"Manu?"
Nessuna risposta, solo un respiro spezzato.
"Manuel? Stai bene? Me sto a preoccupa' "
"Matte..." La voce di Manuel era debole, tremante, soffocata dal dolore.
"Manuel do stai?"
"Sotto casa mia, m'hanno picchiato, vienimi a prende pe favore'..."
"Mo arrivamo Manu, sta tranquillo, respira"
Giunti a destinazione, Matteo e Chicca, notarono subito il riccio disteso a terra in posizione fetale, con le mani a reggersi lo stomaco.
"Manuuu" si piegò sulle ginocchia Chicca e gli avvolse il viso tra i palmi delle mani. "Chì" il tono risultò stanco, privo di energie, privo di vita. "Manu che cazzo t' hanno fatto, mo te portamo via e te medichiamo" disse il ragazzo. "Non so-" si leccò le labbra secche, "non so se me riesco ad alza' Matte'." "T'aiutamo noi non te preoccupa'." Lo sollevarono piano da sotto le braccia e l'altro si aggrappò alle loro spalle, un braccio su Chicca e l'altro su Matteo, con una stretta fragile, fiacca. "Me fa male tutto rega" "Matte forse lo dobbiamo porta' all'ospedale, metti che s'è rotto quarcosa?" "No no no, all'ospedale no, pe favore, non ce voglio anna' all'ospedale..." dichiarò quasi piagnucolando Manuel. "Lo portamo da Anita?" propose Matteo. "No no ma che v'è partita la brocca, je faccio prende n'infarto a mi madre." "Matte portamolo a casa, tiè piglia le chiavi e vai su a piglia' Nerino, t'aspettamo qua."
"Manuel?" lo richiamò Chicca, "tieni gli occhi aperti...chi cazzo è che t'ha ridotto così?"
Il riccio scoppiò in un pianto ancor più sconsolato.
"Nun ce la faccio più Chì, nun ce la faccio più, preferivo che m'ammazzasse quello sta notte..."
Chicca lo osservava affranta. "Manu ma che cazzo stai a dì, te me servi vivo, hai capito sì? Mo dimmi chi cazzo è stato!" Gli accarezzò i capelli l'amica, liberando la fronte sudata e sporca. "Non lo so Chì uno grande e grosso, se chiama Federico, a quanto pare c'aveva degli impicci co Riccardo e m'ha detto che, pe colpa mia, è annato tutto in malora perchè quello mo sta in galera..." "Che pezzo de merda, sto bastardo pezzo de merda" borbottò la ragazza con sguardo truce. Qualche attimo dopo, giunse Matteo con in braccio il gatto, il quale si dimenava nervosamente. Alla vista di Manuel però, Nerino, con un balzò atterrò al suolo, per poi arrampicarsi miagolando sui polpacci del suo padrone. "Nerì" sussurrò, "sto n' rottame sta notte, nun te posso piglia' n' braccio bello mio." "Dai annamo a casa Manuel" si intromise Matteo. Con l'aiuto dei due amici, Manuel riuscì ad adagiarsi sui sedili posteriori senza avvertire eccessivo dolore. Il gatto gli si posizionò su un omero facendo le fusa.
Il riccio faceva fatica a mantenere gli occhi aperti, provava un forte dolore all'altezza della pancia e il ginocchio gli pulsava. Si sentiva spezzato, in frantumi emotivamente e non solo. La mente volò a Simone, si chiese come stesse, se ancora rivolgeva i pensieri a lui, se stesse dormendo bene almeno lui. Ripensò agli ultimi momenti felici insieme, quando si trovavano sul divano uno addosso all'altro, come se fossero un unico intreccio di gambe e mani, al film che avevano guardato quella sera, Her, uno dei film preferiti di Simone; ai baci che si erano scambiati, all'ultima volta che avevano fatto l'amore, al piacere di dormire stretto a lui con la sua mano sul cuore. E come batteva il suo cuore! Manuel se lo ricordava benissimo, che mai nella vita gli era capitato di star così bene con qualcuno, di essere così in pace immersi in una bolla solo loro, una bolla di libertà in cui poter essere semplicemente se stessi. Sono uno stupido, disse tra sè e sè. Gli mancava tutto del corvino: il profumo della sua pelle, la cura che metteva in ogni gesto, dall'annaffiare le sue piantine al dare da mangiare a Soleil. Avvertiva persino la mancanza della gatta, ormai ci si era affezionato. Era legato ad ogni angolo della casa di Simone, ad ogni lembo della sua pelle. Promise a se stesso che, se mai ne avesse avuto nuovamente e miracolosamente l'occasione, gliela avrebbe baciata tutta quella pelle lattea; si sarebbe dedicato ad ogni neo tracciando costellazioni da uno all'altro, come nuove terre in cui approdare, in cui sostare per riposarsi; avrebbe baciato anche la sua cicatrice e si sarebbe preso cura del suo dolore, delle sue mancanze. Lo avrebbe amato, intensamente. "Me manca Simone" sussurrò, convinto di averlo solo pensato. Chicca si voltò appena col capo, trovandosi nel sedile anteriore accanto al posto del guidatore, e gli sorrise teneramente. "Vedrai che s'aggiusta tutto Manu."
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DECADANCE - Simuel
أدب الهواةNella vibrante cornice di Roma, le vite di Simone, un professore malinconico, e Manuel, un giovane studente di filosofia, si intrecciano in modo inaspettato. Un incontro casuale nel misterioso locale a luci rosse, Decadance, accende una scintilla tr...