•19 - Non puoi. Lo vuoi.

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«Tu che cosa cazzo hai fatto?!»

Boston non la smette di sbraitarmi contro da quando gli ho detto cos'è successo con Ash.
Un po' mi pento di averglielo detto.

«Sei d'aiuto, Boston» mi lamento, poi aspiro dalla sigaretta. «Che aiuto vuoi che ti dia, scusa? Sei semplicemente un coglione, non c'è molto da fare.»

Lui mi guarda come si guarderebbe un caso disperato. Forse lo sono davvero.
Tiene le mani nelle tasche della giacca di jeans, mentre scuote la testa in modo frenetico, con così tanta foga che per poco temo che gli si stacchi dal corpo e cominci a rotolare per il parco.

«Che cosa potevo fare? Voglio dire, sia i suoi genitori che Archie mi vorrebbero spedire a Timbuktu.»
Boston cerca di non ridere, ma sul suo viso compare un sorriso divertito poi torno serio.
«Archiestronzo è tornato?»
«No» rispondo, «ma sicuramente l'avranno già avvisato di me ed Ash e lui starà per prendere il primo volo.»

Mi prende la sigaretta dalle dita e se la porta tra le labbra, poi alza le spalle.
«Dovrebbero passare sopra a questa storia.»
Cerca il consenso nei miei occhi, così annuisco. Sono, ovviamente, d'accordo con lui ma so che non è così semplice.
«Anche, perché, di fatto...la colpa è solo di Archie.»

Mi inumidisco le labbra, «lo è?»
«Certo che sì» risponde, subito, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Dovevo stare lontano da Ash fin dall'inizio. Sarebbe stato tutto più semplice, per tutti e due.»

Boston è chiaramente in disaccordo.
«Perché?» Domanda.
Lo guardo, confuso. Lo sa bene il perché, quindi per quale motivo me lo chiede?
«Non si possono controllare i sentimenti, Papi.»
«Aspetta - sorrido, forzatamente - credi che io provi dei sentimenti per Ash?»

Porta le braccia al petto, sistemandosi sulla panchina. «Non è così, fratello?»
«Puoi mentire a tutti, Papi. Anche a Rocky e a Sephora. Ma non a me.»

«Anche se fosse, che cosa cambierebbe?» Gli chiedo. «Non posso. Io non ci riesco, non posso guardarlo negli occhi con la consapevolezza che potrebbe odiarmi.»

Boston la smette di guardarmi, fissando davanti a sé come se stesse riflettendo su quale risposta sia più adeguata.
«Invece di pensare a quello che puoi, prova a riflettere su ciò che vuoi
E ci riesce. Un minuto di riflessione, forse meno ed è riuscito a centrare pienamente il punto chiave della questione. Quindi, posa di nuovo i suoi occhi su di me.

«Quello che voglio non posso averlo.»
Boston sorride, «l'hai fatto di nuovo, amico. Metti volere e potere sullo stesso piano. Non devi.»
«Vorrei picchiarti» dico, «perché hai ragione.»
«Bene! Non hai detto "posso", è un passo avanti ma non puoi picchiarmi» dice, così rido.

«Devo parlare con lui.»
«Sì.»
Sospiro, «non vorrà più vedermi.»
«A questo ci ho già pensato io - mette una mano sulla mia spalla -, Jo mi ha invitato in un locale a Manhattan. Ovviamente ci sarà anche Ash, visto che è il compleanno del suo migliore amico. Vieni con me e sistema le cose.»

Lo guardo subito. «Boston!» Esclamo, «sei un cazzo di mito, fratello!»
«Lo so» mi sorride, soddisfatto.

ASH

Mia madre, mette giù la rivista di moda e porta le braccia al petto. «Come, scusa?»

I suoi capelli biondi, le ricadono sulle spalle e i suoi occhi azzurri come il ghiaccio mi fissano con serietà.

DANGEROUS PERFECTION (Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora