Dal muretto passa sempre più gente, la voce si diffonde e conosco quella che adesso chiamerei la scena rap underground. Capisco che i ragazzi con cui mi sfido, anche se non sono noti, aspirano a salire: non sono ancora in Serie A, però ci possono arrivare.
Ormai al muretto siamo in tanti, ognuno di noi ha il suo stile e cerca di crescere e di farsi conoscere. Mi ricordo ad esempio Truman, rappiamo insieme ed è davvero un genio del freestyle.
C'è anche Fedez. Fino a poco prima ha fatto parte di una compagnia al Paladino ma non so per quale storia ha mezzo scazzato con loro, e scopre che il muretto è il posto in cui vuole e deve stare.
Con Fedez le prime volte ci siamo stati sul cazzo, poi siamo diventati amici e abbiamo iniziato a fare gare di freestyle assieme. Siamo andati avanti negli anni continuando più o meno a frequentare gli stessi giri, portando avanti i nostri progetti ognuno a modo suo. È una cosa bella.Passo le giornate al muretto e scopro che molti dei ragazzi con cui mi sfido fanno già freestyle nei centri sociali, sono saliti su qualche palco, hanno il loro pubblico. Finalmente conosco delle persone che possono coinvolgermi in quello che sto cercando. Ho trovato un punto di riferimenento reale e non solo, qua in mezzo sono uno dei più bravi.
Entrato nel gruppo giusto, il salto da strada a palco avviene abbastanza automaticamente: ho quasi diciassette anni quando inizio il mio apprendimento on stage, con un microfono, dei beat decisamente migliori rispetto a quelli a cui sono abituato, dei dj meglio improvvisati e un abito che è, sì, sempre underground ma molto meno amatoriale rispetto a quello di Desio dove,al di fuori di noi venti che facevamo rap, non c'erano nè un pubblico nè un riscontro vero e proprio.
Di giorno in giorno, acquisto fiducia nelle mie capacità: vinco una sfida, poi mi dicono che devo vedermela con uno bravo e ho la meglio. Faccio la prima gara di freestyle al Baraonda a Segrate e vinco contro Piuma. Da lì partecipo a tutte le successive, al Cantiere vinco un sacco di contest e comincio a essere un nome conosciuto a Milano.
Inizio a fare un pò di competizioni locali e poi mi metto a girare l'Italia: sento che c'è una cosa a Torino e ci voglio andare, lì conosco uno che mi parla della scena di Roma e voglio andare a scoprirla. Tutto avviene in maniera quasi meccanica. Come mi era successo a Milano, mi accorgo che è tutto nuovo, mi rendo conto che fino a quel momento non è che avessi visto molto: con mia madre era stato solo una volta dalle parti di Rimini e poi un'altra in Sicilia per andare a conoscere alcuni parenti con cui ci eravamo trovati male e da cui non siamo mai più tornati.Al muretto si fa musica ma non solo, è come se diventasse il punto di ritrovo di una serie di pazzi della città: ci sono quelli che non fanno rap ma stanno lì solo per provocare e picchiare chi passa, ci sono quelli che spacciano, insomma un modo di sfascio. Quando dico a qualche amico di raggiungermi al muretto, mi metto d'accordo per trovarci a cento metri di distanza in modo da arrivarci insieme: non di rado capita infatti che chi passa di lì da solo venga aggredito e scavallato.
In genere, facciamo parecchie cazzate: minacciamo altri ragazzi perchè ci diano i soldi, scarpe, quello che ci serve in quel momento. Ogni tanto andiamo "a caccia" in Ticinese: fra un bar e l'altro non è difficile trovare qualcuno da grattare o qualche tipo da scavallare. Io non sono uno di quelli che spingono per queste cose e non è che me ne freghi granchè. C'è chi fa delle minchiate, e di sicuro io non mi tiro indietro.
Ma soprattutto per me si tratta di musica: iniziamo a fare un pò di competizioni in giro per l'Italia. Ovviamente, nessuno ci dà soldi per il viaggio, nè per mangiare, o per dormire: perciò per il viaggio non paghiamo il biglietto, per il mangiare ci portiamo i panini in tasca e per dormire salta sempre fuori l'amico dell'amico che ci ospita.
I quel periodo credo di non aver mai preso un biglietto del treno: saliamo, speriamo che il controllore si faccia vivo in là, cerchiamo di nasconderci e poi se ci beccano diciamo che il biglietto non ce l'abbiamo. Siccome sanno benissimo che darci una multa è inutile, di solito si limitano a farci scendere alla fermata successiva. Naturalmente noi scendiamo e poi risaliamo sul treno dopo. In pratica, se sappiamo di dover essere a Roma per la sera, prendiamo il primo treno verso le otte e, di controllo in controllo, tappa dopo tappa, ce la facciamo. Ci è capitato anche di arrivare a notte fonda ma tanto nei posti marci i concerti si fanno tardi.Continuo ad andare in giro e la cosa bella è che imparo un sacco di robe nuove, mi faccio conoscere in tutta Italia e ho praticamente un amico che mi ospita in ogni città.
In quel periodo va di moda Fotolog, una sorta di Istagram in cui si poteva pubblicare solo una foto al giorno con un breve didascalia. Ce l'hanno tutti i writer: ci commentiamo le foto a vicenda e ci conosciamo.
In questo modo ricordo di aver fatto amicizia con un ragazzo siciliano che, dopo un pò che parliamo, mi invita a Palermo da lui e dalla sua crew per dipingere insieme. A quel punto mi faccio diciannove ore di treno e vado a trovarlo. Mi viene a prendere alla stazione e andiamo a casa sua dove mi presenta gli altri, tutti ragazzi molto alla mano: senza esagerare, avremo dipinto una ventina di treni in due settimane.
Una volta andiamo a Brancaccio, un quartiere parecchio pesante, e, mentre disegniamo su una carrozza, veniamo beccati da uno delle Ferrovie che ci insegue con la motrice. Corriamo come pazzi, lo seminiamo, ma poi ci sbuca davanti un cane saltato fuori da dietro le campane del vetro. Noi rimaniamo lì pietrificati con di fronte questo cane enorme che ci fissa e ringhia. Poi niente, ci guardiamo e iniziamo a correre con questo che ci veniva dietro...
È stata una vacanza bomba e ovviamente per sdebitarmi ho invitato tutti quanti al Nord per stare ancora un pò insieme e continuare a dipingere.L'importante per me è che, tra graffiti, freestyle e nuove amicizie, quasi senza farci caso mi rendo conto di una cosa molto semplice: dove lo trovo il tempo di star male? Ho quasi diciassette anni e sento di aver trovato una strada da percorrere. Non so dove mi porterà, ma già il posto in cui sono ora è migliore di quello in cui stavo prima.
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Bus323 - Viaggio di sola andata
Ngẫu nhiênEmis Killa (pseudonimo di Emiliano Giambelli), nato nel 1989, ha cominciato a fare rap a quattordici anni. Dopo il suo primo album L'Erba Cattiva (2012) - disco di platino, in classifica per oltre un anno -, è diventato uno dei protagonisti della sc...