IV

152 24 86
                                    

sadness thunderstorm
tempesta di tristezza

Ormai era la fine di aprile, però il meteo non era un granché. Il freddo dominava ancora il cielo, così come il vento e la pioggia. L'unica cosa che dava calore al cuore era il tramonto. Era come una grande fornace incandescente.

Minho, Jisung, Felix e Chan lo guardavano insieme. Ormai Jisung aveva un po' di amici nella zona, aveva preso una bella confidenza con tutti e si sentiva a suo agio.

C'era silenzio. Nessuno parlava e nessuno apriva bocca. Ammiravano solo quella vista bellissima, stupenda. Così bella per loro in quel momento da non poterla descrivere con delle parole. Sembrava che il cielo bruciasse come la fiamma della rabbia, dell' odio, del desiderio, ma anche dell' amore.

Un sentimento tanto bramato quanto temuto, che in molti non avevano davvero ancora provato. E l'attesa faceva ancora più paura del sentimento. L'amore spaventa molti, in realtà. E pensare che quando quei ragazzi si concentravano su una canzone d'amore triste, nonostante non l'avessero mai provato, le lacrime scendevano da sole dai loro occhi, avevano quasi paura di immaginarsi come sarebbe stata quando avrebbero avuto qualcuno a cui pensare ascoltando quelle canzoni.

Come quella volta in cui Jisung aveva dovuto levare dalla playlist quella canzone, perché appena si concentrava sulle parole versava lacrime come acqua di una cascata. Perché doveva mettere una canzone allegra per riuscire a sciogliere il nodo in gola e il peso sul cuore.

Eppure, lui l'amore non l'aveva mai provato. Non aveva nessuno a cui pensare quando ascoltava quella canzone. Nessuno. Ma allora perché piangeva così? Paura, impazienza. Da un lato voleva provare quel sentimento, ma aveva paura di provarlo. Sapeva che era intenso, e se fosse andato tutto a rotoli? Se avesse sofferto? Era quello che lo spaventava tanto.

Quando le fiamme nel cielo si spensero, e il cielo diventò dello stesso colore del carbone, allora i pensieri profondi si prosciugarono. Si alzarono e se ne andarono a casa.

Come al solito Jisung e Minho facevano la strada assieme, da soli. Spesso rimanevano solo zitti, in silenzio, ma quella volta no.

Minho iniziò a mormorare qualcosa, qualcosa di impercettibile all' udito umano, ma poi iniziò a parlare chiaramente, sicuro.

"Jisung... Te la senti di parlare? Con me?"

"Huh..? Oh, sì. Va bene." Come al solito gli sorrise.

"Quando eravamo tutti davanti al tramonto... Tu a cosa hai pensato? Sappiamo tutti che eravamo persi nei nostri pensieri. Ma tu a che hai pensato?"

"Non lo so bene, in realtà. Tu a che hai pensato?"

"Tante cose. Tante tante. Ma se ti dovesse venire in mente, Jisung, ti prometto che ti puoi fidare. Ci conosciamo da neanche un mese, e so che potrebbe non avere senso chiederti di fidarti di me. Ma puoi dirmelo, se vuoi."

Ancora quel sorriso. Anche gli occhi gli sorridevano sta volta.

"Scusa. È che è strano per me. Tutto questo, tutte queste attenzioni, questi amici. Non ne ho mai avuti tanti di amici, sai? Solo Felix."

"Mhm. E come mai?"

"Sono timido, in realtà. E non mi piace stare in mezzo a tante persone, vado nel panico. Ho sempre fatto fatica ad approcciare persone nuove. Ma ora non importa, ho voi, no?"

"Hai ragione." I loro sorrisi sembravano zucchero, miele, dolcezza pura. Sembrava si fossero dovuti incontrare apposta per capirsi al 100%.

Però nella testa di Jisung si rigirava da giorni un nuvolone di pensieri. Ma sembrava insolito chiederlo a Minho. Tuttavia, voleva così dannatamente sapere se era l'unico.

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora