•34 - Le lacrime di Papi.

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L'ultima settimana mi è sembrata infinita. Ho provato a chiamare Ash forse un milione di volte - no, non è un'iperbole - ma non mi ha risposto e presto non sono più riuscito a contattarlo. Deve avermi bloccato.
So benissimo che mi ha lasciato perché glielo hanno detto i suoi genitori, quindi mi chiedo che cazzo gli abbiano detto.
Ash mi ama e sicuramente non mi avrebbe mai mollato, solo perché ciò che gli dicono su di me.

«Andiamo, Papi» mi dice, Reina, sedendosi accanto a me.
Entrambi guardiamo la neve cadere lentamente, prima che lei possa posare i suoi occhi su di me.
Tiene le gambe incrociate sul divano, con un'espressione terribilmente preoccupata.

«Sto bene» rispondo, facendole uno dei migliori sorrisi finti. Reina non abbocca.
«Non prendermi in giro.»
Si avvicina di più, prima di abbracciarmi.
Lascio cadere la testa sul suo petto, mentre lei mi stringe con un braccio e mi accarezza la testa con l'altro. Mi lascio uscire un respiro represso, che mi fa stringere di più Reina.

«È tutto okay, Papi» sussurra, «è normale che tu ti senta così vuoto, fratellone, e non c'è niente di male nel far uscire il tuo dolore.»

Quando i miei genitori mi hanno detto che avrei avuto una sorellina, avevo sei anni. Inizialmente l'idea non mi ha entusiasmato, ma poi ho visto il pancione di mia madre crescere e, quando è nata mia sorella, ho capito subito che sarebbe diventata una parte fondamentale della mia anima. Che sarebbe stata un pezzo di me. Ed è così nel modo più assoluto.

Il legame che mi lega a Reina - e anche a Nika -, è sempre stato incredibilmente forte.
Mia sorella ha solo sedici anni, ma certe volte sembra lei la maggiore tra noi due. La sua maturità mi ha sempre sorpreso, ma è anche ciò che mi rende così orgoglioso e fiero di lei. Credo che lei possa puntare davvero in alto nella sua vita, lasciando questo quartiere e lanciandosi nel mondo.

Reina. Il suo nome, rispecchia davvero ciò che è. Tutti noi, sapevamo da quando ha aperto gli occhi che sarebbe stata una regina e per questo mia madre l'ha chiamata così.

«Ti voglio bene, Reina» dico, alzando la testa per guardarla negli occhi. I suoi ricci sciolti scivolano lungo la mia spalla, accarezzando la mia pelle come le sue dita.
Sorride, annuendo.
«Ti voglio bene anche io, Thiago. Tanto.»

E poi una figura piccola ci fa voltare verso il corridoio. «Vieni qui» dice, Reina, indicando l'altro lato del divano.
Nika non se lo fa ripetere due volte, ci raggiunge velocemente e mi abbraccia anche lei, allungando le mani verso Reina.

«Sei triste?» Mi chiede, appoggiando la testa sul mio braccio. «Sì» rispondo.
Mi stringe la mano e scuote la testa.
«Non voglio che tu sia triste, ThiThi.»

Resto in silenzio, mentre abbraccio le mie sorelline che mi stanno dando tutto il conforto di cui ho bisogno in questo momento.

«Grazie, sorelline.»
Accarezzo i capelli di Nika, mentre stringo il braccio di Reina.
«Non arrenderti» dice, la più piccola.

I miei occhi si posano sull'albero di natale, all'angolo della sala pieno di luci e palline fatte a mano da noi tre negli anni. Una in particolare attira la mia attenzione, poiché si trova al centro. È fatta di polistirolo, con su scritto sopra i nostri nomi.
Thiago. Reina. Nikaëla.

Risale a quando Reina era ancora una bambina, infatti l'ha fatto lei.

Restiamo abbracciati anche quando la porta si apre. I nostri genitori appoggiano la spesa sul tavolo, guardandoci sia confusi ma anche leggermente commossi.

«ThiThi» mia madre, si schiarisce la voce e così mi allontano leggermente dalle mie sorelle per ascoltarla.
«C'è un ragazzo che vuole parlare con te. Non è voluto salire, ma ti sta aspettando.»

DANGEROUS PERFECTION (Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora