Il freestyle è soprattutto pensare: devo pensare alle parole e concentrarmi su quelle, tutto il resto è meno importante. Io ho la mia tecnica ma è più o meno la stessa per tutti i freestyler da battaglia. Visto che nelle gare il gioco è quello di sminuire l'altro, devi cercare di cogliere dei particolari interessanti e metterli in ridicolo in modo che il pubblico rida. È troppo facile dare del ciccione a un ciccione: ma se ti accorgi che ha una postura particolare o un qualcosa che lo rende un coglione, quando lo tiri fuori fai ridere tutti.
È importante riuscire a creare sempre delle belle rime, devi dire qualcosa e devi essere bravo a farlo nel modo giusto. Devi concentrare tutto in un minuto sapendo che quello che conta di più sono l'apertura e la chiusura. Quello che voglio dire è che dentro non c'è un discorso, ma spesso si usano rime da battaglia, ognuno ha il suo repertorio perchè non si può rischiare di rimanere inceppati.La cosa più importante è dire delle rime forti, che restano impresse e fanno ridere la gente. Ad esempio, durante il concerto all'Alcatraz, Ensi a un certo punto ha buttato lì una frase del tipo:
《E io adesso ti mando nell'oblio》.
Che non c'entrava tanto con quello che si stava dicendo, ma io non potevo lasciar cadere la battuta e in un attimo mi sono venute in mente due rime con oblio che sono《dio》e《padre pio》.
Quindi ho sparato qualcosa come:《E io sono Dio e ho fatto un featuring con Padre Pio》.
Questo è stato un ottimo modo per non dire niente, ma ho fatto comunque ridere tutti.
Parlando di fuoriclasse, Ensi rimane secondo ma il numero uno del freestyle italiano: è l'unico in grado di fare la fatality, ovvero la mossa in Mortal Kombat che ti permette di chiudere la partita è vincere.
Ensi è uno che, anche quando sembra stia perdendo, poi ti piazza un guizzo da paura. E rovescia il tavolo. È solo questione di tempo: devi semplicemente sperare che non ne abbia abbastanza a disposizione ma è quasi sicuro che prima o poi ti caga fuori la fatality.Un altro aspetto molto importante nel freestyle, ma anche nel rap in generale riguarda la musica, il ritmo, ed è il flow.
Ci ho messo una vita a capire cos'è. Avere il flow significa essere fluidi: è come quendo vai a vedere della gente che pattina. Uno è fluido e l'altro no.
Il flow è qualcosa che puoi notare anche in cose che non c'entrano con il rap, ad esempio in uno che affetta le zucchine, tatatatata, il tipo ha flow. Anche nel calcio, guarda Messi: è uno che scorre bene, che sembra accarezzare non solo il pallone ma anche i fili d'erba.
Il flow è una sorta di naturalezza che può anche essere pensata. C'è il flow spezzettato, che io e i miei soci per ridere chiamiamo il flow spezzatino: va molto di moda negli ultimi anni e consiste proprio nello spezzare molto le parole.
C'è poi l'extrabeat in cui si va al doppio della velocità del beat ma comunque a tempo perchè sei al doppio preciso. E poi c'è lo slow flow, che è molto difficile: si potrebbe pensare che sia più facile perchè sei più lento; in realtà riuscire a non essere palloso facendo slow è più difficile. Se volete una lezione di slow andatevi a sentire Mr. Slow Flow di Evidence.La gente confonde il flow con il fatto di urlare. Senti uno che urla come un pazzo, parla velocissimo e dici, quello ha flow. Ma non c'entra nulla, è solo uno che urla. Ci sono invece i rapper che sembra parlino ma sono fluidi. Io penso di essere uno dei più forti, so che è presuntuoso dirlo, ma se andate a chiedere in giro, neanche quelli che mi infamano hanno mai messo in discussione il mio flow.
In Italia secondo me il top è Tormento che è scorrevolissimo, bravissimo. Fuori dall'Italia Jay-Z.
Anche la lingua incide sul flow: solo con la tua riesci a essere scorrevole. Non potrei mai avere il flow in inglese nemmeno dopo dieci anni a New York. Se usi un'altra lingua, si sente sempre che stai pensando a quello che devi dire e a come lo puoi dire.Andare a tempo è l'unica cosa che non impari: puoi migliorare, affinare la tua tecnica ma che comunque devi avere dentro. Da sempre io riesco ad andare a tempo senza doverci troppo pensare. Ricordo che al muretto spesso mi dicevano:
《Cazzo, tu vai a tempo anche quando parli》.
Ovviamente facevo freestyle perchè sentivo sempre la metrica, piazzavo la rima e arrivavo ogni volta al momento giusto.
Quindi, una tecnica c'è ma in genere lo fai, ti eserciti e diventa parte di te. È una questione d'istinto, d'intuito.
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Bus323 - Viaggio di sola andata
AlteleEmis Killa (pseudonimo di Emiliano Giambelli), nato nel 1989, ha cominciato a fare rap a quattordici anni. Dopo il suo primo album L'Erba Cattiva (2012) - disco di platino, in classifica per oltre un anno -, è diventato uno dei protagonisti della sc...