III

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" belle labbra tra parentesi, ma aveva degli occhi un po' tristi "

Jisung stava tornando a casa, Minho e Felix riuscivano ancora a vederlo in lontananza. Camminavano silenziosi, Minho si fissava i piedi. Alzò lo sguardo solo quando l'altro inizio a parlare:

" Beh? Era questa la testa bionda di cui parlavi? "

Minho annuì, mentre si strofinava le mani per riscaldarle.

"E che dici?" Chiese l'altro, mentre gli poggiava la mano sulla spalla. Minho lo guardò confuso per qualche secondo, aggrottando le sopracciglia. Poi si schiarì la voce, guardo per terra e rispose.

"Che vuoi dire?"

"Eri così incuriosito da quella testolina. Quindi ora che sai chi è, che vuoi fare?"

"Nulla di particolare. Ma mi piacerebbe farci amicizia. Quindi non mi dispiacerebbe se organizzassimo qualche uscita assieme di nuovo."

Felix ridacchiò e abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e spostarsi i capelli da davanti agli occhi. "Ho capito." sussurrò.

Minho non capiva che aveva da ridere, non capiva cosa aveva detto di strano. Quando ormai si era fatto tardi, tornò a casa, sotto il cielo oscuro, illuminato solo da un grande satellite, la luna.

Quando entrò a casa, si levò giusto un attimo la giacca, e poi si gettò sul letto, sbuffando. Si distese e si addormentò prima di poterci provare.

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Jisung tornava dal colloquio, saltellando. La prima cosa che fece fu chiamare Felix, che come al solito dopo due squilli era già in linea.

"Lixie! Ho trovato lavoro!"

"Oh! Bravo! Sei un grande!" Come al solito l'amico sembrava quasi più contento di lui, era sempre stato il suo supportatore numero 1, da quando si conoscevano.

La chiamata finì dopo qualche minuto, quando Jisung dovette rientrare a casa.

"Sign.ra Do, ho trovato lavoro" sorrise. Ma come al solito, la donna non osava curvare le labbra nemmeno di un millimetro. Erano piatte, sempre arrabbiate o cupe. Come se fossero state schiacciate da una pressa e non avessero più la forza di tirarsi su.

"Bene. Dacci almeno la metà dello stipendio."

Jisung sbarrò un attimo gli occhi. Non pensava di essere ospitato a gratis, ma aveva in mente di ripagarli quando si sarebbe sistemata la situazione. Ma aveva altre scelte? Purtroppo no. Annuì e se ne andò in camera. Suho era fuori, per fortuna. Accorto a non farsi vedere, si gettò sul suo letto.

Impugnò il telefono e cominciò a scorrere col dito sullo schermo. Ogni secondo la luce che proveniva dallo schermo cambiava colore, illuminando al buio il viso del ragazzo.

Finché il telefono emesse un suono. Una notifica. Numero sconosciuto.

"Ehy, sono io, Minho." Lesse quel nome e i ricordi della sera prima riafforarono.

Ah, Minho. Minho...

Quel ragazzo gli era piaciuto particolarmente a primo impatto. Anche se lo guardava spesso, sembrava dolce, una caramellina al miele. Non riusciva a dimenticare il sorriso che gli aveva rivolto la sera prima, per qualche motivo. Ma, alla fine, non era tanto abituato ad atti di gentilezza del genere. Magari era normale per tutti. Magari lui era solo strano, perché una cosa del genere non gli era mai successa. Alla fine, gli unici amici che aveva erano Felix e sé stesso. Suo fratello, quando ancora ci viveva assieme. E tanti sentimenti erano ancora da provare, anche se era grande. Era grande, ma non si era mai innamorato. Era grande, ma non era mai stato veramente amato da qualcuno , perché quando era ragazzo, per lui quelle erano perdite di tempo, sciocchezze. E una volta che iniziò a lavorare, non potè più tornare indietro. Non avrebbe mai provato la brezza sul viso che si sentiva ad uscire con gli amici il pomeriggio, quando faceva freddo. Non avrebbe mai provato l'amore adolescenziale. Non avrebbe mai provato la spensieratezza di un ragazzino, la voglia di divertirsi e nient'altro. Gli mancavano tanti tasselli per poter dire di sapere della vita più di qualcun altro.

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora