15. In missione

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Avvertenza: capitolo leggermente spinto, se non vi va saltate pure oltre!


Le cose stavano andando alla grande, Ginny ne era più che convinta. Stretta nella coperta di pile contemplando le spire del fuoco nel camino e sorridendo tra sé e sé. Harry rientrò poco dopo, aveva il fiatone e sembrava trafelato <<Ginny!>> la ragazza sobbalzò persa nei suoi pensieri e si voltò sorpresa <<ciao>>, Harry si tolse velocemente il giubbotto e la raggiunse sul divano, lei gli si accoccolò subito addosso <<beh che c'è?>> chiese guardandolo <<sono arrivato appena ho potuto, abbiamo finalmente individuato il nascondiglio dei Mangiamorte>> lei si irrigidì e lo guardò attentamente con i suoi grandi occhi color nocciola, ad Harry richiese un grande sforzo non perdersi all'interno di essi e riprese <<Kingsley vuole me e Ron a capo della spedizione>> - <<ma Harry...>> provò lei con un'ombra di paura che la attraversò da parte a parte <<aspetta. Lo so va bene? È rischioso e molto ma questo è il lavoro degli Auror>> - <<capisco però...>> - <<Ginny>> lui incatenò i loro occhi <<devo, devo finire il lavoro e Kingsley ci ha scelti perché siamo i migliori>> - <<sempre la tua stupida nobile ragione per metterti in pericolo>> cedette infine lei ma tremava leggermente e Harry lo notò <<staremo bene>> - <<speravo che questo incubo fosse finito>> mormorò lei incrinando un po' la voce <<lo sarà.>> lui la guardava con un accenno di sorriso, gli occhi verdi dietro le lenti quanto più rassicuranti possibile <<e poi ci faremo una meritata vacanza>> concluse ridacchiando. <<quando partirete?>> chiese successivamente la ragazza <<domattina>> rispose lui, Ginny sgranò gli occhi <<non possiamo rischiare spostamenti improvvisi>> spiegò Harry pratico, Ginny annuì lentamente e poi gli gettò le braccia al collo e sussurrò <<ti amo Potter quindi vedi di non tirare le cuoia>> Harry non dimenticò mai l'esplosione nel petto che provò quel pomeriggio, arrossì da capo a piedi e gli spuntò un sorrisetto ebete (gli succedeva ogni volta che Ginny glielo diceva), gongolò <<farò il possibile>> si guadagnò uno scappellotto ed entrambi ridacchiarono.

Harry partì la mattina dopo.

Ginny, che quel giorno non aveva allenamenti, si recò da Hermione. La ragazza era andata a vivere in un delizioso appartamentino a Londra -Ron si era trasferito da George nell'appartamento a Diagon Alley sopra il negozio di scherzi per non lasciarlo solo- vicino al Ministero. Il rosso non sembrava avere fretta di andare a vivere con lei, così la ragazza aveva deciso di fare per conto suo. Ad ogni modo il ragazzo passava molto tempo da lei. <<Ginny. Benvenuta, accomodati! È una fortuna che oggi avessi preso permesso! il mio dipartimento è un vero disastro ultimamente!>> - <<contenta di non avere questi problemi>> sorrise la rossa entrando nella casa <<Ron è partito stamattina presto, oh speriamo bene, quei due, da soli...>> - <<l'ho pensato anch'io ma se la caveranno spero>> Hermione sospirò rumorosamente <<ad ogni modo qualche novità? Temo di essere stata assorbita dal lavoro di recente>> disse allontanandosi per andare a preparare il the nella piccola cucina mentre Ginny si sedeva su una poltroncina e Grattastinchi si acciambellava sulle sue ginocchia. <<come va con Harry?>> la sentì gridare dall'altra stanza, si ritrovò ad arrossire maledicendosi poiché le accadeva solo in rari casi di imbarazzo ormai <<bene>> - <<beh questo lo immaginavo>> disse lei tornando seguita da una teiera e un vassoio fluttuanti che si posarono delicatamente sul tavolino da caffè, finalmente si sedette <<bene come?>> incalzò <<cosa vuoi sapere esattamente?>> chiese Ginny insospettita <<ok andrò dritta al punto. Devi capire che Harry è piuttosto indietro. Voglio dire... la sua conoscenza in quell'ambito si interrompe ai baci>> spiegò infine Hermione con il suo solito tono pratico <<oh... quello>> esalò Ginny <<in effetti non è successo nulla di che... ancora>> - <<non mi stupisce. Se tu vuoi andare oltre dovrai, si insomma, spiegarglielo perché non credo che lui sappia esattamente tutto>> Ginny nel frattempo era arrossita quindi si affrettò a bere un generoso sorso di the dalla tazza che la riccia le aveva passato <<ok... ehm vedrò cosa fare... ad ogni modo hai ricevuto anche tu le lettere di Luna?>> chiese affrettandosi a cambiare argomento; Hermione si giustificò ridacchiando <<con Ron non posso proprio parlare di queste cose, o per Harry potrebbe finire davvero male>>.

Harry e Ron avevano circondato la casupola dopo tre giorni, che erano serviti per identificarla aggirando gli incantesimi di protezione <<stupidamente deboli>> aveva commentato Harry <<ci voleva Hermione>> - <<meglio per noi no?!>> gli aveva risposto allora Ron- <<è chiaramente un incantesimo estensivo irriconoscibile>> mormorò Ron all'altro indicando con lo sguardo l'edificio <<già, tiro fuori il mantello>> poi vi sparì sotto e avanzò nell'erba. L'azione fu veloce e confusionaria: al segnale di Harry e Ron, gli auror fecero irruzione. Ci furono getti di incantesimi da entrambe le parti e molte grida. Harry, nascosto sotto il mantello, si preoccupava di schiantare, pietrificare o disarmare i Mangiamorte mentre gli altri li catturavano e si smaterializzavano con loro, ormai impotenti, ad Azkaban. Ron sembrava un direttore d'orchestra mentre coordinava le azioni e gridava ordini agli altri auror: Harry era molto fiero dell'amico. Una volta terminato il blitz, i due si smaterializzarono al Ministero per verificare che non ci fossero feriti gravi e provvidero a curare con pozioni o incantesimi le lesioni meno serie, poi si recarono da Kingsley per fare rapporto della riuscita missione <<ottimo, domani sarà in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, preparatevi ad una pioggia di attenzioni anche se di recente potrei quasi dire che ci avete fatto l'abitudine>> ridacchio nella sua solita voce profonda, i due si scambiarono uno sguardo di intesa e una smorfia rassegnata e si congedarono dal Ministro; si salutarono <<ottimo lavoro Harry>> - <<ottimo lavoro Ron>> si diedero una pacca a vicenda e si smaterializzarono ognuno a casa propria.

<<HARRY!>> gridò Ginny vedendolo apparire illeso sulla soglia, gli volò in braccio e lo abbracciò forte <<mio dio stai bene!>> - <<avevi dubbi?>> chiese lui falsamente amareggiato <<stupido!>> disse lei sorridendo sollevata, lui colse quel momento di distrazione per bloccarla contro il muro in un bacio appassionato. Lei ricambiò subito mugolando: fu un bacio di quelli focosi scambiati dopo giorni di attesa, entrambi erano bisognosi dell'altro e non accennavano a volersi staccare. Per Harry le labbra di Ginny erano una dipendenza quasi quanto i suoi capelli rosso fuoco che le danzavano sulla schiena. Per Ginny era impossibile tenere a freno le mani su quel corpo così dannatamente perfetto così rischiò e le insinuò sotto la sua felpa finalmente esplorandolo in tutto il suo splendore, Harry gemette per i brividi che ogni tocco gli provocava: non gli era mai capitato. Strinse le braccia ancora di più intorno alla vita di Ginny incerto sul da farsi, lei tra un bacio e l'altro mormorò un <<fallo>> e lui non se lo fece ripetere due volte iniziando a vagare sotto la magliettina pericolosamente corta che indossava. Si staccarono e un'occhiata infuocata bastò ad entrambi. Si precipitarono su per le scale nella loro camera da letto e ripresero. Ginny azzardò ancora sfilandogli il maglione e lasciandolo finalmente a petto nudo, sospirò di desiderio guardandolo ed Harry arrossì, balbettò <<io non so...>> ma lei lo zittì con un bacio e guidò le mani di lui fino a privarla della maglietta. Harry non aveva mai visto nulla del genere ma rimase semplicemente senza fiato, emise un suono strozzato e Ginny ridacchiò soddisfatta, contenta che non fosse rimasto deluso <<ti vuoi fermare?>> chiese a pochi millimetri dalle labbra del ragazzo, lui scosse la testa senza neanche riflettere e lei, sollevata, catturò nuovamente le sue labbra. Lentamente si liberarono degli indumenti rimanenti lasciandosi esplorare a vicenda e per Harry fu incredibilmente naturale e intuitivo quello che accadde in seguito. Quando molte ore dopo si addormentarono abbracciati, seppero davvero di appartenersi.   

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