La tournè sta andando bene, mi chiamano a suonare un pò ovunque.
Cerco di godermela, ho dei soldi in tasca, e diciamo che al momento posso scegliere nel menù quello che mi piace, senza menarmela se è la portata più cara. La cosa più bella, secondo me, al di là dell'aspetto materiale è sapere che il mio lavoro mi ha dato la libertà di scegliere, di decidere dove stare. Anche di offrire ai miei amici ogni volta che voglio.
Difficile immaginarsi che sarebbe potuta andare così quando, a quindici anni, ero triste e stavo male. Non vedevo un futuro, nè una strada da seguire, e magari stavo sdraiato sul divano tutto il giorno. Questo successo è una cosa che mi godo, ma ho anche moltissima paura di perderlo: sono convinto in qualche modo di avercela fatta, di aver dimostrato il mio talento e questo dovrebbe rimanere.
Poi sono uno che va d'accordo con tutti, che cade quasi sempre in piedi e probabilmente potrei cadere, avere meno successo, ma penso che non tornerò mai dove sono venuto. Non che ce l'abbia con chi fa una vita normale, nè disprezzi la vita di mia madre che si spacca la schiena da anni per guadagnare pochi soldi, ma penso che non mi ritroverò mai in quella situazione: credo che in qualche modo riuscirò sempre a lavorare e vivere delle cose che mi piacciono anche quando si abbasseranno le luci.
Tornando un attimo a mia madre, ogni tanto penso al culo che si è fatta e mi viene voglia di mandarle un sms per ringraziarla di essersi spaccata la schiena per suo figlio.
In ogni caso, nonostante non voglio tornare alla mia vecchia vita, ogni tanto faccio un tuffo nel passato coi pensieri e ho nostalgia di alcune cose. Mi mancano le mie vecchie giornate a Milano passate con altri ragazzi a rappare, le nottate nei depositi dei treni a dipingere, i sacrifici per salire su un palco, e si... anche il mio malessere.
Ho da diversi anni una forte tendenza a leggere biografie di personaggi famosi o a guardare film che raccontano le loro storie, e da sempre ho il mio brutto vizio di lasciarle a metà, penso a godermi l'ascesa dei protagonisti e tendo a snobbarmi il declino.
Forse è per questo che quando ripasso il mio percorso, la mia storia, sono saturo di tutto, torno lì, sul bus 323, dove il sogno non era l'arrivo, bensì il viaggio stesso. Probabilmente da quel pulman non sono mai sceso, ci sono rimasto con il cuore e con l'anima.
Anche oggi, quando prendo un aereo che mi porterà dall'altra parte del mondo per girare un nuovo videoclip o per farmi una bella vacanza, una parte di me è ancora sui sedili arancioni ad ascoltare questo rap.
Si dice sempre che per tutti c'è un treno che passa una sola volta e che non bisogna farselo passare davanti agli occhi. Eh, io di treni ne ho presi molti e persi altrettanti, ma quando penso a cosa sarebbe successo se non fossi salito su quel pulman, bè, sarebbe stata tutta un'altra storia.
Per quanto ancora allora non lo sapessi, il mio è stato un viaggio di sola andata.
Che vadano a farsi fottere i treni che passano una volta sola, sono sul bus 323 e non mi serve altro.
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Bus323 - Viaggio di sola andata
DiversosEmis Killa (pseudonimo di Emiliano Giambelli), nato nel 1989, ha cominciato a fare rap a quattordici anni. Dopo il suo primo album L'Erba Cattiva (2012) - disco di platino, in classifica per oltre un anno -, è diventato uno dei protagonisti della sc...