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Manuel aveva sempre vissuto seguendo le proprie regole, ribelle e indomito, un'anima libera in cerca di avventure. Era un ragazzo di 25 anni, studente di filosofia all'università di Roma, con capelli ricci ribelli e occhi profondi color miele che catturavano lo sguardo di chiunque incrociasse il suo. La sua pelle ambrata raccontava storie di sole e libertà, mentre i suoi piercing al labbro, alla lingua e ad entrambe le orecchie, fatti qualche anno prima insieme ad una serie di tatuaggi, aggiungevano un tocco ancora più attraente alla sua immagine.
Manuel non era mai stato un ragazzo dal carattere docile e accondiscendente, aveva sempre dovuto lottare per ottenere qualcosa e soprattutto era cresciuto in fretta. All'età di 16 anni si era ritrovato ad asciugare le lacrime di sua madre Anita, sul divano del loro appartamento di periferia, mentre lei gli confessava, tra i singulti, di aver trovato Claudio, il papà di Manuel, in atteggiamenti piuttosto intimi con un'altra donna la sera prima, quando si era recata a salutarlo nell'ufficio di lui. In quel frangente, il giovane adolescente sentì il peso del mondo venirgli addosso con una forza che lo travolse, lasciandolo attonito e incredulo. Gradualmente, avvertì un crescendo di rabbia che si insinuava dallo stomaco fino al petto, per poi esplodere tra le sue labbra con un flusso di parole sconnesse, arricchite da imprecazioni e insulti. Fu in quel momento che Manuel comprese che l'essere adulti comportava anche il dovere di essere forti e di prendersi cura degli altri. Con le mani strette a pugno, tanto da sentire le unghie conficcarsi nella carne, il riccio cercò di trattenere la rabbia, lo sconforto e la delusione, rifiutando di aggiungere ulteriore dolore ad Anita, che continuava a versare lacrime e a balbettare per il pianto. Sedutosi accanto a lei, posò delicatamente una mano sulla sua spalla, invitandola a voltarsi verso di lui per poterla abbracciare. Tra madre e figlio, le parole sembravano superflue, poiché comunicavano con gli occhi in modo più eloquente. E quegli occhi, malinconici e dal color miele, portavano con sé un intero mondo di sentimenti.
La mattina seguente alla rivelazione, Manuel fu destato dal persistente suono del campanello, proprio in quel momento in cui avrebbe tanto desiderato riposare, essendo una domenica. Provò a chiamare sua mamma a gran voce: "Mà....Mà...aoo! A mà stanno a suonà al campanello. Vai!" Non ebbe però risposta e, mentre posava i piedi nudi sul pavimento ghiacciato per andare ad aprire e frenare quel rumore assordante, si chiedeva che fine avesse fatto sua mamma. Si incamminò verso la cucina, notando un post-it viola abbandonato sul tavolo con accanto un sacchetto che pareva essere proprio quello del panificio vicino casa -sognò di mangiare un bel cornetto al pistacchio, dopo aver mandato a quel paese chiunque si trovasse al di là della porta-e andò ad aprire. L'occasione di esclamare un bel vaffanculo, gli venne servita da quella presenza non richiesta che si palesò davanti ai suoi occhi. Suo padre Claudio era lì con una faccia falsamente dispiaciuta e mortificata. Il primo pensiero, d'istinto, fu quello di chiudere immediatamente, di non rivolgergli nemmeno uno sporco insulto, ma Claudio fu più veloce a frenare quella impulsività e posò una mano sulla superficie della porta, come una velata richiesta di poter entrare o quantomeno di parlare. "Che cazzo ce fai tu qua? Co'che faccia e che coraggio te permetti de veni' qua, ah? Non t'è bastato quello ch' hai fatto, no eh? Hai rovinato sta famiglia, non che prima fosse perfetta, non ci sei mai stato..." esclamò Manuel pieno di rabbia e risentimento, quasi urlando contro suo padre. Quest'ultimo però, non si volle dare per vinto e chiese di poter entrare. Manuel in risposta si pose davanti a lui, per non dargli modo di accedere e incrociò le braccia al petto, offrendogli però, allo stesso tempo, l'opportunità di dire qualcosa. "Hai 5 minuti pe'di che cazzo ce fai qua." "Mi dispiace Manuel" disse Claudio. "Davvero, devi credermi, non avrei mai voluto fare del male a te o alla mamma, lo sai che vi amo entrambi." Manuel dopo aver ascoltato tali becere scuse, si fece scuro in volto e chiuse le sue mani in due pugni ben stretti, come la sera prima. Avrebbe voluto direzionare quegli stessi pugni verso la faccia di quel verme di suo padre, ma non lo fece. "Se c'amavi davero, come stai a di' tu, non tradivi mamma. Che poi da quanto va avanti sta storia, eh? Un animale...questo sei. Se c'amavi davero saresti rimasto qua co'noi, invece de viaggià de continuo e accetta' de fa' trasferte anche quando la presenza tua nun era necessaria. Se c'amavi davero, saresti stato più presente, avremmo avuto un rapporto diverso io e te e invece tu nun m'hai mai chiesto n'cazzo, nun hai mai aiutato mamma nemmeno quando era in depressione. Tu me fai schifo, nun ce sei mai stato pe' me." A stento tratteneva le lacrime Manuel. "Se c'amavi davero saresti stato qua la sera ch'ho detto a mamma che m'ero innamorato e non d'una persona qualunque, ma de uno come me, pà, di un ragazzo. So' bisessuale pa', ma tanto a te nun te ne frega n'cazzo né de me, né de mamma. Quindi sai che devi fa' mò? Te ne devi anna' e nun te devi fa' più vede', pe' me nun esisti più, come io nun so' mai esistito pe' te." Ormai le lacrime sgorgavano senza sosta dagli occhi del riccio e alcune di esse interrompevano il loro percorso lungo le folte ciglia. Claudio ancora sull'uscio della porta aveva cambiato espressione, sembrava disgustato. "Sai che c'è Manuè, meglio non avere un figlio, piuttosto che averne uno frocio. Per me non esisti, c'hai ragione." Manuel spalancò gli occhi..."Sai che c'è pa'?" Un pugno si abbattè contro lo zigomo di Claudio. "Ma vaffanculo pezzo de merda." E detto ciò chiuse definitivamente la porta con violenza, sperando di non dover riaprire quella ferita mai più. Il cornetto che sua mamma gli aveva comprato per fare colazione, era ancora sul tavolo rotondo della cucina, ma ormai a Manuel la fame era passata.
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DECADANCE - Simuel
FanfictionNella vibrante cornice di Roma, le vite di Simone, un professore malinconico, e Manuel, un giovane studente di filosofia, si intrecciano in modo inaspettato. Un incontro casuale nel misterioso locale a luci rosse, Decadance, accende una scintilla tr...