VI

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as long as I'm here, no one can hurt you. [finché sarò qui, nessuno può farti del male]

Minho stava per aprire il portone, quando sentì una voce. Una voce furiosa, il tono alto, aggressivo. Era chiaro stesse litigando con qualcuno e non potè fare a meno di farsi i fatti degli altri.

"Che hai detto di mia madre?!"

Si girò. Un ragazzo paffutello aveva preso per il colletto Jisung, ora gli urlava contro. Suho.

Lui e Suho erano molto amici, da adolescenti. Uscivano spesso insieme, nello stesso gruppo d'amici, ma si erano allontanati. Dopotutto, Minho era andato a vivere per i fatti suoi e si era iscritto all'università, desiderando di vivere una vita un po' più indipendente, mentre Suho rifiutava di prendersi le sue responsabilità e a ventisei anni stava benissimo in casa a fare niente, mantenuto da mamma e papà. Le loro opinioni erano troppo contrastanti ed il fatto che Suho considerasse tutto ciò che faceva come normale e ovvio lo innervosiva, non era così. E poi, Minho, crescendo, aveva preferito decisamente starsene con il suo gruppetto di ragazzi che nessuno conosceva, non gli piaceva stare nel gruppo "dei ragazzi popolari" della scuola nemmeno alle superiori quindi crescendo si era allontanato, iniziando ad uscire con un gruppo un po' più appartato e riservato.

E, soprattutto, di quel gruppo non gli piaceva un fatto in particolare: erano tutti arrogantelli.

"Suho, posso spiega-" balbettò il biondo, anche se venne zittito a metà frase dall' altro.

"Che devi spiegare? Cosa hai detto di mia madre? Ripeti, se hai il coraggio!" lo sbatté contro il muro, alzando sempre di più la voce.

Vide lo sguardo di Jisung incupirsi, mentre si innervosiva sempre di più. Poi spinse Suho, si vedeva nei suoi occhi che ora non si sarebbe più trattenuto. Le sue iridi sembravano bruciare, il suo sguardo avrebbe potuto uccidere Suho solo guardandolo negli occhi. Era furioso.

Minho si avvicinò sempre di più, fino a stare a qualche passo dai due, che però erano troppo presi dalla litigata per prestargli attenzione.

"Vuoi sapere cosa ho detto di tua madre? Va bene, te lo dico! Ho detto che è una stronza, ma non ho finito... Tua madre è una stronza, si, la donna più stronza che conosco! Accetta di ospitarmi per poi farmi sentire una merda, ecco cos'è tua madre! Basta come risposta?" gli urlava contro, avvicinandosi in fare minaccioso sempre più, gli occhi spalancati e le vene gonfie. Minho si avvicinò ancora di più, sta volta Jisung aveva un po' esagerato, non sapeva come avrebbe reagito l'altro ragazzo.

Suho alzò un sopracciglio, sussurrando qualcosa che Minho non riuscì a capire. Poi si alzò le maniche, e cercò di sferrare un pugno a Jisung.

Era furioso. Voleva prenderlo a pugni sui denti fino a staccarli tutti, come nei suoi più grandi incubi. Fino a farlo sanguinare.

Non capiva più nulla.

Minho non poteva più stare a guardare. Se qualcuno avesse fatto del male a Jisung, per qualsiasi motivo, quella persona l'avrebbe pagata. Non importa il motivo, non importa come. L'avrebbe pagata se solo l'avesse toccato, e doveva fermarlo prima che accadesse.

Minho corse subito in mezzo, prendendo per il polso il ragazzo e bloccando il colpo.

"Tu chi cazzo sei?"

"Woah, calmo. Innanzitutto, giù le mani. " disse, lasciando andare il polso di Suho.

"Minho! Minho, che fai, spostati! " scattò il biondo, prendendolo per un braccio e trascinandolo indietro.

"Jisung, ma vuoi farti menare?" sbottò, spalancando gli occhi. Si era evitato un pugno e si lamentava pure. Insopportabile, insopportabile permaloso marmocchio insolente. Però così carino...

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora