XV

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the thief of hearts
il ladro di cuori

Jisung non aveva mai ricevuto una lettera d'amore. Né alle medie, nemmeno al liceo, e neanche in qualsiasi altro momento. Quando aveva finito la scuola questo suo sogno di ricevere apprezzamenti e parole d'amore si era spento, come quello di essere amato.

Minho era a lavorare e Jisung sistemava la stanza. Ogni mattina Minho si svegliava in ritardo e lasciava tutto all' aria, e Jisung si svegliava con i vestiti lanciati sul letto e i calzini sparsi ovunque. Allora, lui, che entrava a lavoro più tardi, quando faceva in tempo sistemava tutto al posto dell'altro.

Frugava un po' in giro, metteva a posto i soprammobili, si preparava la colazione, rifaceva il letto, e scriveva a Minho un bigliettino per quando sarebbe tornato. Quando Minho tornava a casa Jisung era ancora a lavoro, e gli piaceva farlo tornare a casa con un gesto dolce.

Poteva contenere tante cose quel biglietto:

Magari un giorno c'era scritto:

«Ciao Minho! Sei stato bravo, bel lavoro. C'è il budino in frigo. Ti voglio bene!»

E il giorno dopo:

«Ciao Minho, ti ho comprato il pupazzo a forma di gatto che ti piaceva. È sul letto. Ti voglio bene»

E quello dopo:

«Ciao Minho, sono un po' stanco e non sono riuscito a prepararti la merenda. Scusami. Cucino io a cena. Oggi torno prima. Ti voglio bene.»

Ogni giorno riusciva a fargli un pensierino che a Minho scaldava il cuore. Un motivo per cui potesse tornare a casa e sorridere immediatamente, un motivo per cui potesse mettersi nel letto a stritolare un cuscino, pensando alla tenerezza dell' altro.

E allora Minho ricambiava, ma non allo stesso modo.

Quando era a casa e Jisung non era con lui, scriveva una lettera d'amore. Non proprio una di quelle lettere lunghissime, coi paragrafoni. Una frase o due.

"Jisung, sei bellissimo, ti amo."

"Jisung, mi piace il tuo sorriso. Ti amo."

"Jisung, sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Ti amo."

"Jisung, non vedo l'ora di poterti riempire di baci. Ti amo."

"Jisung ti ringrazio tantissimo per tutto quello che fai per me. Non vedo l'ora di ricambiare. Ti amo."

Ed andava avanti. Le accumulava tutte in un cassetto per poi dargliele quando, finalmente, sarebbe riuscito a concquistarlo.

Minho non si spiegava come uno sconosciuto avesse fatto a diventare così tanto importante. Prima Jisung era solo un biondo che abitava davanti a lui, ora era la persona con cui sperava di passare la sua vita. La persona che guardava innamorato, la persona che avrebbe protetto sempre e per sempre. Gli aveva stravolto la vita e soprattutto anche i pensieri che faceva ultimamente. Minho aveva iniziato a non voler amare più, ma non ne poteva fare a meno. Non cercava nessuno, non cercava una relazione, eppure appena era arrivato Jisung, si era stravolto tutto.

Pensava ai giorni in cui diceva "non voglio più amare" come lontani, come distanti dal suo attuale modo di pensare e da come amava adesso che Jisung era lì con lui. Aspettare era odioso, ma non avrebbe mai smesso di farlo. Lo avrebbe aspettato. Sentiva che Jisung lo amava già inconsciamente. Non gli era mai passato in mente, almeno a lui, di fare tutto questo per una persona per cui non provava nulla. I gesti di Jisung urlavano "ti amo" e Minho lo sapeva, ma forse Jisung no. Perché alla fine, a Jisung, nessuno aveva mai detto "ti amo" se non con delle stupide parole.

la luce -minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora