Mi sono incantata davanti alla parete della mia camera da letto, quella accanto alla porta del bagno, a fissare le fotografie appese negli anni, piene di ricordi, e mi sforzo di provare qualcosa, qualsiasi cosa, e di dimenticare ciò che mi risuona in testa da ieri sera.
Emily, io ti amo.
Trattengo un singhiozzo. Non sono più nemmeno sicura di avere ancora lacrime da versare. Ultimamente non ho fatto che piangere.
Sussulto non appena due braccia mascoline mi circondano la vita e un profumo che conosco fin troppo bene mi si insinua nelle narici.
«Mi sei mancata.» Sussurra una voce roca, la testa china sul mio collo, prima di lasciarmi un piccolo bacio sotto l'orecchio.
E io? Niente. Rien. Nada.
Non provo nessuna emozione.
«Ciao.» Lo saluto piatta. Dovrei aggiungere qualcos'altro, rispondergli che anche lui mi è mancato, ma sono stufa di mentire.
«Ti proporrei di saltare la cena e chiuderci qui dentro per tutta la notte, visto che mi sembra passata una vita dall'ultima volta che abbiamo fatto l'amore. Ma ho davvero voglia di portarti fuori e godermi una serata con te, sai?» Brad mi stringe un po' di più e io combatto contro l'istinto di mordermi il labbro. Ho messo un rossetto così vistoso e abbondante che nasconde bene le ferite della scorsa notte e mi impedisce di torturarmi se non voglio ritrovarmi con i denti chiazzati di rosso.
«Andiamo?» Chiedo, voltandomi e liberandomi dal suo abbraccio soffocante.
Brad mi porge una scatolina bianca di cartone. «Apri il mio regalo, prima.»
Ha le misure giuste per contenere uno dei suoi soliti gioielli, eppure la confezione sembra davvero modesta per ospitare pietre preziose al suo interno.
«Non dovevi prendermi nulla.» Obietto afferrandola e rigirandomela tra le dita. Non sono sicura di volerla aprire.
«Tesoro, credimi, non è davvero nulla.» Ridacchia. E la sua risata mi fa sussultare. Da quant'è che non lo sentivo ridere? «Avanti, cosa aspetti, aprilo.» Sembra più impaziente di un ragazzino.
Prendo coraggio e alzo il coperchio della scatolina.
Oh. Okay...
«È carino, grazie mille, Brad. Lo aggiungo agli altri.» Faccio per raggiungere la borsetta, dove tengo il mazzo di chiavi, ma lui mi blocca per un polso, attirandomi al suo petto.
«In realtà, non è per quello che te l'ho preso.»
Un'improvvisa ondata di panico mi fa tremare le gambe. Tengo la testa china, evitando il suo sguardo, ma lui mi alza il mento con due dita, obbligandomi a fissarlo. «Presto apriremo i nuovi uffici a Cleveland e dovrò andare lì spesso.» Mi conferma ciò che mesi fa mi aveva già accennato. «Stamattina mi sono incontrato con l'agente immobiliare e ho firmato il contratto.»
Non sono sicura di seguire il suo discorso, o forse semplicemente non voglio capire.
«Ricordi quando sono stato via un'intera settimana durante le vacanze di primavera?» Mi domanda.
Annuisco, terrorizzata all'idea che prosegua.
«Sono stato a vedere alcuni appartamenti. Ieri, conclusa la trattativa, me ne stavo tornando in albergo, quando sono passato davanti ad un negozio di souvenir e ho visto il portachiavi. Ho pensato che fosse perfetto. Manca solo la chiave, ma l'appartamento ora è nostro, amore, e ogni volta che dovrò andare là per lavoro, tu potrai venire con me, se vorrai.»
Fisso i suoi occhioni blu, colmi di un amore sconfinato che vorrei non vederci dentro.
«Emily, sei felice? Perché io lo sono moltissimo.» Mi rivela in modo disarmante, mentre il mondo si sgretola sotto i miei piedi.
«Mi piace il portachiavi, grazie.» Mi limito a dire e non aggiungo altro. Non ci riesco.
Credo che Brad interpreti il tutto come un "sì, sono felice", perché mi dà un bacio tanto intenso che mi toglie il fiato. O forse ha capito anche lui, e quello è il suo gesto disperato per trattenermi a sé, perché sa che gli sto scivolando via.
Afferro il giacchetto e la borsetta e scendo insieme a lui le scale. La sua Aston Martin che ci aspetta nel viale, pronta a portarci in chissà quale ristorante di lusso.
La serata prosegue in modo tranquillo, tra un discorso e l'altro sui progetti che il mio ragazzo vorrebbe realizzare una volta a capo dell'azienda. Ne parla con entusiasmo ed era da tanto che non lo vedevo sotto questa luce: bello, determinato e... innamorato perso di me. E io mi sento divorata dai sensi di colpa.
«...quindi c'è una piccola possibilità che mio padre mi conceda la direzione della filiale.» Rivela con eccitazione. Poi cambia discorso senza lasciarmi il tempo di assimilare la notizia. «Comunque, com'è andata la partita? Hanno vinto?»
Sento il sangue defluire rapido e poi ghiacciarsi, il battito cardiaco aumentare e un torpore alle mani irrigidirmele. «Sì, hanno vinto.» Dico con voce tanto bassa che non sono sicura mi abbia sentito.
«Bene, sono contento.» Nella sua voce non c'è fastidio né disprezzo. È sincero e forse è arrivato il momento che lo sia anch'io.
Brad mi riaccompagna a casa e quando arriviamo fa il giro dell'auto per aprirmi la portiera.
«Ho passato davvero una bella serata, Emily. Grazie.» Mi avvolge in un tenero abbraccio e mi regala un bacio casto. Aspetta che sia io a fare il prossimo passo, come se avesse bisogno di una conferma, qualcosa che gli dica che tra noi va ancora tutto bene.
Mi sento uno schifo solo a pensarlo, ma era davvero più facile quando faceva lo stronzo.«Ti inviterei a restare, ma sono davvero stanca. Mia madre mi ha tenuta in ostaggio tutto il giorno per i preparativi-» Mi blocco. Non riesco nemmeno a pronunciare quella frase. Del nostro matrimonio.
«Due mesi...» Sussurra lui sulle mie labbra. «E sarai la signora Westbrook.» Conclude, dandomi un altro bacio leggero, delicato, eppure carico di tutto l'amore che prova per me.
«Ci vediamo domani a scuola. Buona notte, Brad. E grazie per la cena, sono stata bene anch'io.»
Il mio ragazzo mi sfiora la fronte con la sua, guardandomi dritto negli occhi come se fossi la pietra più preziosa sulla terra, e poi mi lascia senza fiato con poche parole.
«Ti amo, Emily White. Non sai quanto.»
Il mio cuore si crepa irreparabilmente. Perché sono una stronza. Perché l'ho tradito e non se lo merita. E perché non credo di amarlo come lui ama me.
Potrei benissimo continuare a fingere come ho fatto finora e rispondergli "anch'io", ma invece mi limito a dargli un bacio e una carezza sulla guancia, salutandolo e voltandogli le spalle.
Quando entro in casa, è tutto buio. I miei stanno già dormendo. Mi appoggio con la schiena contro il portone d'ingresso e tutto ciò che succede dopo è improvviso e fuori dal mio controllo.
Io: Ho bisogno di vederti.
Evan: Solito posto tra quindici minuti.
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PIANETA ERRANTE - CONQUISTA DI UNA STELLA
RomanceEvan - La guardo e tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto sia perfetta. Stringo le mani e cerco di trattenere l'emozione, ma non vi dico quant'è difficile. In pochi secondi mi passa davanti la nostra storia: incasinata, forse un po' sbagliata...