Quando penso al periodo in cui ho scoperto Milano una delle cose che mi viene in mente è nero inferno, un documentario icona sui graffiti. Con i miei soci di crew ce lo guardavamo e eravamo in fissa, c'erano tutti i writer storici dei tempi dentro: Dumbo, Rae e altri ancora.
Ci sono tante storie di quel periodo, notti all'aperto in giro per la città a dipingere i muri e fumare.
Poco tempo fa ricordavo con un amico una sera a Crescenzago, alla periferia nord di Milano, sulla linea 2 della metro. C'eravamo Edas, Etna, Rauto e io, e volevamo metterci a pittare. A noi si era unito anche un writer francese, che doveva fare il palo.
Quella sera pensiamo di andare a scrivere sui cabinotti della metro. A una certa, mentre siamo già in azione, Rauto, un ragazzino basso e quella calma perenne tipica di chi si fa di ero, domanda:《Raga, è normale che c'è uno dell'IVRI che ci sta guardando dal parcheggio? Non è la vigilanza?》.
Minchia! Usciamo di corsa e imbocchiamo il sottopassaggio che porta sul lato opposto della via Palmanova. Lì camminiamo camminando a passo svelto, però a un tratto sentiamo delle gomme fischiare e, prima che sbuchi l'auto, nascondiamo le bombolette sotto una macchina parcheggiata in una qualche via laterale. Il tipo dell'IVRI passa a duecento all'ora e, quando si accorge che siamo sulla strada, inchioda e fa inversione a U. Allora noi cominciamo a correre come matti verso un parchetto: all'entrata ci sono dei peruviani che stanno bevendo e forse si stanno pure bucando. Vedendoci arrivare di corsa, uno di loro si alza e prende una bottiglia di birra in mano. Cerca rissa, ma quando nota la macchina della vigilanza dietro di noi, capisce la situazione e tutti loro se la danno a gambe.
Noi invece attraversiamo il parchetto e correndo come matti sbuchiamo dall'altra parte, in via Padova. Ma lì arriva una macchina dei Carabinieri che accende le sirene e inizia a seguirci. Io riesco a nascondermi dietro a un'auto e 'sti sbirri nell'Alfa devono accontentarsi di inseguire uno dei miei amici. Poco dopo, mentre giro intorno alla vettura ferma, mi accorgo che davanti a un locale di striptease c'è della gente che mi guarda e sembra chiedersi:《Chi sa chi cazzo è questo e cos'ha fatto per combinare 'sto casino...》.
Alla fine, Edas, che conosce bene la zona perchè abita a Crescenzago, riesce a orientarsi e torna a casa sua. Io perdo di vista gli altri, ma per fortuna Edas si mette a mandarmi sms del tipo:《Ti controllo dal balcone, vedo anche gli sbirri, ti stanno cercando, non farti beccare》.Che ansia. Mentre giro per il quartiere senza rendermi conto di dove sto andando, sento la macchina degli sbirri che sgomma da una strada all'altra. Per nascondermi, mi imbosco sotto le auto. Alla fine, non so come, capito in viale Monza, che conosco, e mi incammino verso Loreto. La strada è piena di sputapalle, i neri che vendono la cocaina: li chiamano così perchè tengono le palline di coca in bocca per non farsi beccare nel caso capiti una perquisizione. Poi ci sono pure trans e altra brutta gente. Ed è notte fonda.
Mi accorgo che mi seguono due zingari con atteggiamento losco. Allora accellero il passo, ma lo fanno anche loro. Siccome questo è un chiaro segno di allarme, decido di fermarmi a parlare con uno di questi sputapalle sperando che quelli cambino strada. Nella mia testa, uno spacciatore vuole tutto attorno a sè tranne che casino o comunque attenzione, motivo per cui, se gli zingari mi rompono il cazzo sicuramente urtano anche il nero, che non rimarrebbe indifferente.
Così mi dirigo verso il ragazzo di colore più vicino e gli dico:《Ci sono due dietro che secondo me vogliono scavallarmi. Se ci provano e tu ti metti dalla mia parte, ti pago quello che chiedi per una busta, anche se non voglio niente》.
E lui come se fosse una situazione normale:《Stà tranquillo; rimani qui》. Allo stesso tempo gira gli occhi a destra e a sinistra per controllare che non arrivino gli sbirri.
Al che i due zingari cambiano strada imboccando la prima traversa. La mia tattica ha funzionato. Quando arrivo a piazzale Loreto, mi ferma una camionetta dell'esercito. Un militare mi domanda che cazzo ci faccio a quall'ora da solo in questa brutta via, e io tiro fuori la solita scusa che avevo usato anche in Svizzera:《Ero a una festa e mi sono ubriacato, nel mio delirio alcolico ho litigato con i miei amici e me ne sono andato, ma non essendo della zona mi sono perso》.
Il militare non vuole nemmeno vedere i miei documenti e mi lascia proseguire. Arrivo a piedi fino a piazzq del Duomo, che incrocio due ragazzi, un napoletano e la sua compagna, che mi chiedono una sigaretta: va a finire che restiamo insieme per un bel pò e facciamo pure colazione. Quando finalmente apre la metro, me ne torno a Vimercate.
Sono a pezzi.
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Bus323 - Viaggio di sola andata
RandomEmis Killa (pseudonimo di Emiliano Giambelli), nato nel 1989, ha cominciato a fare rap a quattordici anni. Dopo il suo primo album L'Erba Cattiva (2012) - disco di platino, in classifica per oltre un anno -, è diventato uno dei protagonisti della sc...