17. Dudley

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Ciao a tutti, scusate il giorno di ritardo. Ecco il capitolo!



<<Che hai intenzione di fare?>> chiese Ginny mettendogli una mano sul braccio, sapeva molto bene dei pessimi rapporti che il ragazzo aveva con i suoi parenti babbani

<<non lo so Gin, voglio dire non li vedo da due anni e Dudley sembrava cambiato quando ci siamo detti addio. Allo stesso tempo penso agli anni di bullismo, di maltrattamenti, di occhiatacce.>> -

<<ma nella lettera dice di volerti vedere solo lui, no?>> Harry rifletté, in effetti non era stato fatto alcun accenno a zio Vernon e zia Petunia nella lettera: solo Dudley sembrava desideroso di rivederlo. Sotto un certo punto di vista ad Harry fece male l'indifferenza degli zii, per quello che ne sapevano poteva essere morto, d'altro canto si sarebbe evitato una grande fetta d'imbarazzo in una situazione già abbastanza strana, almeno dal suo punto di vista. Harry si sentì un po' in colpa, lui non aveva minimamente pensato agli zii e al cugino per tutto quel tempo e, considerando tutto quello che ora sapeva sulla profezia, su sua madre, forse avrebbe dovuto sforzarsi a ricucire i rapporti con la sorella di Lily e invece ci aveva pensato Dudley a ricordaglielo. Doveva essere rimasto a rimuginare parecchio tempo perché Ginny, che per tutto quel tempo era rimasta ad osservarlo sussurrò: <<Harry... tutto bene?>> lui si ridestò

<<direi di sì. Prendo penna e pergamena così gli rispondo subito>> - <<quindi che farai?>>

<<lo incontrerò, lui ha teso il remo d'ulivo e a me sarebbe sempre piaciuto costruire un rapporto con lui che non implicasse il mio essere il suo sacco da box>>

<<il suo... che?>> Harry ridacchiò, dimenticava sempre che per i maghi gli sport babbani erano un mistero e spesso un motivo di risate

<<un sacco da prendere a pugni>> Ginny deglutì pensando alla pessima infanzia che doveva aver passato Harry, poi aggiunse <<beh fai proprio bene>>.

E così il giorno concordato Harry si era ritrovato a suonare il campanello di Privet Drive per la prima volta da ospite. Si sentiva profondamente a disagio: innanzitutto quello non era più il suo mondo da anni ormai ma allo stesso tempo rimase sorpreso di come dettaglio stampato perennemente nella sua mente fosse rimasto meticolosamente identico. Aveva percorso come di consueto Magnolia Crescent, Wisteria Walk fino a sbucare in Privet Drive, aveva camminato sul marciapiede costeggiato dalle decine di ville a schiera noiosamente e perfettamente identiche, infine si era fermato davanti al numero 4, aveva percorso il consueto vialetto, osservato i cespugli dove si era nascosto per ascoltare la radio l'estate del ritorno di Voldemort e aveva suonato il campanello. Percepiva una certa sensazione di nausea e perenne disagio ma era lì. Dudley aprì pochi secondi dopo: era dimagrito molto, Harry stentava a riconoscerlo, si fissarono per qualche attivo <<ehi Dudley!>> lo salutò per rompere il ghiaccio <<grazie per l'invito!>> sorrise, il cugino sembrò rilassarsi e gli fece cenno di entrare. Percorrendo il corridoio ed entrando in cucina Harry fu letteralmente sommerso dai ricordi e dalle emozioni, dopotutto aveva vissuto in quella casa per 16 anni. <<accomodati!>> Dudley indicò il divano e il ragazzo obbedì, il biondo tornò poco dopo con un vassoio enorme di pasticcini, poi si sedette di fronte a lui

<<grazie a te per aver accettato, non credevo, sì insomma che lo avresti fatto>> esordì imbarazzato

<<non avrei rifiutato, dopo tutto sono anni che non ci vediamo e quando ci siamo salutati sembravi diverso nei miei confronti>> rispose Harry

<<già... quando i maghi -Harry sobbalzò sentendo il cugino pronunciare quella parola che per tanti anni era stata un tabù- ci parlarono della tua missione durante il nostro trasferimento riflettei molto sai? Cioè ho realizzato che avrei potuto non vederti più e sentire quello che tu-sai-chi aveva fatto ai tuoi genitori, i miei zii -Harry sobbalzò di nuovo- mi ha fatto molto pensare. Mi dispiace di averti trattato così per tutti questi anni cugino, dopo tutto mi hai anche salvato la vita>>

Harry ascoltò con attenzione il monologo di Dudley e sorrise quasi commosso poi allungò la mano <<tecnicamente ti ho salvato l'anima. Pace?>> chiese ridacchiando, Dudley la strinse vigorosamente, a Harry fece quasi male <<non so, mi piacerebbe sapere che è successo in tutto questo tempo, la guerra e tutto il resto>> azzardò e così Harry prese a raccontare tutto, dalla notte a Godric's Hollow alla caduta di Voldemort in tutto questo Dudley ascoltava con estrema attenzione

<<e adesso lavoro al ministero come auror, l'equivalente del poliziotto e vivo per conto mio con la mia ragazza a Godric's Hollow>> concluse <<e tu invece?>> chiese a sua volta

<<sto finendo l'università con una borsa di studio per lo sport -fece cenno a una mensola che esponeva numerosi trofei e foto delle sue gare-, vivo ancora con mamma e papà ma pianifico di andare anch'io a vivere con la mia fidanzata, sai è una strega anche lei! Per questo ho un'infarinatura della cultura generale magica>> gli brillarono gli occhi <<ha studiato anche lei ad Hogwarts quindi magari la conosci, ad ogni modo non le ho parlato di te, volevo prima incontrarti dato che lei, come tutti, ti conosce e anche bene>> -

<<come si chiama?>> chiese Harry sorpreso e interessato <<Cho Chang>> ad Harry andò quasi di traverso la tartelletta che stava mangiando <<beh sì, si può dire che la conosco>> disse ricomponendosi <<mamma e papà stanno bene, al momento sono in viaggio d'affari a Londra, sono rimasti sorpresi di trovare la casa intatta>> disse Dudley ridacchiando,

Harry si unì alle risate. Finirono i pasticcini. <<si è fatto tardi, mi converrà andare ma, per favore, vediamoci più spesso Dudders!>> disse Harry alzandosi, il cugino sorrise e annuì con forza, lo accompagnò alla porta <<allora a presto!>> lo salutò Harry <<a presto Harry!>> rispose Dudley e rimase sull'uscio finché Harry non si smaterializzò.

Harry apparve nel salotto di casa, era felice, sollevato. <<allora com'è andata?>> chiese Ginny <<tutto bene Gin>> affermò lui sorridente, si passò una mano tra i capelli e si aggiustò gli occhiali - la smaterializzazione lo scombussolava sempre un po'- la ragazza si avvicinò e gli diede un bacio <<ovviamente voglio sapere tutto>> ghignò e un lampo malandrino attraversò i suoi occhi color nocciola mentre si sedeva sul divano, <<ovviamente>> concesse subito lui rassegnato ma sorridente.

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