25. Il cuore a mille

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" Wagliu allor ij vac mi raccomando, facit e brav" dissi salutando Susanna e Pietro
" Rosa noi siamo qui ricell a patt' " disse Eduardo avvicinandosi
" State tranquilli ragazzi, mio padre sa già tutto" li abbracciai e mi avvicinai al cancello, dove con mia grande sorpresa c'era Sofia. Feci finta di niente, continuai ad andare dritto.
" Rosa ! - gridò - aspetta un attimo - disse provando a sembrare calma - ti prego Ro guardami, lo so io ho sbagliato con te, ma tu non sei così non fare cazzate ti prego "
" Ti togli! Devo uscire " dissi categorica
" Rosa guardami - continuò afferrandomi il polso - tu non sei come loro, lo sai e lo so, mi dispiace "
"Sai cosa - dissi sfilandomi dalla presa - che ad essere trattata come loro alla fine ti convinci che anche tu sei come loro, quindi direttrì - sospirai cercando di essere convincente - grazie per questa convinzione "
" Mi dispiace Rosa mi dispiace, io lo so che non sei come loro e mi dispiace averti trattata così, Rosa davvero, ti ricordi quello che ti ho detto a casa mia, quando abbiamo avuto il nostro momento, Rosa io" non ebbe il tempo di terminare la frase che mio padre mi richiamò " Vita mj allora ? Che fai non vieni a salutare tuo padre ?! Direttrice permette ?!" Disse l'uomo cercando di sorpassare la donna.
" Rosa " provò disperatamente, i suoi occhi erano davvero dispiaciuti, ma il mio orgoglio era molto più forte, così le regalai un ultimo sguardo e a braccetto uscì da lì con mio padre.
"Merda ! " Gridò e riuscì a sentirla fino a fuori.
"Ma che vo chella direttrice ?" Chiese sospettoso mio padre
" Niente papà niente " dissi con un magone in gola
Il viaggio fu tranquillo, parlammo del più e del meno, mi chiese come stavo e come stavano i ragazzi dentro, se avevamo bisogno di qualcosa e soprattutto se io avevo un bel polso di ferro per farmi rispettare
" La dentro tutti sanno chi sono e nisciun s permette e parla e me " conclusi guardando fuori
" Quindi tu si sicur che non ce niente che t fa vacillare "
" Assolutamente no " risposi convinta.
" Brava a papà, perché ij m so rutt o' cazz e sta direttrice e merd ed ho pensato ad una cosa "
" Cosa " chiesi cercando di non far trapelare la mia preoccupazione
" Facimm fa na bella bott all ipm, salvam e nuost e rimanimm a ind o di salvo "
" Papà ma ci sono tanti altri ragazzi innocenti "
" Piccrè qualche danno collaterale ci deve essere sempre. A mamm e chillu piecur m sta scassan o cazz ca for. Hann capi chi cumman"
" Ma nu putimm attacca direttamente e di salvo. O facc for ij personalmente a Carmine papà"
" Ch re piccrè ti preoccupi per la direttrice ?!" Chiese con tono serio e autoritario
Ebbi un attimo di sussulto e poi risposi " No, no ma ch dic, nu m n fott "
" Eccola la mia piccolina, la dint eduardo nu t ra chiu fiducia, ric ch si distratt"
" Ma no papà è na strunzat"
Arrivammo a casa, il pomeriggio trascorse tranquillo, sembrava una normale giornata a casa mia, c'era gente che continuava ad entra ed uscire, mio padre era molto rilassato e felice. Mi disse che nella tarda serata mi avrebbe raccontato di ciò che aveva intenzione di fare e mi avrebbe fatto vedere una cosa. Il sole stava per tramontare ed io mi affaccia dal terrazzo di casa per fumare una sigaretta, quant'è bella Napoli pensai guardandola. Tnimm tutt e pur a vot par ch c manc tutto, non sappiamo apprezzare nulla pensai. Abbassai la testa per accendere la sigaretta e riparare la fiamma del leggero venticello che c'era, ma una forte luce mi accecò, così immediatamente mi misi sugli attenti. Provai a guardarmi intorno ma non c'era nessuno, ma qualche secondo e quella luce tornò ad accecarmi, così mi concentrai per bene e notai una figura in lontananza, ma non riuscivo a distinguerla. Presi il binocolo che aveva mio padre e con mia grande sorpresa diedi un nome a quella figura, Sofia. Cosa cazzo ci faceva così vicino casa mia, senza alcun permesso o autorizzazione, se l'avesse vista mio padre sarebbe stato un casino per me e per lei. Tornai dentro, mio padre dormiva, le sue guardie guardavano la TV e così senza fare troppo rumore uscii di casa e la raggiunsi nel viale sorprendendola di spalle
" Merda " Gridò poggiando la mano sulla pistola che portava dietro la schiena, ma nell'immediato gli tappai la bocca e le feci segno di seguirmi, senza fare il minimo rumore. Entrai in un sotto scala, che sapevo portava in una grotta che spuntava direttamente sotto casa mia e sul mare, spesso da piccola mio padre mi faceva usare quel sottopassaggio per sfuggire ai nemici. Una volta lì dentro e assicuratami che non ci fosse nessuno fui la prima a parlare " Cosa cazzo ci fai qui, sei impazzita vuoi farci uccidere ?" Chiesi perplessa.
" Rosa avevo bisogno di parlarti, sto impazzendo, e saperti qui non mi rende più tranquilla " disse allungando la sua mano verso di me, gesto dal quale io mi scansai.
" Devi andartene! - dissi categorica - io e te non abbiamo nulla da dirci e tu qui non ci puoi stare è pericoloso "
" Non mi importa e non mi muovo da qui finché non parliamo " continuò incrociando le braccia al petto.
" Sofia cazzo - dissi iniziando ad agitarmi - se arriva mio padre o qualcuno dei suoi qui e ci trova, di noi resterà veramente molto poco "
" Perché ti preoccupi per me se non sono nulla per te "
" Sofia vattene, non è il momento, ne il luogo più sicuro per poter parlare davvero "
" Ti ho già detto che non vado vai se non parliamo, ho bisogno di chiarire con te, mi sento in colpa sono stata una stronza lo so e che io non riesco a gestire questa cosa Rosa "
" Non c'è nulla da gestire, noi apparteniamo a due mondi diversi, quello che c'è stato è stato un errore l' hai detto anche tu no?"
" Ho detto una cazzata - provò nuovamente ad avvicinarsi trovando il mio distacco - Rosa ascoltami davvero, ho sbagliato, volevo solo togliere tuo padre di mezzo ed essere libere di vivere la nostra vita, tu non sei come lui "
" Sofia, io sono Rosa Ricci la figlia di Salvatore Ricci, come cazzo credi che io non somigli a lui?"
" Te ne stai autoconvincendo ma tu non sei come loro lo sai, non sbagliare ancora Rosa, io posso aiutarti "
" Sofia io e te non siamo niente e non possiamo essere niente. Adesso vattene !"
" Dimmi perché non vuoi provarci, dammi un motivo per allontanarmi davvero da te "disse posando la sua mano sul mio volto ed accarezzandomi, gesto che questa volta le lasciai fare.
" Perché la gente come me non cambia mai, l hai detto tu no?"
" Non è un motivo valido, perché io ho visto oltre quest'apparenza e tu sei già cambiata " disse avvicinandosi pericolosamente.
Ebbi un attimo di sussulto, le sue labbra erano pericolosamente vicino alle mie, era necessario creare una maggiore distanza tra noi. Mi allontanai, mi voltai di spalle e le dissi l'unica cosa che sapevo l'avrebbe davvero ferita ed allontanata da me " quando ti ho detto che ti amavo ? Non era vero ". Quelle parole mi ferirono l'anima, un fuoco dentro mi stava bruciando viva, gridava l'opposto di tutto quello che stava accadendo, ma lei doveva andare via da me.
" Cosa ?! - sussurrò - cosa hai detto ? - continuò con le lacrime che le rigavano il volto e la voce tremolante - guardami negli occhi e ridimmi questa cosa - prese un sospiro - Rosa, guardami negli occhi e dimmi questa cosa, io non ti credo. Rosa !" Gridò così forte il mio nome, facendolo rimbombare in tutta la galleria, cosa che mi preoccupò abbastanza, soprattutto quando sentii la botola aprirsi
" Merda - sussurrai correndo verso di lei e tappandole la bocca - Sofia fa silenzio, o ci ammazzano entrambe ti prego " dissi stringendo gondola a me e trascinandola dietro un pilastro. Non riusciva a trattenere le lacrima, singhiozzava e mi guardava incredula.
" Ascoltami Sofia, ascoltami cazzo - ribadii cercando di attirare la sua attenzione - adesso io esco, tu la vedi quella pozzanghera ? È abbastanza profonda per immergerti, fallo lentamente senza fare rumore e non uscire di lì finché io non li ho portati via di qui ok? " dissi seriamente preoccupata, mentre sentivo le guardie di mio padre caricare le armi e scendere le scale.
" Sofia merda - richiamai ancora una volta la sua attenzione - mi hai capita?"
Portò le sue mani sul mio volto, incredula continuava a guardarmi, aveva le mani bagnate dalle sue lacrime e continuava a singhiozzare
" Ti prego Sofia ascoltami, immergiti e non uscire per favore - provai a dirle con tono più dolce e calmo - ti supplico " ci mise qualche secodno poi fece un accenno, li presi per un si, non avevamo molto altro tempo. Uscì mi sistemai, presi delle pietre ed iniziai a lanciarle verso l'acqua,  quando fecero irruzione.
" Mani in alto " disse Francesco, la guardia, dietro le mie spalle.
Io assunsi la mia espressione più seria, aggiustai la voce e mi voltai " France ma che cazz fai "
" Maro Rosa ma sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo. Ragazzi - Gridò verso gli altri - abbassate le armi è Rosa. Ma ch c fai ca ? Tuo padre non vuole "
" Lo so ma a me qui giù piace, ma adesso me ne vado nu ciò dicere per favore " provai ad ammaliarlo
" Cos e stato questo rumore - disse fabrizio sentendo un rumore d'acqua - chi at c sta ?"
" io non ho sentito niente " dissi pronta
" Nemmeno io " disse per fortuna francecso
" Fabry smettila di farti le canne non sei lucido" dissi provando a distogliere il discorso
" Ma io l'ho sentito "
" Sentite siccome avete disturbato la mia quiete mi portate a mangiare un gelato?"
" Controllo prima che qui sia tutto apposto "
" No! - dissi sospettosa, poi mi corressi - ti prego fa non c'è nessuno chi vuoi che ci sia ero io che giocavo a fare l'eco, dai portatemi a mangiare un gelato e fatemi felice per un giorno libero che ho "
" Ha ragione ja muoviti " mi appogiò francecso.
Felice li abbracciai e prontamente li portai fuori di lì con la speranza che Sofia sarebbe sparita nell'immediato. Avevo il cuore che batteva a mille, l'ansia e la paura avevano fatto si che nel mio corpo girasse più dell'adrenalina  dovuta, così decisi di sfidarsi facendo una corsa al chiosco sotto casa e chi arrivava per ultimo pagava il gelato. Accettarono la sfida come due bambini, gli diedi il vantaggio accertandomi che lei uscisse, la vidi, era fradicia e aveva un volto triste, ebbi un sussulto al cuore, ma non appena entrò in auto  ed andò via feci lo stesso raggiu gendo i ragazzi.

Tu me appicciat 'o coreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora