CAPITOLO 23 - Emily

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Evan mi si sdraia accanto, sistemandosi sul fianco, e mi cinge la vita con un braccio.

Sembra stare meglio, ma so che è ancora fragile. Per questo non riesco a parlare. Ho paura di dire qualcosa di sbagliato, così mi limito a fissare il soffitto.

Come ci si comporta con un ragazzo che ha da poco perso sua sorella?

Rifletto mentalmente sulla possibile risposta, ma ogni cosa a cui penso appare stupida o sbagliata.

Il silenzio incombe fitto sulla stanza. Finché Evan non lo spezza. Nasconde il viso nell'incavo del mio collo e soffia piano sulla mia pelle.

«Lei mi manca tantissimo.»

Mi stringo a lui e lo abbraccio più forte che posso. So di non poter colmare quell'enorme vuoto che si porta dentro, niente e nessuno potrà mai farlo, ma voglio capisca che io sono qui. Per lui.

Dopo qualche minuto di illusoria quiete, mi scosto da lui e appoggio una mano sul suo petto, all'altezza del cuore. «Anche se lei non è più tra noi, potrai sempre trovarla qui.» Premo il palmo un po' più forte. «Ogni volta che senti la sua mancanza, rifugiati qui dentro e cercala, perché lei da qui non se n'è mai andata.» Mi scende una lacrima mentre glie lo dico. È difficile. Le uniche persone care che ho perso io sono i miei nonni materni, ma ero ancora troppo piccola per capire. Valerie e Crystal non sono davvero le mie sorelle, ma non so cosa farei se dovessi perdere una di loro.

Evan posa la sua mano sopra la mia, facendomi avvertire il battito accelerato del suo cuore.

«Tu mi dai la forza di guardare avanti, Em. Da quando ti ho conosciuta, qualcosa qui dentro ha ricominciato a funzionare.»

La potenza con cui mi travolge la sua sincerità, mi annienta.

Sto male per come l'ho trattato e abbandonato in questi mesi.

«Mi dispiace averci messo così tanto.» Riconosco, pentita dei miei mille sbagli.

Lui mi regala l'accenno di un piccolo sorriso. «Ricordi quel giorno in biblioteca, quando ti ho sorpreso alle spalle?»

Annuisco, incatenando il mio sguardo al suo. I suoi meravigliosi occhi chiari che ancora brillano per le lacrime versate poco fa.

«Già allora sapevo che saresti stata mia. E non mi ero sbagliato.»

Sorrido a quel ricordo. Le sue parole che mi svolazzano intorno come farfalle appena liberate dalla gabbia in cui erano state rinchiuse.

"Sei già mia, Emily... e lui dovrà farsene una ragione."

«Evan?» Chiamo cauta. Avrei un milione di cose da chiedergli, dettagli della sua vita che vorrei conoscere, e so che abbiamo tempo, ma c'è questa particolare domanda che spinge per uscire e non riesco più a trattenerla.

«Sì?»

«Perché sei dovuto tornare a casa?» Bisbiglio, pentendomene subito dopo.

Il suo volto si adombra e capisco di aver toccato di nuovo un tasto dolente. Cavolo.

Evan sospira. «Immagino sia arrivato il momento...» Dice soltanto.

«Il m-momento?» Ripeto confusa.

Lui annuisce. «Di raccontarti tutta la verità.» Spiega, arreso.

Un brivido ghiacciato striscia lungo la mia colonna vertebrale. «Q-quale verità?» Balbetto di nuovo. Poi mi scosto da lui, mettendo un po' di distanza tra i nostri corpi ancora nudi, e afferro il bordo del piumone, tirandomelo fin sopra le spalle, d'un tratto infreddolita.

PIANETA ERRANTE - CONQUISTA DI UNA STELLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora