CAPITOLO 4 - Evan

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Mi ha scritto "dopo la pausa pranzo", ma non ha specificato l'orario. E io, come un idiota, sto facendo avanti e indietro per il salotto da almeno quaranta minuti per l'impazienza. Mi si sono consumate le suole delle scarpe a furia di spostarmi da una parte all'altra.

Quando sento bussare, mi precipito alla porta come un missile e quasi faccio saltare i cardini.

«Evan!» Emily sobbalza dallo spavento. Colpa mia, lo so, ho quasi buttato giù la porta per aprirla, ma non sono riuscito a contenere l'entusiasmo.

«Ciao, piccola!» Mi fiondo su di lei e le avvolgo un braccio intorno alla vita, attirandola a me. Potrebbe vederci chiunque, ma proprio non ci riesco, non resisto. Ci pensa lei a staccarsi dal mio abbraccio con un po' di imbarazzo e a sgattaiolare dentro l'appartamento, lanciandosi un'occhiata alle spalle.

Dovrebbe darmi fastidio, ma in questo momento riesco solo a pensare che lei è qui, da me, e questo mi basta.

Chiudo la porta e afferro la sua mano, conducendola in camera mia. Non ho intenzione di sprecare neanche un secondo di queste due ore che abbiamo a disposizione.

«Come va il taglio?» Mi domanda non appena siamo nella mia stanza, mettendosi a fissare con timore la garza bianca che ho sul collo.

Mi avvicino e le cingo la vita con le braccia, eliminando tutta la distanza che c'è tra noi. «Molto meglio.» Esalo dietro il suo orecchio, prima di lasciarle un casto bacio. «Sai, ho un'infermiera personale tremendamente sexy che ieri sera ha saputo prendersi cura di me in modo eccezionale.»

«Ah, sì?» Ammicca lei. L'imbarazzo di poco fa sembra essersi dissolto nel nulla.

«Mm-mm.» Annuisco, e intanto faccio scivolare una mano sul suo sedere, spingendole il bacino contro la mia erezione, già sull'attenti.

Con voce provocante, Emily mi risponde: «Credo che tu abbia bisogno di altre cure.» E mi sfiora la patta con una mano. «Mi pare di avvertire ancora un certo gonfiore.» Constata languida, stando al gioco, mentre si strofina contro i miei jeans.

E, cazzo, me lo sta facendo diventare duro come il marmo. «In effetti, avrei proprio bisogno di altre cure, sì.» Concordo, talmente eccitato da prendere quasi fuoco.

«Proprio quello che pensavo.» Conviene lei, slacciandomi il bottone dei jeans e facendo scendere la cerniera, prima di tirarli giù con decisione. Poi afferra il mio uccello da sopra la stoffa nera dei boxer e se lo stringe tra le dita.

Una scossa di piacere mi vibra lungo la spina dorsale, facendomi irrigidire i muscoli delle gambe, fino alle natiche. «Ah, cazzo...» Mi sento eccitato come un quindicenne davanti a un giornaletto porno. Non capisco. Perché Emily mi fa questo effetto? Sembro uno sfigato che rischia di venire nelle mutande ancor prima di levarsele.

Concentrati e respira.

Concentrati e respira, Evan. Concentrati. E. Respira.

Il mio debole tentativo di calmarmi viene annientato da un'altra scossa di piacere nel momento in cui Emily stringe di più la presa. E il mio cervello va in blackout totale.
«Cazzo, Em, voglio affondare dentro di te subito

Non aspetto che ribatta. Mi fiondo sulla sua bocca e inizio a divorargliela. E intanto la spoglio con foga, mentre lei fa lo stesso con me.

Eliminato anche l'ultimo pezzo di stoffa, la ribalto sul letto.

Emily, sotto di me, affonda le dita nei miei capelli, mentre io la lecco e la bacio ovunque.

Giuro che vorrei rimanere chiuso dentro questa stanza con lei per tutta la vita.

PIANETA ERRANTE - CONQUISTA DI UNA STELLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora