretto a fuggire dal vagone del treno, con respiro affannoso e nausea.
L'ultima settimana s'era rivelata colma di afflizione. Durante la notte, si dedicava a creare scenari dal finale triste, e questo non lo favoreggiava. Era normale il suo corpo fosse vittima della mancanza di sonno, dell'angoscia.
Si precipitò, in direzione dei bagni pubblici della metropolitana, rigettando, per ben due volte. E, alla stazione successiva, vomitò, ancora.
Arrivò in galleria con i piedi che strisciavano.
Minho s'appropinquò, notando l'insolito comportamento, ed ansimò, terrificato, causa il pallore del ragazzo. Pertanto, lo agganciò al suo braccio, i due che raggiunsero il salone principale, dov'erano esposte le statue di marmo, e lo adagiò al disopra d'una piattaforma.
La guardia si distanziò, per qualche minuto.
In quel preciso istante, Taehyung entrò, salutando i dipendenti. Jungkook tentò di nascondersi. Ma, la fiacchezza alle gambe non permise lui d'avanzare. Quando le iridi d'ambedue s'incastonarono, disegnò un sorriso affranto, teso. Taehyung si approssimò, ignorando chiunque.
«Jungkook, stai bene?» domandò, impaurito.
Il corvino, con sguardo in basso, non formulò replica.
Taehyung sospirò, triste.
È così che sarebbero andate le cose, no?
Minho tornò, consegnando, rapidamente, a Jungkook dei frollini al cioccolato, presi da un armadietto, in compagnia di un caldo infuso, alle erbe.
«È tutto a posto?» s'impuntò Taehyung. Detestava vedere un Jungkook bianco, come foglio di carta, e che nessuno avesse la decenza d'annunciare lui quale problema vi fosse «Cosa succede, Minho?» la sua voce si trasformò in rigida, Minho che s'immobilizzò «Perché Jungkook ha un colorito smorto?»
Quel tono era infrequente.
«Sto bene, signor Kim.» s'immischiò Jungkook «Ho avuto, semplicemente, un calo di pressione, in metro.» disse, neutro. A Taehyung ferì il suo modo di parlare «La ringrazio, comunque, per la premura.»
Nel suo tono, però, non v'era profonda riconoscenza, come prima.
Nel suo tono, non v'era nulla.
🎨
La giornata fluì, in silenzio.
Non s'avvicinarono più del necessario, comunicando, perfino, per e-mail. E, quand'era l'ora del tè con miele, Jungkook porgeva la tazza ad Hoseok, colui che, da esperto chiacchierone, adorava trascorrere del tempo con Taehyung, per dialogare d'arte.
Durante il pomeriggio, Taehyung si alzò, parandosi innanzi ad un leggio, al centro del suo ufficio.
Jungkook lo guardò recuperare un pennello, in attesa d'un suo movimento... ma, niente. Taehyung pareva pietrificato, immerso. Jungkook si domandò quali fossero i suoi pensieri. Desiderava licenziarlo? Scosse, immediatamente, la testa, interrando le sue riflessioni negative. Stava rievocando l'accaduto?
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1.460 days [KookTae]
Fanfiction[TRADUZIONE ITALIANA] 🎨 Chiunque desidera lavorare all'interno della rinomata galleria d'arte 𝑨𝒈𝒂𝒑𝒊. Secondo alcune dicerie, risulta facile candidarsi per un posto di lavoro e, al contempo, impossibile esser selezionati. Per questo, Jungkook è...