15. Marco Taglienti

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N.B In questo capitolo ci sono scene forti che potrebbe toccare la sensibilità di qualcuno

Arrivammo il mare era tranquillo, c'erano veramente tante persone sembrava una giornata di piena estate, qui a Napoli le persone si fanno il bagno anche d'inverno. Una sensazione di serenità e libertà mi invase i polmoni, ero veramente felice.
Accostò con la macchina in una zona meno trafficata e in un luogo più appartato, Sofia scese dall'auto, ci aprì la porta e ci fece scendere, notai con mia grande sorpresa che questa volta, aveva lo sguardo rivolto a tutt'altra parte rispetto alla mia figura, poi chiuse la porta e si accostò alla macchina. Presi un momento, la guardai e oggi non riuscivo a riconoscerla, sapevo che c'era qualcosa che non andava, sapevo che era triste, arrabbiata ma quel suo sentirsi superiore mi irritava. Ci dirigemmo verso il mare, Sara era felice come una bambina, saltellava di qua e di là mentre giocava con la sabbia, io mi avvicinai immediatamente all'acqua tolsi le scarpe ed iniziai a passeggiare lasciando che il mare mi bagnasse i piedi. Il rumore dell'acqua mi fece tornare in mente tanti momenti felici della mia vita, quando la mia mamma era ancora qui, lei adorava il mare, ci portava almeno tre volte a settimana perché diceva che l'acqua di mare apriva i polmoni e ci faceva respirare meglio, quel pensiero mi fece sorridere.
" Non volevo che il mare ti facesse diventare malinconica " disse improvvisamente Sara alle mie spalle. Sorrisi ancora un volta.
" Non sono malinconica, sono nostalgica, il mare per me ha un grande valore "
" A me rilassa e il movimento delle onde del mare mi permette di riflettere molto "
" Ma posso chiederti una cosa? - dissi portando le mani in tasca e chiudendo le spalle verso dentro. Attesi qualche secondo e lei acconsentì - che cosa ci fai tu dentro Sara? " chiesi seriamente.
La vidi guardarsi intorno, notò che la direttrice fosse abbastanza lontana e poi mi guardò " quale versione vuoi sapere ? " mi chiese.
Restai un po sorpresa da quella risposta, significava solo una cosa che Sara raccontava una versione non vera di questa storia, ma non volevo essere invadente, né crearle problemi quindi le dissi " quella che vuoi raccontarmi ".
Prese un sospiro, paranoicamente si toccò i vestiti, controllò nelle tasche per vedere se avessimo dei microfoni addosso poi mi guardò negli occhi e mi raccontò la sua storia.
" Ti ho detto che mi sono fidanzata con quel ragazzo, Marco Taglienti - a quel nome corrugai la fronte, forse avevo già sentito questo nome - mi innamorai della sua gentilezza, del suo essere dolce, amorevole e premuroso. Si preoccupa per me, era molto presente e poi era di una bellezza disarmante. Marco mi faceva sentire una regina e lui sembrava davvero un principe e anche la sua casa, i suoi vestiti e la sua famiglia rendevano omaggio a questa mia fantasia. Promise di aiutare mia mamma facendola ritornare a vivere come una regina, lui diceva che per le mamme bisogna fare tutto, e lo fece, Marco le comprò una macchina, una casa, vestiti firmati, borse, scarpe e gioielli, presto anche mia madre si innamorò di lui, seppur non letteralmente. La famiglia Taglienti è una famiglia italo - turca, nati e cresciuti li, alcuni si sono trasferiti in Italia e fanno avanti e indietro, all'apparenza per lavoro e per gestire le loro aziende. Ma sai come si dice Rosa ? Non è tutto oro quello che luccica. Ben presto Marco mi fece addentrare nei meandri della sua famiglia, ed io ingenua che credevo di aver trovato l'amore della mia vita, capii che tutto quel lusso e quel benessere non veniva da una famiglia di grandi imprenditori ma da una famiglia di grandi mafiosi, o come si chiamano in Turchia. Il Padre Teodor Taglienti, gestiva tutti i traffici in Turchia.
La Sorella maggiore Bengü Taglienti, è un potente avvocato Turco, difende le cause legali in cui il padre è coinvolto e gestisce alcune aziende di famiglia, sia in Italia che in turchia, copertura classica dei malviventi - la vidi sorridere rabbrividendo -
Il fratello maggiore Furkan Taglienti, è stato in carcere tante volte, è colui che recuperava spesso i carichi lasciati in mare, spaccia cocaina nelle grandi città e soprattutto per la gente ricca sai quella distinta - concluse con sarcasmo - e poi c'è la madre Ece Trasuska, il suo nome significa regina, e cosi è, ella gestisce il traffico di prostitute da e verso il Brasile. Una mercenaria di donne, senza scrupoli ne pietà. E infine c'è Marco che davvero dopo tutto questo credi ancora sia un bravo ragazzo ? - sorrise di gusto - trafficante di armi dall'italia alla turchia. La sua è una delle famiglie piu conosciute in italia, in particolare a Napoli dove hanno numerosi bunker, grazie ai diversi moli presenti riescono, via mare, a far arrivare navi cariche di armamenti " .
" Ah Taglienti non è anche l'azienda di alimentare all'ingrosso che è presente a via Napoleone ? " chiesi
" Bravissima, sono loro " dissi
" Porca troia ! Ma tu con loro non hai nulla a che fare " esclamai
" Vero! - ci tenne a precisare - non ho mai voluto saperne niente, anzi quando ho scoperto tutto quello che la sua famiglia faceva, provai ad allontanarmi da lui, ma Marco oltre a tanti preggi aveva innumerevoli difetti, era possessivo, aggressivo e faceva uso di stupefacenti e inutile dirlo aveva un immane numero di uomini al suo servizio, che mi controllavano, scortava e proteggevano. I mesi passavano e io mi sentivo in gabbia, non sapevo come uscire da questa situazione, lui diceva che non potevo permettermi di lasciarlo perché mi avrebbe lasciato senza nulla e che sarei dovuta diventare una puttana della mamma per sopravvivere e mia madre d'altro canto diceva che dovevo stare con lui era un bravo ragazzo e ci stava aiutando in tutto. Ma mi sentivo soffocare, non avevo spazi, lui era invadente in tutto e poi quelle poche volte che c'era nell'ultimo periodo era sempre strafatto. I mesi passano e lui mi permette di iscrivermi all'università, li conosco una ragazza Luisa, lei era meravigliosa, a dirla tutta ti somigliava molto - disse con velo di tristezza negli occhi - Luisa era presente costantemente nella mia vita e sapeva delle difficoltà di coppia che avevo, ovviamente no nello specifico. I mesi passarono e tra me e Luisa i rapporti si strinsero, eravamo molto legate e un giorno lei mi confessò di essersi perdutamente innamorata di me. Io provavo lo stesso, con Luisa ero davvero felice e la mia vita con lei sembrava normale, iniziammo a frequentarci di nascosto, con la scusa dello studio passavamo giorni interi insieme, tra baci, carezze e facevamo l'amore di continuo. Eravamo diventate così brave a nasconderci che un giorno ci siamo concesse il lusso di essere ingenue. Noi avevamo organizzato di fuggire all'estero, evitando cosi che ci trovassero e ricominciare da capo, ma lui guà nelle settimane precedenti aveva forse iniziato a sospettare qualcosa, perché diceva che dovevo allontanarmi, che quella ragazza mi stava distraendo, che non ero concentrata su di lui. Ma quell' ingeniutà ci costò cara, quel giorno ci vide baciarci in un posto appartato, perse la testa, prima la aggredì ferendola al volto e sfreggiandola con un coltello, poi Luisa riuscì a scappare e io tentai di fermarlo, ma non ci riuscii con nulla. Lui la raggiunse mentre lei provava a chiedere aiuto, io ero inerme sotto la furia omicida di un pazzo, strafatto di cocaina - le lacrime iniziarono a rigarle il volto, forse ricordare quella scena le faceva molto male - Luisa entrò in un vicolo senza uscita, si intrappolò da sola, era ferita spaventate e inerme difronte a lui. Scese dalla macchina e fece scendere pure me, due dei suoi scagnozzi la bloccarono, provammo a gridare con tutte le nostre forze ma nessuno ci sentì, o fecero finta di non sentirci. Lui la insultò, io provai a fargli cambiare idea dicendo di lasciarla in pace e che non l'avrei vista più, mi sarei sposata con lui, ma niente, orami la sua mente era in blackout totale. Luisa piangeva, era disperata e io non sapevo come aiutarla, improvvisamente lui le disse che due donne depravate come noi meritavamo di vedere come ci si comportava bene io capii subito dovevo volesse andare a parare. Il pensiero mi fece rabbrividire e provai a dissuaderlo da quell'idea, ma non ci riuscì, lui violentò me davanti ai suoi occhi, ormai vuoti e bui, i suoi scagnozzi violentarono lei davanti ai miei occhi, increduli e desiderosi di chiudersi e non riaprirsi più. Mi caricò in macchina, andammo via, sentii solo uno sparo di pistola e capii che la mia vita era finita la, in quel viale insime a lei - si asciugò le lacrime e provò a prendere un respiro, quella storia struggente mi aveva devastato l'anima e vederla così mi faceva stare ancora più male - Ho provato il suicidio subito dopo, ma non vi sono riuscita, sono stata una codarda, non l'ho raggiunta. Ho fatto un secondo tentativo, ma fui fermata dai carabinieri che trovarono gli indizi che mi associarono a Luisa, fecero passare il mio tentato suicidio come il mio tentativo di liberarmi dal peso della morte di Luisa che secondo loro avevo causato io perché la ragazza, per la sua famiglia cattolica , era eterosessuale e io avevo provato a portarla sulla strada della depravazione. Fui accusata e ho provato con tutte le mie forze a dire chi erano i colpevoli, quando feci il suo nome, un giorno me lo ritrovai in questura, mentre ero in custodia cautelare, mi disse che se non avessi voluto che mia madre faceva la stessa fine dovevo prendermi le colpe. E così alla domanda se fossi colpevole, risposi si, un po per mia madre e un po perché è anche colpa mia se Luisa non c'è più e devo pagare ciò che ho fatto " ormai i suoi occhi erano secchi, la bocca impastata, non aveva più lacrime da versare e non riusciva più a raggomitolarsi su se stessa tanto che l'aveva già fatto. Quel racconto mi aveva scossa tanto, lo sapevo che lei non aveva fatto niente di male, era così dolce ed educata , ne ero certa stesse pagando per qualcun altro.
" Sara non devi arrenderti, devi dire la verità, devi essere libera per te e Luisa "
" No! Devo pagare e poi io li fuori non ho nulla più, lui mi ha tolto tutto anche la dignità che avevo"
" Ed era proprio questo il suo scopo e non devi dargliela vinta. Io non posso dirti che riuscirò ad aiutarti ma ci proverò "
Finalmente alzò lo sguardo che aveva tenuto basso tutto il tempo, incastrò i suoi occhi ai miei, mi guardò e si spostò di qualche centimetro verso di me, io non mi spostai restai li, sapevo che aveva bisongo di me, ma con un occhio mi girai verso Sofia, che in tutto quel racconto avevo rimosso essere lì a due passi da noi, era seduta su un muretto, fumava e aveva la faccia devastata, si asciugò gli occhi quando vide che ci incamminammo verso l'auto.

*SPAZIO AUTRICE*
Ciao amiciii eccomi di nuovo qui, oggi ve ne regolo due, uno dietro l'altro, spero vi faccia piacere e che vi piacciano soprattutto.
Sono in pena per Sofia 😥.
Comunque come sempre ci tengo a dire che il ragazzo in foro è stato creato con un app di IA quindi qualsiasi somiglianza a persone reali è puramente causale, stesso discorso vale per i nomi, i cognomi e gli eventi descritti, tutto frutto della mia fantasia.
Vi abbraccio e spero di leggervi.

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