•28 - Tutto.

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Io ti amo, biondino.

«Papi» sussurro, «ti prego, giurami che stai dicendo sul serio.»
Se fosse tutto una bugia, probabilmente non sarei più in grado di alzarmi.
Nonostante abbia i piedi ben piantati a terra, mi sento come se stessi fluttuando.

«Te lo giuro. Ti amo. Posso dirtelo all'infinito se servirà a fartelo capire.»
Alzo lo sguardo su di lui. È serio, in attesa che gli risponda. Sorrido, appoggiando le mani sulle sue guance. «Ti amo anche io ma tu questo lo sapevi già, non è vero?»

Circonda la mia vita con le braccia, portandomi verso di sé.
«Beh, tutti mi amano» dice, facendo spallucce. «Wow» ridacchio, «sta attento, non posso garantirti di poter amare anche il tuo ego.»
Porto le braccia attorno al suo collo e lo guardo negli occhi, senza riuscire a smettere di sorridere.
«D'accordo adesso però smettiamola di parlare. Sei così bello che è da prima che voglio baciarti.»

«Che aspetti, allora?» Gli domando, sfiorando le mie labbra con le sue.
E lui mi bacia. Lo fa profondamente, in modo che entrambi possiamo assaporarne ogni singolo secondo. Mi stringe più forte, con la lingua che si intreccia al mia e i sapori che si mescolano. Una cosa quasi sporca, ma che rende tutto più intenso.
Ci siamo mancati.

«Finalmente!» Esclama, Jo. Ci allontaniamo e guardiamo il corvino e Boston, che sono fermi davanti a noi.
«Scusate l'interruzione, continuate pure.»
Roteo gli occhi, «sei incredibile.»
Rivolge uno sguardo a Boston, poi torna su di me. «Lo so.»

All'improvviso mi viene in mente una cosa.
«Ehi, dovremmo dirlo ad Archie?»
Papi mi guarda e sospira, facendo spallucce.
«Dovremmo dirgli tutto, biondino.»
«Tutto?»

Boston fa un passo avanti. «Dovete dirgli che è stato Dallas a provocare l'incidente, così Papi non sarà più incolpato.»
Jo si avvicina, portando le braccia al petto.
«Non ho idea di cosa state parlando, ragazzi.»
Scuote la testa, «chi è Dallas?»

Un po' mi dispiace che Jo non sappia niente di questa storia, ma non ho voluto coinvolgerlo di proposito. Gli ho sempre detto tutto, ma stavolta sono stato in silenzio e lui adesso è più confuso che mai.

«Solo un bastardo, tesoro» gli risponde, Boston, posando una mano sulla sua schiena. «È il capo del City Race» aggiunge, Papi, guardandolo.
«Il capo del City Race ha provato ad uccidere Archie? E perché?»

«Archie è stato un danno collaterale. Lui voleva uccidere me.»
Jo porta le braccia al petto, poi mi guarda e alza le sopracciglia. «Non mi hai detto niente di questa storia.»
«Non voglio coinvolgerti, Jordan. Tu non hai niente a che fare con tutto questo e potrebbe essere pericoloso.»

Jordan sogghigna, annuendo. «Beh, di fatto neanche tu centri niente.»
Sussulto, sorpreso.
«Per te non è pericoloso?» Mi domanda.
«Jo...»

«Stai giocando con il fuoco, Ash. Credevo che questa storia fosse finita molto tempo fa. Archie sta bene. Papi sta bene. Perché volete mettervi in pericolo in questo modo?»
Guarda me, poi Papi e infine Boston che resta in silenzio con la mano stretta sulla sua schiena.
«E tu? Vuoi morire anche tu?» Gli chiede.
«Ha provato ad uccidere il mio migliore amico, Jo.»
«E per questo, il mio migliore amico deve rischiare chissà che cosa?»

Jo non si è mai adattato al clima dell'Upper East Side e ha sempre amato infrangere le regole, finendo per fare anche degli sbagli ma per quanto lui ami il rischio, sicuramente detesta quando le persone a cui vuole bene sono in pericolo.

«Devo tornare a casa» dice, scuotendo la testa.
«Jo.»
Boston sospira, per poi seguirlo lungo la strada verso il parcheggio.

«Ha ragione» mi dice, Papi. «Lo so.»

[...]

«Non sono mai entrato dalla porta» dice, mentre sto infilando le chiavi nella toppa.
«Come mai non sto entrando dalla finestra?»

Soffoco una risatina ed apro la porta, accendo le luci e lo faccio entrare.

«Perché non c'è nessuno» rispondo.
Infatti, la casa è stranamente deserta. Sono quasi sicuro che ci sia un party da qualche parte e che i miei genitori abbiano costretto, Arabella e Archie a partecipare.
Andy si è salvato andando ad una festa del suo amico.

«Non dovresti offrirmi qualcosa?» La sua voce diventa più profonda, così mi volto a guardarlo.
«Perché non te la prendi e basta?»

Mi raggiunge in due falcate e si fionda sulle mie labbra, portando il mio corpo contro al suo. Non voglio mai smettere di sentire il suo calore sulla mia pelle.

«Vuoi scopare sul divano dei tuoi genitori?»
Lo farei davvero solo per fare loro un dispetto, ma il mio principio della decenza mi fa semplicemente scuotere la testa.

Afferro la sua mano, portandolo verso le scale. Ad ogni gradino, il mio respiro è più pesante e vengo marchiato dal suo sguardo.

Una volta nella mia stanza, torniamo a baciarci facendoci mancare il respiro a vicenda. Le nostre lingue che si intrecciano, mentre io sbottono la sua camicia e lui mi abbassa i pantaloni.

Passa le sue dita tra le mie gambe, facendomi rabbrividire.
Sale lentamente, fino a raggiungere l'elastico del mio intimo.

Lo sguardo di Papi è come quello di predatore che sta aspettando di avventarsi sulla sua preda. I suoi occhi sono fissi nei miei.

Ci mette solo due secondi a farmi mettere le gambe ai suoi fianchi, poi mi porta verso il letto.
«È decisamente meglio di come l'avevo immaginato» dice.

«Alza le braccia, biondino.»
È così attraente in tutto, che mi limito ad obbedire.
Mi sfila la camicia, poi passa la lingua sul mio collo arrivando fino ai capezzoli. Dalle mie labbra esce un gemito smorzato.

Alza gli occhi su di me, piegando la sua bocca in un ghigno. «Sei così sensibile.»
Afferra le mie gambe con le sue mani e in pochi secondi mi ritrovo ad avere la sua testa tra le cosce.

Mette la sua lingua dentro di me, facendomi gemere più forte di prima e stringere i suoi capelli con le dita.
Mi guarda pienamente soddisfatto di ciò che mi sta causando e questo non fa altro che eccitarmi sempre di più. E questo lui lo sa.

Le mie gambe sulle sue spalle, le mie mani strette attorno alle sue treccine, la mia schiena che si inarca e la mia voce acuta. Probabilmente siamo il dipinto della dannazione.

Spingo il bacino contro alla sua faccia. Mi guarda e si lecca le labbra, per poi mettere due dita dentro di me.

Le muove con forza, facendomi tremare la voce ed il corpo.
Quando si rende conto che mi sta portando verso il mio limite, decide di fermarsi.
Respiro pesantemente, deluso.

«Non guardarmi così, biondino. Devi venire solo grazie al mio cazzo.»
Le sue parole mi fanno rabbrividire e mordere il labbro inferiore, mentre lo guardo sbottonarsi i jeans e strappare un preservativo con i denti.

Si fa spazio dentro di me, in profondità facendomi quasi mancare il respiro.
Stringo le lenzuola con le dita, lasciando semplicemente che si prenda tutto di me.

Inchiodo le gambe ai suoi fianchi, quando le sue spinte si fanno più forti.
Mi guarda dritto negli occhi, mentre la sua voce si unisce alla mia.

Mi aggrappo alla sua schiena, conficcando le unghie nella sua pelle.
Una parte di me sente di poter morire da quanto sta bene in questo momento, l'altra non vuole perdersi neanche un istante.

L'ho sempre saputo. Papi è la benzina che alimenta il mio fuoco.
Papi è la parte peggiore di me e al tempo stesso quello che rende mi rende migliore.
Probabilmente, perché alla fine, Papi è semplicemente tutto.

Lo guardo negli occhi mentre le nostre labbra si sfiorano.

Amore. Che parola insignificante e troppo breve per descrivere quello che provo per lui.

Non provo amore. Io provo tutto.

DANGEROUS PERFECTION (Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora