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time to change everything
tempo di cambiare tutto

Jisung prese il telefono e premette il tasto "chiama". La scritta 'MAMMA' apparve sullo schermo, nello stesso momento in cui lui poggiò il telefono all' orecchio. Poi uno squillo, due, e...

"Pronto, Jisung?" eccola. La voce della sua mamma, la voce così amorevole che non sentiva da un po'.

"Mamma, ho bisogno di una mano." disse Jisung, mettendosi una mano nei capelli, imbarazzato.

"Ecco...io ho perso il lavoretto che avevo, quello nel bar. Da quando nonna sta male ho preso troppi permessi, dice che pagarmi non gli conviene più ormai. Sono al verde. Che faccio?" Jisung non propose nulla, da quando era piccolo era sempre stato indipendente e chiedere aiuto a sua mamma lo faceva sentire un peso spesso.

"Oh, Jisung, non lo so. Ti accoglierei tanto a casa, ma sai che siamo in una brutta situazione economicamente, da quando tu e tuo fratello siete bambini."

Un lungo silenzio.

"E poi, sai...ora che c'è anche nonna a casa, facciamo ancora più fatica. Penso che non riusciremo a mandare neanche tuo fratello all'università l'anno prossimo" Si sentiva nella sua voce che era triste, mortificata.

"Ho capito, mamma. Non fa niente. Conosci qualcuno che potrebbe ospitarmi? Credo che dovrò andare via da casa. L'affitto arriva fra poco, non riuscirò a pagarlo."

La donna rifletté per qualche secondo, e poi disse: "La collega di papà potrebbe aiutarti. Penso sia messa bene economicamente, il marito guadagna bene ed hanno un appartamento in un bel quartiere. Se vuoi papà chiede, che dici?" Disse contenta.

"Va bene, grazie mille mamma. Ciao!"

Chiuse la chiamata e si mise disteso sul letto, con le mani sulla fronte che poi scesero a strofinare tutto il viso. Si sentiva così tanto un peso per i suoi adesso, non erano mai stati una famiglia benestante e aveva anche dovuto rinunciare all' università, perché purtroppo, non se la poteva permettere. Allora aveva fatto lavoretti part-time qua e là per aiutare a casa, finché non se ne era trovato uno buono e fisso ed era andato a vivere da solo in un appartamentino.

Suo fratello lo stesso, forse anche peggio. Aveva 7 anni in meno di lui, era un ragazzo tanto sensibile che vedere i suoi faticare a pagare le spese lo faceva sentire inutile, nonostante avesse ancora 17 anni. Per esempio, l'anno scorso, si era deciso a mollare gli studi per lavorare ed aiutare a casa.

Ovviamente non ci era riuscito.

I genitori di Jisung non avevano mai voluto che i loro figli sapessero della brutta situazione economica, ma una volta grandi se ne erano accorti entrambi da soli comunque. Per questo per loro era improponibile che i loro figli lasciassero andare un futuro migliore per aiutare in casa.

Il telefono squillò di nuovo. La scritta ''Felix'' apparve sullo schermo e Jisung schiacciò il tasto 'Rispondi' e mise il telefono appoggiato all'orecchio.

"Dimmi, Lix."

"Hey Jisung! Ti va oggi di andare al centro commerciale?" La voce dell' amico era sempre così contenta e squillante, Proprio il contrario di quella di Jisung quel giorno.

"Felix, c'è una cosa che non ti ho detto... Io, non ho soldi adesso. Mi hanno licenziato."

Sentì un sospiro di sorpresa dall' altro lato del telefono, e poi di nuovo una voce, ma diversa da prima. Diversa dal solito.

"Ah... Mi dispiace, Jisung. Se vuoi...prendo l' autobus e vengo lì da te, così parliamo un pochino, che ne pensi?" La voce non era più contenta, per niente, ma aveva ancora quel tono rassicurativo e gentile che non spariva mai.

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora