XVI

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blackmail
ricatti

Quella mattina.

Jisung era a casa, si preparava la sua colazione e sistemava la stanza. Minho era già a lavoro, e, indovinate un po', si era svegliato in ritardo, lasciando a Jisung una stanza da sistemare che sembrava essere stata colpita da un uragano. Mentre sistemava aprì un cassetto. Uno che apriva tutti i giorni, senza che nessun altro lo sapesse.

Sorrise, pensando a che letterina l'altro gli avesse scritto quel giorno. La sfilò fuori senza romperla e lesse.

"Jisung, sei un uomo stupendo, un uomo per cui darei la vita, ti amo."

Se la strinse al cuore, baciando la firma di Minho e rimettendola a posto facendo finta che non l'avesse mai aperta.

Era proprio stupido.

Leggeva le lettere d'amore, sapendo che l'altro provava un amore sconsiderato per lui, un amore che lui trovava così grande che gli sembrava indefinito, e non faceva altro che ignorarlo. Ancora non sentiva lo schiocco, non gli bastava sapere che si stringeva quelle parole al cuore e baciava la firma di Minho, no, assolutamente. Perché per lui quello che gli piaceva di quelle lettere era l'attenzione che provava verso sé stesso, perché si sentiva bene a sentire quelle parole e perché amava ricevere complimenti.

Stupido. E pensieri stupidi.

Era stato per caso quando gli era venuto il batticuore guardandolo negli occhi?

Era stato per caso quando nel solito bigliettino al posto di scrivere "Ti voglio bene" gli aveva quasi scritto "Ti amo"?

Era stato per caso quando i suoi baci sulla fronte non erano più un gesto platonico ma gli facevano venire le farfalle nello stomaco?

E tutte le volte che lo guardava come se fosse l'unico uomo sulla terra? L'unica persona che contava? Era stato per caso anche quello?

Sì, pensava lui. Perché non si riusciva a mettere in testa di essersi innamorato di nuovo. Perché per Suwon soffriva, ma non era mai stato da solo. Appena se ne era andato da Suwon era stato di nuovo circondato d'amore. Un amore puro, uno vero, quello di Minho.

Ed era stato per caso quando tornava a casa piangendo e lui era lì? Era per caso, o era destino che lo incontrasse?

Era destino che lo incontrasse in quel momento, perché Minho per lui c'era sempre e glielo aveva fatto capire esattamente in quell' attimo. In quel momento, sotto la pioggia, il volto ricoperto da lacrime, soffrendo per una persona che nemmeno minimamente se lo meritava. E poi? E poi era arrivato Minho. Un ombrello per proteggerlo dalla tempesta, un abbraccio per proteggerlo dalle insidie del mondo, e poi un bacio. Un bacio che Jisung gli aveva dato perché aveva sentito che doveva farlo, ma poi aveva detto di fare finta di niente. Un bacio che a Minho aveva fatto più che soffrire, perché dopo aver sentito quelle labbra ai frutti di bosco sulle sue non si sentiva di respirare senza sentirle di nuovo, perché era stata una sensazione spettacolare.

Ma no, non era per caso.

Minho lo aveva conquistato.

E no, non lo aveva conquistato il suo modo di vestirsi, la sua bellezza, il suo stile. Lo aveva conquistato il modo in cui amava. Perché Minho amava con tutto sé stesso, tutta la sua forza e tutto il suo cuore, come se fosse l'unica cosa che importasse, e Jisung non poteva ignorarlo. Jisung non poteva non sentirsi sommerso dall' amore, non poteva non sentirsi travolto da un amore così forte che avrebbe potuto sconfiggere le leggi della fisica, che avrebbe potuto superare le correnti gravitazionali.

Adesso rileggeva la lettera del giorno prima.

"Jisung, io ti rimarrò accanto. Spero di riuscire a vedere il tuo sorriso quando le rughe ti travolgeranno il viso, e sono sicuro che lo vedrò, perché mai il mio cuore smetterà di battere per te. Ti amo. Da morire."

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora